Sull’Etna la fase operativa, ovvero lo scenario di rischio delineato dalla Protezione civile sulla base dell’attività eruttiva che si registra, è stata declassata pochi giorni fa da allarme a preallarme. Si tratta di un passaggio clou per quel che riguarda gli equilibri della fruizione turistica in alta quota. Un sistema che poggia sulle competenze incrociate fra la stessa Protezione civile regionale, la sede catanese dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ed i tredici Comuni che si dividono in spicchi territoriali l’area sommitale del vulcano. Gli scienziati monitorano, l’ente di sicurezza traduce i dati in possibili rischi, i sindaci – autorità locali di protezione civile – fissano le quote limite per l’accesso ai crateri. Un catena nata l’anno scorso per superare il vecchio regime centrato sulle ordinanze d’interdizione della prefettura di Catania, ma che sembra non riuscire a mantenere quella flessibilità di funzionamento richiesta da tutti gli operatori turistici.
L’intento era infatti quello di chiudere con la pagina dei lunghi periodi di blocco ingiustificato – anche cioè a eruzioni cessate – della fruibilità dell’Etna. Eppure, da maggio ad oggi, l’accesso oltre quota 2900 metri è rimasto vietato – proprio in funzione della fase operativa allarme in vigore – e le escursioni organizzate dalle guide vulcanologiche hanno dovuto finora interrompersi ai piedi dei crateri sommitali. Questo in forza di un’ordinanza dell’allora sindaco di Nicolosi Nino Borzì, legata agli eventi eruttivi registrati in primavera. Il sentiero di accesso alla vetta del Mongibello ricade nello spicchio detenuto dal Comune che ospita anche la stazione turistica di Rifugio Sapienza.
Oggi lo scenario sembra essere mutato in vari aspetti, a partire dal fatto che intanto, al posto di Borzì, è stato eletto sindaco di Nicolosi Angelo Pulvirenti. «Siamo ritornati alle condizioni antecedenti a quell’ordinanza – spiega il neo-primo cittadino a MeridioNews– secondo quanto confermato dagli scienziati non ci sono ostacoli al riavvio delle escursioni». L’Ingv infatti, in vari report e nel corso dei tavoli di confronto, ha rilevato il netto calo dell’attività eruttiva – e dunque, in potenza, dei rischi – rispetto alla primavera. Gli unici dubbi riguardano la tenuta del cratere di sud-est. Non tanto dal punto di vista eruttivo, quanto per l’eventualità di frane o smottamenti che resta sempre alta – specie in caso di risalita del magma – data l’instabilità del cono. Nascono proprio da quest’ultimo aspetto tutte le perplessità della Protezione civile, che per questo non ha optato per il bollino verde sperato da molti attori, con in testa le guide vulcanologiche.
Domani, intanto, al municipio di Nicolosi, si terrà un vertice fra le parti in causa, al termine del quale il sindaco potrebbe emanare una nuova ordinanza che rimpiazzerebbe quella di maggio. Pulvirenti si assumerebbe così la responsabilità di aprire la vetta della montagna alle escursioni – malgrado la Protezione civile – anche in forza di un documento unitario che dovrebbe venire fuori dal tavolo, utile ad ampliare i margini di manovra del Comune. Per la gioia di tutti, a partire proprio dalle guide dell’Etna che, vista la calda estate che sta trascorrendo, dicono peraltro che le condizioni a quota 3000 sarebbero davvero ottimali per l’arrivo dei visitatori fino ai bordi del cratere centrale.
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