«Poiché stanno emergendo situazioni molto imbarazzanti per mendaci dichiarazioni pervenute da alcuni studenti, si raccomanda ancora una volta di prestare la massima attenzione nel compilare le autodichiarazioni al fine di evitare di incorrere in gravi sanzioni penali oltre ché economiche». L’Ersu di Catania – Ente regionale per il diritto allo studio – rinnova l’invito agli iscritti dell’Ateneo a non cadere nella tentazione di alleggerire le dichiarazioni dei redditi per rientrare tra i beneficiari di borse di studio e alloggi. «Abbiamo firmato un protocollo con la Guardia di finanza», puntualizza Alessandro Cappellani, presidente dell’ente. «Vengono fatti dei controlli random».
L’ultimo risale proprio a ieri. «Ci hanno chiesto i documenti di tre studenti», racconta il docente. Uno aveva già rettificato l’iscrizione, ma per gli altri due adesso scatteranno gli approfondimenti delle fiamme gialle. Pochi giorni fa le forze dell’ordine hanno fatto altre verifiche. La violazione più frequente, afferma Cappellani, è «dichiarare di essere autonomi, indipendenti dal nucleo famigliare. Però devono dimostrare di guadagnare almeno seimila euro all’anno, così presentano le dichiarazioni dei redditi di zii e nonni».
Non è la prima volta che il presidente dell’Ersu raccomanda agli studenti universitari di prestare maggiore attenzione o non commettere quello che è un illecito. Lo scopo è duplice: da una parte «si fa un danno a chi non ha davvero le possibilità economiche per affrontare gli studi». E poi si corre il rischio di doversi difendere in un tribunale. Proprio per evitare conseguenze gravi, «se ci accorgiamo di un’evidenza, li contattiamo e chiediamo di restituire quanto ricevuto». Ma in caso di verifica dei militari (o di lettere anonime, «sono numerose») è più difficile trovare una soluzione. «State attenti, non fate errori – ripete, enfatizzando il termine – E se avete sbagliato, andate all’Ersu e regolarizzate». Insomma, conclude Cappellani, «non fate più trucchetti».
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