«Le vedete queste mattonelle? Se le trovate, sappiate che sono rubate». Certi ladri, a quanto pare, non risparmiano neppure un luogo sacro. Specie se questo, oltretutto, è da poco riemerso da un passato di indebite appropriazioni firmate Cosa nostra: prima il dominio mafioso, insomma, poi un periodo di transizione fino ad arrivare alla mercé di ladri arrivati prima. Ragioni per cui erano, di per sé, già poche le bellezze rimaste all’interno della chiesetta nel baglio di fondo Favarella. Molte cose infatti erano già state deturpate e portate via, da quello che per anni era stato il covo del Papa di Cosa nostra, Michele Greco. È quel polmone verde nel cuore di Ciaculli che il boss sceglie come sua dimora, tra mandarineti profumati e gallerie segrete in cui discutere di omicidi eccellenti. Della tenuta del conte Tagliavia restano oggi 45 ettari di terra intrisi di storia e sangue. Insieme a pochi resti.
A denunciare quanto accaduto la notte scorsa è, a mezzo social, Roberto Tagliavia, discendente diretto di quel conte che, molto tempo prima dei Greco, aveva scelto la Favarella come dimora per la sua tenuta. Un narratore d’eccezione, tra l’altro, che apre quotidianamente ai visitatori i cancelli del fondo, accompagnandoli in un tour fatto di storie, aneddoti e progetti per il futuro. «Si volevano portare pure il quadro», dice ancora Roberto, mostrando la foto del dipinto di una Madonna con bambino risparmiato, loro malgrado a quanto pare, dai ladri della scorsa notte, sul quale sono rimaste ben visibili le impronte delle mani, impresse sulla polvere nel tentativo di sottrarre la tela. «Ladri e devastatori», continua a dire, a corredo delle immagini di quel luogo sacro del tutto deturpato, con pareti spoglie, arredi sottratti nel tempo e quel pavimento sventrato che ora è soltanto un cumulo di detriti e polvere.
Pochissime le mattonelle rimaste attaccate, lungo alcuni angoli della chiesetta, mentre altre sono distrutte. Nella speranza di un possibile ritrovamento, qualcuno sul web suggerisce di far circolare la foto del pavimento ancora integro, con tutte le mattonelle al loro posto. Immagini che qualcuno potrebbe anche riconoscere, ritrovandosi davanti a quelle stesse mattonelle da qualche altra parte. Visto che le ipotesi, almeno fra gli utenti online, non sono tra le più rosee. Per qualcuno, infatti, quelle mattonelle si potrebbero un giorno ritrovare «al mercatino dei ricettatori di Ballarò», per qualcun altro invece da un antiquario o «in vendita al mercato delle pulci».
Sullo sfondo generale dell’indignazione suscitata dalle immagini diffuse in rete della chiesetta devastata. «Vergogna» scrive qualcuno, «miserabili», commenta qualcun altro. Mentre c’è chi, invece, pensa già alla possibilità di cercare un esperto che possa cimentarsi in un rifacimento del pavimento deturpato. «Lo rifaremo più bello- torna a dire Roberto Tagliavia – È uno dei soliti furti di materiali di case antiche, di chiese, di cascinali. Per amatori, verosimilmente su commissione».
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