Formazione 2/ “Enti e società licenziano e nessuno parla”

Qualche giorno fa il sindacato Snals Confal ci ha chiesto di pubblicare un provocatorio e un po’ insolito annuncio rivolto ai politici siciliani. Dove si denunciavava l’assenza di una classe politica siciliana degna di questo nome. Con riferimento alla gestione, in verità piuttosto dissennata, della formazione professionale dell’Isola.

Oggi abbiamo deciso di intervistare Fabrizio Russo, esponente di questa orgaizzazione sindacale.

– Non pensate di apparire un po’ goliardi? Fateci capire…

“Ma quale goliardia! Ma le pare che in questa situazione sociale così grave con centinaia di lavoratori della formazione professionale licenziati o a rischio di licenziamento a ci mettiamo a fare i goliardi? Non scherziamo. E’ chiaramente una provocazione. Il rischio è che non basti più. anzi direi che non basta per niente”.

– Perché non dovrebbe bastare? Che intende?

“Guardi ormai i lavoratori della formazione professionale siciliana, per farsi ascoltare, non sanno più che inventarsi: siamo saliti sui tetti, abbiamo fatto scioperi della fame, manifestazioni di piazza. Tutto inutile, ci scontriamo con un muro di gomma inviolabile quello della politica e delle istituzioni. Prodighi quando si trattava di spendere, anzi di sperperare risorse pubbliche. Silenziosi oggi, quando invece occorrerebbe proprio la politica per sanare i guasti del passato. Ma allora che cosa dovrebbero fare i lavoratori che da mesi, anzi da anni sono senza reddito per farsi ascoltare?”.

– Già cosa dovrebbero fare?

“Di fronte allo scempio di ogni regola, al calpestamento di ogni diritto, di fronte ai burocratismi della pubblica amministrazione, alle lungaggini della magistratura del lavoro, secondo voi cosa resterebbe di fare ad un lavoratore? Ci sarebbe da stupirsi se la rabbia collettiva si trasformasse in violenza?”.

– La violenza non risolve i problemi.

“D’accordo, ma il problema resta. Se un lavoratore non trova risposte alla sua sete di giustizia nell’ambito degli strumenti dello Stato diritto, anzi se proprio questo lavoratore si accorge che lo Stato di diritto è calpestato, che cosa può fare per difendere se stesso e la propria famiglia? Ecco, di fronte allo scempio delle regole non mi stupirei che accadesse questo. Diciamo che è una semplice analisi dei fenomeni e non un’istigazione. Infine fuori da ogni ipocrisia, vi potrei dire che pare che in Sicilia la violenza nelle piazze paghi. Non vedete come corrono tutti intorno alla vicenda Gesip di Palermo?”.

– Dunque toni polemici e ironici verso i politici siciliani?

“Ne abbiamo motivo. Qua tutti si occupano di tutti tranne che dei lavoratori della formazione professionale. Si organizzano manifestazioni a Roma per gli ‘esodati’, trasferte al ministero del Lavoro per i lavoratori della Gesip, per la Fiat il neo presidente della Regione, Rosario Crocetta, addirittura minaccia di scendere in piazza. Per carità: tutto legittimo, anzi necessario. Per i lavoratori della formazione invece solo silenzio. La politica siciliana, quando si parla di formazione professionale, gira la testa dall’altra parte”.

– Secondo lei perché?

