Gli affidamenti per le fiere dei Morti e di Sant’Agata e il ruolo di due dirigenti del Comune di Catania. Saranno questi i temi al centro dell’udienza preliminare del 12 aprile, primo atto di un’inchiesta sugli eventi – nel 2019 e 2020 – finiti sotto la lente d’ingrandimento della procura etnea che ipotizza per gli indagati, a vario titolo, i reati di corruzione, peculato e turbativa d’asta. Il giudice sarà chiamato a decidere sugli eventuali rinvii a giudizio dell’ex direttore delle Attività produttive Gianpaolo Adonia e del funzionario in pensione – da settembre 2019 – Giuseppe Fichera. Con loro Arturo e Antonio Coglitore, padre e figlio, volti storici degli ambulanti e della società Essece. Infine Riccardo Tomasello, imprenditore con un recente passato da presidente del comitato dei festeggiamenti di Sant’Agata. Ente, quest’ultimo, in cui Adonia ha rivestito il ruolo di tesoriere.
Secondo i magistrati, con l’inchiesta affidata alla pm Alessandra Tasciotti, sarebbero state turbate le gare per l’affidamento degli eventi fieristici in favore della Essece «nonostante la società – si legge nell’avviso di garanzia – fosse inadempiente nei confronti del municipio per debiti pregressi». Situazione patrimoniale che, stando alle regole del bando, per la procura doveva comportare l’esclusione degli imprenditori Coglitore dalla procedura. Secondo l’accusa il funzionario Fichera avrebbe ricevuto come contropartita del suo presunto operato negli uffici del municipio la promessa di assunzione del figlio in un patronato, la nomina a segretario del sindacato Fiva Confcommercio – realtà in cui Arturo Coglitore è presidente provinciale – oltre al «pagamento di un viaggio in Germania». Tomasello, invece, da presidente del comitato dei festeggiamenti agatini, stando alle accuse, si sarebbe appropriato di poco più di 2000 euro, a titolo di spese personali. Un quadro generale in cui tutti gli indagati, attraverso le pagine di MeridioNews, hanno respinto le accuse, assicurando la correttezza di quanto fatto.
Secondo quanto appreso dal nostro giornale l’attuale procedimento sarebbe partito nel 2018. Quando alcuni cittadini denunciarono alla polizia i disagi patiti lungo via Auteri – nei pressi del Castello Ursino – a causa della presenza di alcuni locali, tra cui quello del figlio di un appartenente alle forze dell’ordine. Da un caso di cocktail, musica ad alto volume e sonno difficile, presto si sarebbe passati – anche attraverso diverse intercettazioni – a indagare l’iter per le autorizzazioni ai locali, le concessioni di suolo pubblico, sanzioni e provvedimenti di rinnovo, ma anche la possibilità di alcune soffiate nei controlli così da anticipare la conclusione di eventi musicali o evitare la presenza di lavoratori non in regola. Un puzzle con più indagati che però non ha portato a contestazioni per tutti, almeno nel fascicolo approdato all’udienza del 12 aprile.
Tirando, però, il filo di quella denuncia, la procura era intanto finita dritta negli uffici del settore Attività produttive del Comune, interessandosi alla vicenda della gara per l’edizione 2019 della Fiera dei morti etnea. All’apertura delle buste risulta un’unica società partecipante, poi vincitrice: la Esseci. Dopo l’affidamento – la ditta lo aveva ottenuto anche nei quattro anni precedenti – sarebbero emersi i nodi relativi alle presunte inadempienze sulla regolarità dei contributi all’Inail e a dei debiti nei confronti dello stesso Comune per le edizioni precedenti dell’evento. Posizione delicata che comunque porterà alla firma di una determina per l’affidamento il 4 ottobre 2019. Nel documento viene messo nero su bianco che l’azienda di Coglitore aveva «provveduto a rateizzare quanto dovuto presso l’esattoria comunale». Esito che però sembrerebbe non avere convinto la procura. Sempre a proposito di soldi e cifre, gli inquirenti hanno scandagliato i bilanci e i movimenti bancari del comitato dei festeggiamenti di Sant’Agata, evidenziando in particolare i bonifici indicati con la dicitura rimborso spese.
La gestione generale dei fondi non sarebbe passata inosservata e sarebbe stata oggetto di discussione anche all’interno del Comitato stesso prima degli avvisi di garanzia. Tomasello sul punto si è difeso indicando di avere prodotto tutte i documenti necessari a giustificare le spese. Tra questi, secondo quanto appreso da MeridioNews, ci sarebbero diversi scontrini: da un pranzo in un ristorante in via Monfalcone ad alcune consumazioni al Palace di via Etnea – per 12 euro – e in via Santa Filomena. Nell’elenco anche buoni carburante fino a 20 euro, alcuni dei quali con la data compresa tra la vigilia di Natale e Capodanno. Tutti documenti su cui l’ex presidente ha garantito di avere agito con la massima trasparenza. A decidere su tutto, a breve, sarà il giudice per l’udienza preliminare.
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