Temperatura sui zero gradi, nebbia fitta, grandine e violentissime raffiche di vento. In cima ai 27 chilometri, nei pressi dell’osservatorio dell’Ingv a quota 2.850, i ciclisti facevano fatica a reggersi in piedi. Ma non si sono voluti fermare, e alla fine in cinque ce l’hanno fatta a raggiungere la meta. «È stata dura ma tutti sono rimasti entusiasti dai paesaggi che questo percorso ci ha regalato», sintetizza Paolo Alberati, uno degli ex professionisti che hanno deciso di abbracciare la sfida e il sogno: portare una grande corsa ciclistica in cima all’Etna, percorrendo anche un tratto di sterrato.
L’idea è nata da un ingegnere appassionato delle due ruote, Fabio La Ferla, e ha trovato l’appoggio di diversi addetti ai lavori. Così domenica mattina l’appuntamento era alle 9 nella piazza principale di Sant’Alfio, all’ombra della suggestiva chiesa in pietra lavica. C’erano i professionisti siciliani Damiano Caruso (fino a quest’anno gregario di Vincenzo Nibali alla Bahrain Merida), Pierpaolo Ficara, Francesco Romano e Giampaolo Caruso. C’era la campionessa europea Silvia Valsecchi, l’ex professionista e ideatore del parco ciclistico dell’Etna Paolo Alberati, e ancora la campionessa del mondo juniores Camilla Alessio, la professionista del BePink Team Vania Canvelli, Elizabeth Simpson, Angelo Canzonieri, Salvatore Criscione e Giuseppe Pellegrino. E ancora gli amatori Damiano Cavallaro, Sebastiano Leotta e Giuseppe Lo Presti.
I ciclisti hanno seguito i primi 18 chilometri sull’asfalto fino a Piano Provezana, passando davanti al Castagno dei cento cavalli, svoltando a sinistra all’altezza dell’altro grande castagno, detto della Nave, poi sempre più su, transitando davanti alla chiesetta di Magazzeni per poi immettersi sulla Mareneve e fino a Piano Provenzana dove i ciclisti hanno cambiato le bici. La novità più suggestiva sono infatti gli ultimi nove chilometri di sterrato che portano all’osservatorio. In totale 2.300 metri di dislivello concentrati in 27 chilometri, con una pendenza media dell’11 per cento e punte del 22. La suggestiva ricognizione è stata possibile grazie alla presenza di due mezzi dell’Ingv, di una jeep privata autorizzata e da un’auto dei vigili urbani di Linguaglossa.
È questo il percorso che l’ingegnere La Ferla ha proposto – allegando mappe, schede tecniche e tutte le possibili variabili in caso di necessità, come spiegato anche dal vulcanologo dell’Ingv Marco Neri in una dettagliata relazione – all’organizzazione del Giro d’Italia e alla Regione siciliana che a Rcs darà un finanziamento di quasi 11 milioni di euro per far passare la corsa rosa dall’isola nel 2020 e per farla partire dall’isola l’anno dopo, e per organizzare il Giro di Sicilia nel triennio 2019-21. L’arrampicata fino a quota 2.850 sarebbe realizzabile ovviamente solo a seguito di interventi di compattamento dello sterrato, per renderlo adatto al transito dei ciclisti e delle moto di accompagnamento, senza alterare l’ambiente.
Poche settimane fa è stato ufficializzato il percorso del Giro d’Italia 2020, che alla quinta tappa prevede l’arrivo sull’Etna, proprio ai 1.800 metri di Piano Provenzana, traguardo inedito. L’augurio per tutti gli appassionati è che anche nel 2021 il vulcano venga scelto da Rcs per una delle tre tappe iniziali che attraverseranno la Sicilia.
«Oggi – commenta Alberati – abbiamo cercato intanto di valorizzare l’Etna dal punto di vista ciclistico, e poi inseguiamo il sogno, che confidiamo di realizzare presto, di portare una grande competizione ciclistica fin quassù, sullo sterrato. Può essere questo della parte Nord con partenza a Piano Provenzana, o anche quello della parte Sud con inizio al Rifugio Sapienza». Con la concreta speranza che in primavera le condizioni meteo quasi proibitive incontrate domenica siano migliori.
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