“Prima di rispondervi voglio raccontare un episodio. Quando si è svolto il ballottaggio per l’elezione del Sindaco di Palermo abbiamo, come Snals Confsal, scritto una lettera aperta ai candidati per denunziare la grave condizione dei lavoratori della formazione. Nessuno ci rispose. Successivamente, prima delle elezioni regionali, ha scrittvo una lettera, anzi un sms al Sindaco di Palermo dove ho denunziato che si stavano preparando i licenziamenti per circa trecento lavoratori della formazione. Licenziamenti all’Ancol Sicilia, Ente peraltro sototinchiesta da parte della Procura della Repubblica di Messina. E poi licenziamenti anche all’Anfe. Silenzio assoluto. Qualche settimana dopo ci convoca al Palazzo comunale il segretario particolare del sindaco di Palermo, persona gentile e cordiale, In quella sede ci aspettavamo di incontrare il Sindaco. Invece parliamo solo con il segretario e tuttavia non demordiamo. Denunziamo la grave condizione dei lavoratori della formazione. Il segretario è attento, capisce, ma per tutta risposta ci fa vedere la stanza del Sindaco ‘risanata’ e ripulita dagli scempi della precedente gestione. Per carità, personalmente ho piacere che finalmente il Palazzo comunale assurga al decoro che gli compete. Ma che diciamo ai lavoratori della formazione? Sento sussurrare poi dall’entourage che il Sindaco di Palermo non ritiene opportuno incontrarci, perché valuta di non sua diretta competenza le questioni inerenti alla formazione professionale siciliana. Formalmente ineccepibile. Ma allora perché il Sindaco si precipita a Termini Imerese alle assemblee dei lavoratori della Fiat? E perché mai allora il presidente della regione, Crocetta, dovrebbe andare negli uffici del ministero del Lavoro per perorare alla causa dei lavoratori della Gesip? Ovviamente, ritengo che hanno fatto bene entrambi ad occuparsi dei problemi di quei lavoratori. Ma il punto è: perché a quei lavoratori è dato ciò che invece ai lavoratori della formazione è negato?”.

– Secondo lei?

“Secondo me i lavoratori della formazione sono abbandonati a se stessi, perché malauguratamente per loro, in modo diretto o indiretto, i loro datori di lavoro sono i politici e la politica tutela i propri adepti. Dunque i politici o se ne occupano nel modo peggiore: cioè amministrando e gestendo i corsi milionari della formazione professionale siciliana, oppure, nell’ipotesi migliore, non se occupano, come se questo mondo non esistesse. Girano semplicemente la testa da una altra parte, come ho già detto. Io questa la chiamerei connivenza”.

– Cosa potrebbero fare?

“Semplicemente, fermare questo massacro sociale! Fermare i licenziamenti. Denunziare finalmente sprechi e ruberie, altro che licenziare la gente!”.

– Sia più concreto per favore.

“Bene, allora diciamo che non si possono risolvere i problemi della formazione licenziando i lavoratori e, se vuole, visto che va tanto di moda ed ho pure visto che intriga tanto gli addetti ai lavori, gliela dico utilizzando un linguaggio aziendalista: non si risanano le aziende intervenendo solo sul costo del lavoro ma, al contrario, intervenendo sui costi complessivi. Cominciando cioè ad eliminare sprechi e sperperi. Le sembra normale che ai tavoli di concertazione sindacale non ho sentito un sindacalista che prima di parlare di licenziamenti chieda agli Enti della formazione notizie su come hanno speso i loro soldi? Nessuno che chiede mai chiarimenti su bilanci, fatture, forniture e via continuando. Silenzio assoluto. Eppure sono soldi pubblici, cioè del contribuente. Non vi sembra strano, non suona strano alla pubblica opinione che, malgrado nella formazione professionale girino milioni di euro pubblici, nulla trapela su come questi soldi vengono spesi. Sembra una questione burocratica tra pubblica amministrazione ed Enti della formazione. E che cosa dovrei fare io come rappresentante sindacale? Sedermi ad un tavolo accettare in silenzio che si licenziano i lavoratori ? Senza fiatare? Vi sembra possibile? Però accade”.

– Si può essere d’accordo, ma non ignorerà che i lavoratori della formazione professionale siciliana pare siano circa 10 mila! Una enormità. Anzi sembra che neanche la Regione conosca il numero preciso.

“Se volessi fare il demagogo vi risponderei che queste enormità non sono state certo predeterminate dai lavoratori che, semmai, sarebbero gli utilizzatori finali del sistema, i fruitori. Perché dovrebbero pagare loro gli scempi della mala politica? Invece vi dico che il problema esiste, ma non può essere risolto esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. Credo che un sindacato responsabile debba porsi il problema di costi del lavoro oggettivamente enormi nella formazione professionale, come in altre articolazioni della pubblica amministrazione siciliana. Per questo da mesi insistiamo per un accordo fra le parti, garante il Governo regionale, per applicare i contratti di solidarietà difensivi che garantirebbero reddito e diritto al lavoro”.

– La risposta?

“Fino ad oggi silenzio. Prevalgono le furbate, le soluzioni facili: licenziamo qualche migliaio di lavoratori e tutto ritornerà come prima. Ovviamente, si tratta di sciocchezze che purtroppo alimentano gli egoismi e gli individualismi di alcuni lavoratori”.

