Sindaci in difesa dell’ospedale Gravina di Caltagirone. Faccia a faccia all’Assemblea Regionale Siciliana con l’assessore alla Salute, Giovanna Volo, per affrontare le criticità di cui soffre il nosocomio calatino e soprattutto per provare a scongiurare chiusure e il depotenziamento della struttura. Ad essere inficiata, infatti, potrebbe essere la piena operatività del presidio sanitario che soffre di “desertificazione medica”. A sollecitare interventi per garantire un futuro a questo complesso di assistenza è stato l’on. Giuseppe Lombardo, deputato all’ARS in quota Movimento per l’Autonomia. «Un solo medico – ha detto – oltre al primario, impegnato in un Pronto Soccorso che registra oltre 40.000 accessi all’anno, servendo un’utenza di oltre 150.000 abitanti, descrive senza la necessità di ulteriori parole, una carenza ormai cronica di personale». Una situazione inaccettabile che chiarisce, forse anche troppo, lo stato di funzionamento di questo ospedale. Una Sanità che fino a pochi mesi addietro è stata descritta “con le carte in regola” ma che i primi cittadini di Grammichele, Mineo, Mirabella Imbaccari oltre a quello del territorio, Fabio Roccuzzo, descrivono in maniera diversa. Alla base, infatti, numerose carenze ma la priorità, al momento, è quella di evitare la sospensione della rete di emergenza e del reparto di Cardiologia. Le insufficienze erano state denunciate già da tempo dall’on. Giovanni Burtone, del Partito Democratico, che da sindaco di Militello in Val di Catania a più riprese, in tempi non sospetti, aveva richiamato l’attenzione su queste problematiche.
«È necessario – continua Lombardo – mettere in campo ogni iniziativa che consenta di reperire con urgenza personale medico, anche ricorrendo ad una rimodulazione dei servizi resi negli altri ospedali presenti nel territorio della Città metropolitana di Catania, allo scopo di garantire un elevato livello di efficienza dei presidi DEA di I e II livello. Per far questo, ritengo fondamentale dare avvio ad una preliminare ricognizione che permetta di conoscere il numero complessivo dei medici in servizio presso ciascun presidio presente sul territorio della Città metropolitana di Catania ed incentivare gli spostamenti, laddove si dimostrassero necessari, a garanzia della piena operatività delle strutture carenti». Per fronteggiare la situazione è stato proposto di istituire «un dipartimento interaziendale di emergenza che coordini l’attività del personale in rapporto alle necessità di servizio e alla qualità e quantità delle prestazioni erogate». Una “manovra” auspicata per potere continuare a garantire il diritto alla Salute ai cittadini del comprensorio.
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