Formazione, la ritorsione contro il Governo di Pd, Cgil e Cisl

Per tre lunghi anni, in presenza della “riforma epocale” della formazione professionale ‘pilotata’ dal passato Governo regionale – dall’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, dall’ex assessore, Mario Centorrino, e dall’ex dirigente generale del dipartimento regionale di tale settore, Ludovico Albert – i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e, segnatamente, di Cgil, Cisl e Uil – non hanno aperto bocca. Hanno lasciato che il vecchio Governo massacrasse, giorno dopo giorno, i lavoratori. Oggi, improvvisamente, i rappresentanti di Cisl e Cgil ritrovano la parola. Come mai?

La spiegazione è semplice: il Pd, che per quattro anni ha gestito la formazione professionale siciliana, in combutta con Cgil, Cisl e Uil, si ritrova, oggi, nell’impossibilità di controllare il settore. La verità è che il sistema di potere clientelare del Pd – i vari Francantonio Genovese, Nino Papania, Totò Cardinale, Benedetto Adragna, Luigi Cocilovo e via continuando – avendo appoggiato Rosario Crocetta alle elezioni regionali, con la vittoria del loro candidato pensavano di avere “il porco dentro”. Davano per scontato che avrebbero gestito l’Avviso 20 – quasi un miliardo di euro in tre anni – così come hanno sempre gestito la formazione professionale in Sicilia: facendosi i cavoli propri.

Invece, con loro stupore, Crocetta ha deciso di attuare quello che ha promesso in campagna elettorale: e cioè una “Rivoluzione”. E cosa c’è, in Siiclia, di più rivoluzionario che togliere la formazione professionale dalle grinfie di Partiti politici e sindacati?

Va detto a chiare lettere che la responsabilità di tutti questo ‘bordello’ è dell’Unione Europea. Non si possono mettere a disposizione tutti questi soldi – oltre 2 miliardi di euro è la disponibilità finanziaria erogata da Bruxelles, dal 2007 al 2013 per la formazione professionale siciliana – per alimentare le clientele dei Partiti politici e dei Sindacati. L’Unione Europea ha responsabilità gravissime, per non aver controllato, dal 2009 fino all’estate di quest’anno, come sono stati spesi i soldi destinati alla formazione.

Un fatto è certo: non sono stati utilizzati per pagare i circa 10 mila addetti del settore. E mentre questo avveniva – mentre 10 mila addetti venivano massacrati dal passato Governo, in tutte le sue articolazioni, politiche e amministrative – i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil restavano zitti. Abbiamo assistito all’erogazione della Cassa integrazione, utilizzata, di fatto, per sanare, almeno in parte, i bilanci di alcuni gestori dei corsi di formazione professionale siciliani. Abbiamo assistito – caso unico in Italia – al licenziamento, senza tutele, di centinaia di lavoratori, sotto gli occhi ‘distratti’ dei sindacalisti di Cgil, Cil e Uil.

Oggi, dopo essere stati delegittimati da alcuni lavoratori, che hanno chiesto e ottenuto di parlare direttamente con i rappresentanti del Governo regionale, perché, di fatto, non si fidano più di sindacati che hanno tradito il proprio ruolo, la Cisl e la Cgil mandano in piazza i propri sodali per attaccare il Governo.

Va detto che le manifestazioni di oggi non sono una prova di forza, ma una manifestazione di debolezza da parte del Pd siciliano, della Cisl e della Cgil. La verità è che la vecchia politica siciliana non controlla più il settore. Politici e sindacalisti hanno inoltre il dubbio che a Bruxelles si stiano finalmente accorgendo che la ‘greppia’ della formazione professionale siciliana non serve per indirizzare giovani e meno giovani nel mercato del lavoro, ma per alimentare cliente e affari – a volte anche personali – di deputati, assessori, ex assessori regionali e, in generale, di politici e sindacalisti.

In questo scenario, il Pd siciliano – o quello che resta di questo Partito – la Cisl e la Cgil aprono le ostilità verso il Governo Crocetta. E lo fanno in parte con i propri accoliti e, in parte, strumentalizzando una parte dei lavoratori che sono stati massacrato da tre anni a questa parte dal passato Governo con il loro silenzio. Il pericolo che Pd, Cisl e Cgil fiutano è che il Governo regionale bypassi Enti e società del settore per trattare direttamente con i lavoratori. Il ‘rischio’ è che Enti e società riconducibili a politici e sindacati vengano tagliati fuori dalla gestione dei fondi pubblici, che ormai sono solo fondi europei.

Noi invitiamo gli uffici dell’Unione Europea a verificare dove sono finiti i soldi del Fondo sociale europeo destinati alla Sicilia. In parte sono stati dirottati a Roma (e sarebbe opportuno capire nelle tasche di chi sono finiti). In parte, nei tre anni passati, sono stati spesi in Sicilia. Come? Verifichiamolo.

Invitiamo il Governo Crocetta ad andare avanti sulla strada del rinnovamento. Egregio presidente della Regione, la ‘parentopoli’, nella formazione professionale, è importante ma non centrale. Il vero inghippo risiede nei soggetti che, a vario titolo e, spesso, sotto mentite spoglie, gestiscono il settore. Sarebbe interessante – molto interessante – controllare se gli ex assessori regionali che si sono occupati di formazione professionale dal 1991 ad oggi sono titolari – direttamente o indirettamente – di Enti e società del settore.

Diverso è il discorso dei nomi di quei politici – del Pd, ma anche del Pdl, di Fli, dell’Udc – che ancora oggi sono titolari di Enti e, soprattutto, di società che operano nel settore. I nomi di questi signori si conoscono. Basta trarne le conseguenze.

Cogliamo l’occasione per lanciare una proposta al Governo regionale. Revochi subito l’Avviso 20. Contestualmente, costituisca un ruolo unico ad esaurimento per i circa 10 mila addetti del settore, garantendoli tutti. Butti fuori tutte le società che operano nel settore revocandogli i finanziamenti. Ponga, insomma, fine al finanziamento surrettizio della politica siciliana e delle organizzazioni sindacali (o di singoli politici e di singoli sindacalisti) con le risorse della formazione professionale. Affidi la gestione del settore a cooperative costituite dagli stessi lavoratori. Che potrebbero operare in collaborazione con gli istituti professionali pubblici. I locali dove svolgere le attività potrebbero essere presi in affitto da Enti e società a prezzi di mercato. O utilizzando i locali degli Istituti professionali negli orari in cui non si svolgono lezioni.

Si scoprirebbe, subito, che per il pagamento dei docenti, dei discenti e per l’affitto dei locali servirebbero molti meno soldi di quanti ne sono stati stanziati in questi anni. E, di certo, i dipendenti non resterebbero senza stipendi. E non ci sarebbe più bisogno di ricorrere a un’impropria Cassa integrazione sulla quale sarebbe bene fare altri approfondimenti.

 

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