È sempre stata lì. Ma solo adesso, dopo quasi quattro secoli, abbiamo conosciuto il suo volto. Nascosta dal 1697 sotto un orologio da parte e sotto varie velature a olio, la figura di una giovane donna è stata restituita nei suoi contorni e nei suoi colori al dipinto The Paston Treasure, grazie al lavoro di due ricercatori catanesi. «È una delle più importanti opere pittoriche della storia dell’arte inglese – spiega Paolo Romano, autore della scoperta e ricercatore a Catania dell’Istituto per i Beni archeologici e monumentali (Ibam) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) – realizzata su commissione di sir William Paston da un pittore itinerante fiammingo nel XVII secolo».
Romano e la collega Claudia Caliri hanno preso un volo per l’Inghilterra ad aprile portando al Norwich Castle Museum, dove l’opera è custodita, il loro scanner Landis-X, un sistema mobile di fluorescenza X a scansione ultra-rapida basato su tecnologia real-time. In questo modo arrivano dal vivo a conservatori e storici dell’arte «Le immagini della distribuzione dei pigmenti sulla superficie pittorica a elevatissima risoluzione», spiega il ricercatore.
I curatori del Norwich Castle Museum, già nel 2007, quando si apprestarono a iniziare il restauro dell’opera, si resero conto che il dipinto nascondeva qualcosa, ma «a quel tempo gli strumenti a disposizione non erano in grado di dare una risposta», continua Romano. La progettazione dello scanner Landis-X risale al 2015 ed è opera proprio del ricercatore catanese, impegnato per due anni sulla sua realizzazione. «Siamo gli unici al mondo a disporre di questa strumentazione e in vari luoghi d’Europa, adesso, chiedono la nostra collaborazione per analizzare opere d’arte – aggiunge Romano -. Abbiamo svolto il lavoro di analisi del dipinto in sole venti ore e siamo rimasti a Norwich tre giorni, rispettando gli orari di apertura e chiusura del museo».
Il ritrovamento della figura femminile si è rivelato importante non solo per ricostruire la tavolozza originaria dei pigmenti e per studiare lo stato di conservazione dell’opera, ma soprattutto perché «siamo riusciti a capire com’era vestita la donna, quali fossero i suoi abiti, la sua acconciatura e i suoi ornamenti – sottolinea Paolo Romano -, manufatti, quelli raffigurati, che provengono da tutto il mondo conosciuto nella metà del XVII secolo: Asia, Africa, America ed Europa». La scoperta aprirebbe anche a una nuova interpretazione del significato dell’opera. «Molto probabilmente l’orologio è stato aggiunto in un secondo momento per rappresentare la caducità della vita e l’ineluttabilità dello scorrere del tempo – suggerisce Romano -. La bambina raffigurata al centro del dipinto è, infatti, morta di polmonite durante la realizzazione del quadro e immaginiamo che sir Paston le abbia voluto rendere omaggio».
Intanto, diversi musei in Grecia e Spagna hanno richiesto la collaborazione dei ricercatori catanesi nell’analisi di altre opere. «È un risultato importante per la ricerca catanese – ha commentato Daniele Malfitana, direttore dell’Ibam-Cnr -, perché dimostra la necessità di un approccio multidisciplinare allo studio del manufatto antico e recente. Fisici, chimici e storici dell’arte hanno fatto un lavoro di squadra – conclude – e questa è la missione dell’istituto che dirigo».
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