Fiumefreddo, dissequestrata l’ex cartiera «Eternit rimosso quasi completamente»

Una volta tanto una buona notizia. Nello specifico, il dissequestro dell’ex cartiera Siace a Fiumefreddo di Sicilia, a pochi metri di distanza dall’ex cartiera Keyes, sequestrata neanche 20 giorni fa. Se all’interno della seconda sono state trovate 500 tonnellate di amianto disperso in un terreno di cinque ettari, e tre silos pieni di sostanze chimiche ancora sconosciute, la bonifica della Siace – che era in condizioni simili – è quasi del tutto completata.

Sequestrata nel 1998 per la prima volta, l’area della cartiera conteneva circa millecinquecento tonnellate di amianto, che venivano dalle coperture in eternit dei capannoni industriali. L’anno successivo, la Provincia regionale di Catania ha acquistato l’area – a pochi metri dal mare – e ha cominciato a ripristinarla: l’obiettivo era quello di farne un parco acquatico. Ma non ha mai finito e, nel frattempo, è diventata un parcheggio abusivo per i bagnanti della spiaggia vicina. Dieci anni dopo, nel 2008, un secondo sequestro della guardia di finanza e l’inizio effettivo dei lavori. Per limitare i danni per la salute e quelli per l’ambiente, che derivavano dal degrado e dalla friabilità dei materiali altamente cancerogeni. «Adesso siamo finalmente in grado di restituire questo bene alla Provincia – afferma il reggente della procura etnea Giovanni Salvi – Ma ci saranno degli obblighi ai quali l’istituzione dovrà adempiere». Cioè il monitoraggio delle acque e la verifica della situazione ambientale complessiva. «È la dimostrazione che l’azione dello Stato serve anche a recuperare l’incuria», sostiene Salvi.

Il lavoro, però, non è finito. C’è ancora un’area della Siace che deve essere bonificata e si deve verificare la presenza di materiale interrato. A qualche metro dal mare. Per la poco distante Keyes, poi, le indagini sono ancora in corso. E la situazione è più complicata: se la Siace è di proprietà di un soggetto pubblico – la Provincia – la Keyes, invece, è privata. La società che la gestiva aveva cominciato la sua attività nel 1963 e ha dichiarato fallimento nel 2002. «Si dovrà operare assieme al curatore giudiziario», conclude il procuratore capo.

Al vaglio degli inquirenti ci sono anche le modalità di smaltimento dei rifiuti pericolosi che in questi anni si sono accumulati all’interno del perimetro delle due cartiere, cioè un territorio di quasi 40 ettari.

[Foto della Guardia di finanza]


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