«La domenica al pranzo di famiglia ci sono tutti: lo zio che magari non ti sta simpatico, l’altro col quale avete idee diverse, ma si sta tutti insieme nella stessa tavola». Con un paragone Fabrizio Ferrandelli sintetizza la propria candidatura, alla fine dell’incontro al Politeama Multisala col quale ha lanciato il programma elettorale. «La mia missione è umanizzare la politica» ha ribadito. E se il messaggio della trasversalità non fosse stato chiaro, l’ex deputato all’Ars lo ribadisce con un’altra metafora post terremoto: «Nella crisi le mani per togliere le macerie vanno bene tutte, sia di destra che di sinistra».
Ferrandelli ha parlato per oltre un’ora ad una sala strapiena, con tanto di maxi-schermo per chi è rimasto fuori. Non c’erano i big dei partiti Forza Italia e Cantiere popolare, vale a dire Gianfranco Miccichè e Saverio Romano, che hanno annunciato di sostenerne il progetto civico nella corsa a sindaco a Palermo. Ma c’era comunque qualche presenza partitica. A partire dalla commissaria cittadina dell’Udc, Ester Bonafede, che della giunta di Rosario Crocetta è stata pure assessore. Presente anche Marianna Caronia, assessore al Comune quando Cammarata era sindaco mentre Ferrandelli era consigliere comunale di Idv e stava all’opposizione. In sala poi anche qualche sindacalista e qualche rappresentante delle associazioni di categoria come Filippo Parrino, storico esponente della Lega delle cooperative. Tra gli altri l’attore Francesco Benigno, che ha annunciato di candidarsi come consigliere comunale.
L’esordio del discorso del leader de I Coraggiosi è stato prettamente politico. «Iniziamo questa lunga marcia per la guida della città – ha detto Ferrandelli tra gli applausi -. Io non ho cambiato partito, sono stato l’unico che si è dimesso come deputato all’Ars e sono tornato per strada, insieme ai cittadini per organizzarmi e combattere». Poi un chiaro riferimento al M5s: «C’è chi rinuncia al 40 per cento dell’indennità, io ho rinunciato al 100 per cento». L’affondo è stato poi esteso a tutti i partiti: «Non sarò il sindaco con una casacca, io sono cresciuto dopo il Muro di Berlino in assenza di partiti, ci sono esempi come Macron in Francia e Tsipras in Grecia che sono ugualmente trasversali. Noi siamo avanguardia».
Il programma elettorale è stato illustrato dall’ex membro del Pd con la proiezione di slide e commenti dello stesso Ferrandelli , cha ha ricordato il metodo utilizzato da Orlando qualche domenica fa. Si è partito dal bilancio dei conti: «La novella sui conti a posto è un racconto che non incanta più nessuno. Noi siamo preoccupati per lo stato di salute delle aziende municipalizzate. Se nel 2012 le spese per il personale, comprese quello delle municipalizzate, era di 269 milioni di euro nel 2016 era di 258 milioni di euro ma senza le municipalizzate». Il candidato civico ha proposto «l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare. Noi pensiamo a progetti di project financing, con l’apertura ai privati, e un risparmio di almeno il 10 per cento dei costi, vale a dire di due milioni e mezzo di euro all’anno». Una cifra che Ferrandelli vorrebbe investire «in aree attrezzate nei parchi e nel sistema integrato dell’area sud dal parco Oreto al Lungomare».
Un pensiero pure alla movida, proprio da colui che nel 2012 diventò famoso perchè portava il conduttore Rai Diego Bianchi (in arte Zoro) «locali locali». Ferrandelli si chiede se «possiamo immaginare la movida non come una minaccia? Non è difficile, con l’ascolto e la partecipazione si può arrivare a un regolamento condiviso tra le diverse esigenze». Riferimenti pure «ai 5mila ragazzi che perdiamo ogni anno, per questo pensiamo a laboratori di start-up. La città di sta svuotando, c’è invece bisogno di lavoro che produce lavoro». Non poteva mancare poi l’argomento mobilità, «il tema dei temi» per il quale «diciamo no a una città imbuto, noi siamo per l’easy shopping e per le opere pubbliche, ma i cantieri non possono partire tutti insieme». In mezzo anche la proposta di realizzare una sorta di Rambla (la famosa via di Barcellona che collega il porto al centro) palermitana in via Amari. «I turisti che arrivano al porto trovano una talpa gigante, assenza di indicazioni e nessuna via di ingresso alla città. Su suggerimento dei commercianti noi immaginiamo una sorta di passino in via Amari».
La conclusione del discorso di Ferrandelli si è via via infervorata: «Troppe cicale girano per questa città raccontando cose mai accadute e denigrando il lavoro degli altri. Noi vogliamo persone che non stanno dietro alla tastiera del computer ma ci mettono la faccia». E non poteva mancare la stilettata finale all’attuale sindaco Leoluca Orlando. Con la proiezione di una fotografia del 1985 in cui un piccolo Ferrandelli suona la batteria. «Ero scalmanato già allora – ha sorriso -. Io lì avevo 5 anni, mentre Orlando faceva il sindaco la prima volta. E in questi 30 anni intanto il mondo è cambiato, ma certuni rimangono sempre al loro posto. È ora di cambiare».
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