«Un modo per costringere tutti a stare seduti allo stesso tavolo». Dalla Protezione civile siciliana trapela senza troppi giri di parole la motivazione di fondo dell’ultima novità che riguarda il vulcano Etna. Nasce su impulso della Direzione generale la S.CO. Etna – Struttura di coordinamento – per tentare di riuscire dove finora nessuno è sembrato potercela fare. Ovvero mettere un po’ di ordine nelle procedure di sicurezza in alta quota, regolando visite ed escursioni alla zona sommitale. Le difficoltà emergono chiaramente ormai da tempo: quando il vulcano entra in attività, scatta l’Avviso di allerta della Protezione civile sulla base del tipo di fenomeno rilevato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. L’allerta, che assegna un colore che va da verde a rosso al movimento eruttivo in atto, è collegato a delle fasi operative base, attenzione, preallarme e allarme collegate, in linea teorica, a misure concrete di sicurezza da applicare a stretto giro.
Ecco che allora la quota limite delle escursioni dovrebbe essere abbassata o meno, oppure il divieto di accesso potrebbe estendersi a interi settori della montagna come la Valle del Bove o ampi tratti dei vari versanti etnei. L’ultimo anello della catena di protezione civile sull’Etna lo incarnano i tredici Comuni che si dividono per spicchi la zona sommitale: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Maletto, Nicolosi, Piedimonte Etneo, Randazzo, Ragalna, Sant’Alfio, Zafferana Etnea. Ai sindaci dunque, in quanto autorità locali, il compito di regolare quote ed escursioni attraverso le ordinanze. Ma è a questo livello che il sistema cessa di essere tale.
Sono poche le amministrazioni che ottemperano al compito con efficacia. Fanno quasi caso a sé Nicolosi e Linguaglossa, i Comuni che ospitano le stazioni turistiche e la funivia, investiti dalla problematica in primissima persona. Diverso il peso del nodo accesso all’Etna per gli altri centri, competenti per aree desertiche o poco raggiungibili. Accade così che le ordinanza si contino sulle dita di una mano, oppure prescrivano divieti che poi difficilmente possono essere fatti rispettare. Durò poco, infine, l’esperimento del Corves fatto dai Comuni del versante sud. «Quel coordinamento è morto», dicono dalla Protezione civile. Ad oggi è rimasto solo il Comune di Nicolosi ad emettere puntualmente le ordinanze. Per la Protezione civile regionale, invece, è ormai «necessaria l’armonizzazione delle azioni che i sindaci devono avviare in forme coordinare, sinergiche e contestuali, a tutela dell’incolumità dei fruitori del vulcano». Questo, allora, il compito della S.CO. Etna così come prescritto da un decreto del dirigente Calogero Foti: «Fornire indicazioni tecnico-operative ai sindaci dell’area sommitale affinché le ordinanze emanate sia coordinate e correlate». Stop alle distorsioni, dice di fatto la Protezione civile, come zone non normate o differenze di quota limite fra un versante e l’altro. Evitando, per altro verso, il ritorno all’intervento sostitutivo della Prefettura di Catania. E spunta anche la clausola anti-disinteresse: «In considerazione delle refluenze delle decisioni della S.CO., non è ammessa l’assenza di alcuna delle amministrazioni convocate».
A guidare le riunioni della S.CO. Etna dovrà essere il dirigente del servizio Rischio vulcanico Nicola Alleruzzo. La struttura può anche «valersi dei contributi professionali dei soggetti che a diverso titolo operano nelle attività turistico-escursionistiche e del soccorso» come le guide o i gestori del trasporto ai crateri. «Impediamo così che vengano prese decisioni in conflitto fra loro – spiega a MeridioNews – e che non ci siano difformità di azione». Ma anche, è l’intento del Dipartimento, sostenere i Comuni nella stesura dei piani locali di Protezione civile. Sono diverse le amministrazioni che, pur trovandosi alle falde dell’Etna, non dispongono di documenti aggiornati riguardo il rischio vulcanico. Dai sindaci, finora, sarebbero arrivate reazioni positive. Non si è però ancora tenuta la prima seduta del nuovo organismo. La convocazione è «strettamente correlata alla diramazione dell’Avviso regionale di Protezione civile e costituisce preavviso per i componenti».
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