– Come finirà?

“Guardi, qua stanno veramente esagerando. Non si accontentano di avere tolto mesi, anzi anni il reddito ai lavoratori della formazione: li vogliono licenziare e, per giunta, si preparano a fare nuove assunzioni. È la palude della formazione professionale siciliana che non si è mai fermata e che continua a perpetrare sperperi contro la pubblica amministrazione. Sa qual è l’alibi per le nuove assunzioni?”.

– No, ci dica…

“Sostengono che nel settore della formazione professionale mancano alcune competenze: dunque si preparano ad attivarsi nel mercato del lavoro. Ma io dico invece di licenziarli questi lavoratori perché non si prova a riqualificarli? Non è forse paradossale che, nel settore della formazione professionale, non si riesce nemmeno a riconvertire le professionalità esistenti? Che credibilità complessiva può avere il settore verso il mercato del lavoro e le aziende private se non riesce nemmeno a riqualificare i propri lavoratori? Si chiamerebbero politiche attive del lavoro, ma qui pare che tutti giochino a fare i tagliatori di teste: e pare si divertano pure!”.

– Ripetiamo: come finirà?

“Come vuole che finisca? Male! Cosa vuole che penserà un lavoratore cinquantenne che rischia il licenziamento? Sarà semplicemente disperato! Ma badi bene: non solo perché perde il posto di lavoro, ma anche perche si sente vittima di una incredibile ingiustizia!”.

– Di che parla?

“Faccio semplicemente riferimento a quello che ho detto prima. Cosa penserà un lavoratore che perde il posto di lavoro e, contestualmente, vede nuovi assunti? Male! E che può pensare un lavoratore che perde il posto di lavoro e continua ad assistere ad sprechi e sperperi? Ancora: cosa penserà un lavoratore che rischia di perdere il lavoro o, addirittura, lo ha già perso quando vede gli autori del misfatto, cioè i politici – per capirci i vari Lombardo, Fratantonio Genovese, Scoma e via continuando – con parenti e amici continueranno a sollazzarsi come se nulla fosse successo dopo avere devastato la formazione professionale con centinaia di assunzioni clientelari? Io credo che s’incazzerà molto. Voi che dite?”.

– Addirittura fa i nomi?

“Mi limito a riproporre fatti e nomi di cui da mesi, anzi da anni i giornali scrivono. Dunque niente di nuovo sotto il sole. In più, aggiungerei ed auspicherei un intervento della magistratura”.

– Addirittura la magistratura?

“Sì. E, soprattutto, quella penale. Perché, vede, prima ho dette le cose utilizzando un linguaggio un po’ tecnico. Adesso sarò più esplicito: sulla formazione professionale siciliana in questi anni abbiamo assistito ad una colossale ipocrisia degna dei tempi che viviamo, ma la verità nessuno la vuole dire…

– Sarebbe?

– “Quanto costa una sedia?”.

 – Prego?

“Qualche giorno fa Enrico Bondi, che è consulente del governo per le politiche di razionalizzazione dei costi della pubblica amministrazione, parlando degli sprechi della sanità del Lazio, faceva riferimento al costo delle sedie. Capisce i costi delle sedie? Qua tutti parlano di sprechi e sperperi in modo general-generico. Ci abituano all’aria fritta. Invece il dottor Bondi parla del costo delle sedie! Ecco, io penso che nella formazione professionale siciliana, invece di parlare e tagliare lo stipendio di un lavoratore che in media guadagna 1200 euro al mese, dovrebbero chiedersi quanto costa o è costata una sedia. Anzi sapete che vi dico?”.

– Dica.

“Visto che il neo presidente della Regione si è già dichiarato contro ogni logica di macelleria sociale, magari senza sapere che la macelleria sociale la stanno facendo proprio nella stanza attigua alla sua, lancio un appello: oltre ai lavoratori della Gesip si occupi anche dei lavoratori della formazione e si occupi anche del costo delle sedie”.

– E’ fiducioso?

“Guardi lo debbo essere. Perché la sfiducia nella politica e nelle istituzioni produce disperazione che si è tradotta qualche mese fa in astensionismo di massa. La prossima volta potrebbe trasformarsi in altro per capirci roba di ordine pubblico e allora mi creda saranno problemi seri”.


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