Dopo anni di incuria e abbandono, il faro di Capo Zafferano è destinato a una seconda vita. E lo farà molto presto, a partire dal maggio prossimo. A darne notizia con un post su Instagram lo chef Natale Giunta che ha condiviso un rendering del progetto per la reallizazzione di un centro multifunzionale e la data di inaugurazione. Sarà proprio la società siciliana Top Cucina Eventi S.r.l., del cuoco palermitano, a gestire per 30 anni questo gioiello del mare dopo essersi aggiudicata il bando Valore Paese – Fari promosso nel 2016 dall’Agenzia del Demanio e da Difesa Servizi spa, società in-house del ministero della Difesa. Condizione essenziale per prendere parte alla selezione, il recupero di questi beni destinandoli «ad attività turistiche, ricettive, ristorative, iniziative culturali, sociali e di scoperta del territorio». Premessa rispettata nel progetto che dovrebbe prevedere la realizzazione di una struttura multifunzionale con una bottega del gusto, un ristorante, tre suite e anche un museo del mare e investimenti previsti per 481 mila euro.
Contattata da Meridionews, la società siciliana Top Cucina Eventi S.r.l. ha confermato al momento «l’apertura del Faro per maggio 2019, dove sarà possibile organizzare matrimoni ed eventi, e ci sarà anche un ristorante e una Spa». Una notizia che ha riacceso, però, i dubbi delle associazioni ambientaliste da sempre in prima fila in difesa del bene e dell’area che per la maggior parte, ricade nel Comune di Santa Flavia. Quest’ultimo è un sito di grande interesse naturalistico (un Sic, sito di interesse comunitario, recentemente inserito nella lista delle Zona speciale di conservazione ZSC) e i timori riguardano innanzitutto l’impatto dei lavori sul territorio circostante. Ma anche le criticità legate alle difficoltà di accesso. Il faro, che domina un promontorio e si affaccia sul Tirreno e divide i golfi di Palermo e Termini Imerese, è raggiungibile via terra da un angusto e stretto sentiero a strapiombo sul mare. Timori legati quindi all’esecuzione dei lavori, come sottolinea Orazio Amenta, segretario Pd di Bagheria.
«Posto che da parte nostra siamo assolutamente favorevoli al riuso del bene affinché possa essere restaurato e riutilizzato – afferma Amenta -, la nostra preoccupazione riguarda gli aspetti ambientali ed esecutivi: si tratta di un’area protetta. E poi c’è il nodo sicurezza: le pareti sono a strapiombo e ad oggi non sappiamo come verrà affrontato questo tema e con che tempistica, così come quello della via di accesso recentemente inibita al transito per il pericolo di caduta massi». Interrogativi condivisi anche dalle associazioni ambientaliste che auspicano sia mantenuta una parte di fruibilità pubblica: «Alla luce di questo annuncio – afferma Mimmo Schillaci, professore di microbiologia dell’università di Palermo e componente del circolo di Legambiente Bagheria e dintorni – temiamo possa venir meno la finalità sociale del bene. Tant’è che nel progetto iniziale era stato previsto anche la realizzazione di un museo del mare».
Proprio il tema della sicurezza sarà al centro di una riunione con la Regione già dal mese di settembre, come rivela Salvatore Sanfilippo, il sindaco di Santa Flavia che rassicura: «Nessun allarmismo, dobbiamo solo garantire l’accesso in sicurezza, via terra o via mare. Ci siamo già incontrati con le parti e lo chef Giunta per definire i dettagli – spiega il primo cittadino -, e il prossimo mese verrà convocato un tavolo tecnico anche con gli organi regionali per capire come risolvere definitivamente questa situazione. La concessione l’ha data la regione, tramite il bando del Demanio. C’è qualche punto ancora da rivedere – conclude il primo cittadino – dobbiamo capire, con tutti i soggetti coinvolti, come operare per risolverli».
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