Erice, la gara lampo a Pasquetta per costone crollato Cantiere rischia di slittare per necessità di subappalti

Da una parte la dichiarata esigenza di trovare un’impresa al più presto, anche a costo di indire una gara tra venerdì santo e Pasquetta, dall’altra un’attesa di almeno sette giorni prima che la stessa entri in cantiere e dia avvio ai lavori. È ciò che sta avvenendo a Erice, dove a fine marzo un pezzo di costone che sovrasta la zona di Cortile Adragna ha sfondato la rete di protezione installata nove anni fa, finendo addosso a un’abitazione e ad alcune verande. In quel momento disabitate, dopo l’evacuazione d’urgenza decisa un mese prima, il 28 febbraio, quando i residenti hanno sentito strani rumori venire dalla montagna. Rumori causati da un primo distacco di 270 metri cubi di roccia, a cui meno di trenta giorni dopo è seguito il collasso della protezione messa nel 2009. 

Per evitare ulteriori crolli e mettere in sicurezza l’area, il dipartimento regionale della Protezione civile ha deciso, in somma urgenza, di mettere a gara l’intervento tramite una procedura a inviti. Con possibilità di partecipazione per le 12 ditte individuate che andava dal pomeriggio del venerdì santo alle 9.30 di martedì 3 aprile, cioè la mattina successiva al rientro delle feste pasquali. A fare l’offerta più bassa è stata la Aris srl di Favara, con una riduzione rispetto alla base d’asta di oltre il 38 per cento. «I tempi di partecipazione sono stati così ristretti perché c’è l’interesse di avviare al più presto i lavori», ha commentato il responsabile della gara Nicola Alleruzzo, in riferimento alla possibilità che molte delle imprese (solo cinque hanno partecipato) potrebbero non avere neanche visto l’invito, in quanto i loro uffici potevano già essere chiusi per l’imminente Pasqua.

Chi però si aspettava che a questa celerità avrebbe coinciso un’ulteriore velocità ad aprire il cantiere rimarrà deluso. I mezzi non entreranno in azione prima della prossima settimana. «Questa mattina (ieri, ndr) ho incontrato i funzionari della Protezione civile che hanno seguito il caso e ci è stato detto che il cantiere dovrebbe partire martedì, speriamo bene», dichiara a MeridioNews la sindaca di Erice Daniela Toscano. Tra i funzionari incontrati non c’era Antonino Terrana, dirigente del Servizio S.9 del dipartimento regionale della Protezione civile e responsabile unico del procedimento. «Abbiamo fatto il primo sopralluogo, ora dobbiamo sistemare le carte, cioè completare l’iter burocratico – dichiara Terrana a MeridioNews -. Faremo i controlli sui documenti e poi impegneremo le somme, credo che a metà della prossima settimana si potrebbe partire».

La previsione, tuttavia, potrebbe essere delusa. O quantomeno sono ancora parecchi gli aspetti ancora da controllare. Lo stesso Rup, infatti, ieri mattina ammetteva di non sapere ancora se la ditta aggiudicataria si sarebbe avvalsa del contributo di un’altra impresa subappaltando parte dei lavori, considerata la specificità dell’intervento da attuare. E in effetti la Aris – stando a quanto dichiarato nella documentazione allegata all’offerta – ha preannunciato che, in caso di vittoria, avrebbe sfruttato il subappalto nei limiti massimi previsti dalla legge, cioè il 30 per cento del valore dell’appalto. Informazioni che inevitabilmente dovranno arrivare a Terrana prima dell’inizio dei lavori. Stando al protocollo di legalità intitolato a Carlo Alberto Dalla Chiesa, «l’offerente, nel caso di aggiudicazione si obbliga espressamente a comunicare, tramite il Rup, quale titolare dell’ufficio di direzione lavori alla stazione appaltante e all’Osservatorio regionale dei lavori pubblici l’importo e la titolarità dei contratti di subappalto e derivati, quali il nolo e le forniture, nonché le modalità di scelta dei contraenti e il numero e le qualifiche dei lavoratori da occupare». Guardando poi all’articolo 105 del codice degli appalti, citato nell’invito inviato dalla Protezione civile alle ditte, «l’affidatario deposita il contratto di subappalto presso la stazione appaltante almeno venti giorni prima della data di effettivo inizio dell’esecuzione delle relative prestazioni». Alla comunicazione vanno allegati i documenti in cui si dichiara che la ditta che beneficia del subappalto non è intaccata da problemi con la giustizia che potrebbero determinarne l’esclusione. Tra cui, chiaramente, condanne per fatti di mafia.

Il meccanismo del subappalto è entrato in gioco a Erice anche nel 2009, quando è stato fatto il primo intervento di messa in sicurezza. Anche in quel caso, infatti, la ditta aggiudicataria – anch’essa di Favara – dichiarò l’esigenza di ricevere un contributo esterno. Che si concretizzò anche con la nomina di un consulente tecnico. A raccontarlo è Angelo Leotta, geologo che ha eseguito, per conto del Comune, due perizie anche per i fatti di febbraio e marzo. «Non conoscevo l’impresa che mi contattò su suggerimento della Protezione civile – racconta il geologo a MeridioNews – Essendo un lavoro particolare e non avendo risorse interne, l’impresa mi chiese una consulenza. Può sembrare strano per una ditta chiamata esplicitamente a risolvere un problema ben definito, ma in questo settore succede spesso». Il lavoro di Leotta, come lui stesso ammette, si spinse anche oltre la consulenza. «Mi arrivò un progetto che reputavo non valido perché prevedeva un intervento efficace soltanto su una porzione di circa 50 metri quadrati, mentre quella su cui bisognava intervenire per me era molto più ampia – ricorda il geologo -. Per questo suggerii di modificarlo e così fu con il benestare della Protezione civile che lo aveva redatto». 

La modifica, stando a quanto sostiene lo stesso Leotta, sarebbe avvenuta a parità di risorse stanziate. «La cifra a disposizione era quella, quindi si scelse di estendere l’area da proteggere, anche a costo di diminuire il livello di efficacia della rete». Una soluzione difesa dallo stesso geologo – «non avessimo fatto così, oggi ci ritroveremmo a parlare di una tragedia» – e che è in parte citata nella relazione presentata dopo il crollo del 27 marzo. «La messa in opera dell’intervento del 2009 – si legge nell’elaborato – per quanto inefficace al trattenimento dell’intero blocco, avendo ritardato di un mese il crollo definitivo della roccia, ha probabilmente contribuito a salvare vite umane». 


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