La mancata autosospensione e la reticenza a collaborare con i magistrati costa cara a Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita, i deputati nazionali coinvolti nello scandalo delle presunte firme false durante le Comunali del 2012 a Palermo, per cui risultano iscritti nel registro degli indagati. I tre, insieme a Samantha Busalacchi, attivista già allontanata dal suo ruolo da collaboratrice del gruppo parlamentare all’Assemblea regionale siciliana, sono stati «sospesi in via cautelare» dal Movimento per decisione del collegio dei probiviri. Doveva essere una giornata decisiva, caratterizzata dagli interrogatori dei deputati pentastellati in Procura e dalla riunione del collegio, e così è stata.
L’ufficialità arriva tramite un post sul blog di Beppe Grillo. «In particolare – si legge tra le righe del comunicato – è stato segnalato come comportamento lesivo il non aver raccolto l’appello del garante del Movimento 5 Stelle che aveva chiesto un’autosospensione a tutela dell’immagine del Movimento non appena si fosse venuti a conoscenza di un’indagine a carico. Per quanto riguarda Nuti, Mannino e Busalacchi sono stati segnalati inoltre come comportamenti non conformi ai principi del Movimento l’avvalersi della facoltà di non rispondere di fronte ai pm e il rifiuto di procurare un saggio grafico».
Insomma, l’atteggiamento degli indagati in causa ha costretto i pentastellati a correre ai ripari, in particolare, il comportamento di Nuti, Mannino e Busalacchi, si legge nella sentenza interna a firma Paola Carinelli, Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro, «è suscettibile di pregiudicare l’immagine del Movimento 5 Stelle». Non solo, la sospensione rimarrà effettiva finché non verrà fatta luce sulla vicenda, intanto «ogni valutazione definitiva sull’eventuale addebito disciplinare sarà effettuata nella piena cognizione di tutti i fatti rilevanti di cui al presente procedimento, anche all’esito delle valutazioni svolte dall’autorità giudiziaria e nel contraddittorio con gli interessati».
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