Ha quasi 70 anni e vorrebbe essere rieletto sindaco di Vittoria per la sesta volta; la prima fu nel 1978. Francesco Ciccio Aiello è figura identificativa, nel bene o nel male, della storia cittadina: in una carriera politica lunghissima, ha ricoperto i ruoli anche di parlamentare e di assessore regionale. Laureato in Lettere, professore di liceo per pochi anni, ha preferito il Partito Comunista all’insegnamento. È sostenuto da due liste civiche, dal Partito Socialista e da Sicilia Futura.
L’agricoltura è in crisi e i produttori soffrono: qual è la sua soluzione?
«Questa è stata una delle più importanti esperienze di economia endogena della storia d’Italia. Parliamo di un processo agrario, determinato dai cafoni, che ha raggiunto livelli di centomila occupati. Oggi la crisi ti dichiara guerra, ma i giovani produttori non sono rinunciatari. L’azienda è una monade e la risposta deve venire da lì. Loro troveranno la soluzione in una Op, in forme di innovazione. L’amministrazione invece deve schierarsi, capire che deve riequilibrare le dinamiche sociali, invece di agganciarsi ai poteri forti».
A rischio fallimento e con mancanza di liquidità, come possono innovare?
«La chiamo la zona nera: la barbarie di uno Stato che spinge verso l’usura, chiudendo il credito a un’economia agraria in crisi, in cui le agromafie imperano».
Qual è la condizione del mercato ortofrutticolo e quanto incide l’infiltrazione della criminalità organizzata?
«Il mercato è il motore dell’economia, capace di far gravitare tutto il sistema, di egemonizzarlo e divorarlo. Assorbe gli elementi negativi delle economie aperte, come l’incursione di forze speculative sempre più aggressive (un processo deformato a livello nazionale), e vive sulla base di prelievo violento di ricchezze dal mondo produttivo. Le agromafie avanzano, i territori diventano più deboli, le rappresentanze sindacali e sociali non riescono a contrastare questi interessi, mentre lo Stato diventa soggetto passivo che abbandona il ruolo di garante».
Verrà introdotto un nuovo regolamento, considerato che il precedente ha più di 40 anni?
«Quello del 1971 ha dato impulso al sistema mercantile del tempo. Il nuovo regolamento non dovrà servire a formalizzare l’involuzione e le illegalità, deve essere invece un modo per arginare le lobby spaventose che si sono formate».
L’ingresso di merci straniere arreca un danno all’economia locale. È una dinamica inarrestabile?
«All’epoca di Prodi si sviluppò una politica economica europea che si è fermata sulla moneta. È stata un’Europa in cui attuare riforme violente, ultraliberiste, senza nessuna garanzia di difesa dai trattati internazionali, e che ha prodotto un’espansione neo-coloniale verso il nord-africa, dove delocalizzare».
In contrada Pozzo Bollente si trova la discarica che, secondo l’Arpa, è sito inquinato e pericoloso per l’ambiente. Quale sarà il suo intervento?
«Non si può più nascondere ciò che non è stato fatto in questi anni, e nemmeno lo storno di somme distratte con provvedimenti illegittimi. Bisogna continuare la bonifica in modo sicuro, non apparente. Poi, rispetto alla sua disponibilità, l’ente dovrà chiedere aiuto alla regione, immediatamente».
Rifiuti: il mandato della Tekra è in scadenza. Come intende organizzare il servizio di raccolta? Quando partirà la differenziata invece?
«Avrò il tempo nominare un revisore esperto a cui chiederò se la raccolta è stata gestita bene, e quindi Tekra potrà continuare sino alla fine dell’anno; oppure, se verranno accertati gravi inadempimenti, cambieremo in ogni modo, non in solitudine, ma con le strutture consiliari. Poi, entro sei mesi, dovrà partire il nuovo bando. Ma non escludo nemmeno la gestione diretta; a questa scelta è legato anche il destino finale dell’Amiu, su cui i punti interrogativi sono ancora aperti».
Con il Prg al Tar lo sviluppo della città si è bloccato. Come intende procedere?
«Bisogna ricondurre la revisione al proprio ambito naturale: il consiglio comunale. Non ci saranno espansioni nuove, solo quelle previste dal piano Susani (1988). C’è inoltre da risolvere il problema dell’espansione dell’edilizia popolare e sociale e porre fine alle pratiche delle varianti speculative a domanda individuale».
Larghe fasce di popolazione sono a rischio povertà e disoccupazione. Un terreno fertile in cui le mafie possono prosperare.
«Si può partire dal presupposto di prendere il 10-15 per cento della popolazione e ghettizzarlo? L’antimafia, dopo la battaglia militare, ha bisogno dei maestri – diceva Sciascia – in concreto, con politiche di solidarietà nei quartieri. La partita in gioco è: migliaia di ragazzi dai dieci ai quindici anni, che fra un decennio possono essere i nemici della città».
Quali sarebbero le soluzioni concrete per arginare il fenomeno?
«Gettarsi nei quartieri, costruendo presidi: penso al teatro, che ha una grande attenzione e può aiutare a portare fuori, attraverso il lavoro di gruppi culturali e di volontariato sociale. Il Comune ha il ruolo decisivo di coordinarli e supportarli, senza soffocarli».
Lei ha fatto politica in città per 30 anni; nel frattempo la mafia si è rafforzata. Ritiene di avere delle responsabilità?
«Posso essere responsabile di ciò che ho fatto, non della sconfitta. Mentre altri negavano che la mafia esisteva, io dicevo che c’era e che c’è. Sono stato sconfitto e minacciato, ma il Partito comunista è stato l’unico a fare resistenza. Non bastano le testimonianze dei pentiti? Carbonaro [boss della stidda ndr] ha anche confermato che volevano uccidermi. Cosa volevate, che io sia stato, oltre che sindaco, anche sceriffo, questore, giudice? Mi sono sentito isolato allora, e lo sono ancora».
Come si può contrastare lo sfruttamento che i migranti subiscono?
«Non dobbiamo essere complici. I problemi di avvicendamento etnico creano conflitti. Abbiamo un’immigrazione di base, proveniente da un mondo diseredato: così il mercato del lavoro subisce compressioni salariali, e anche dei diritti, che aprono spazi a forme di sfruttamento che vanno al di là del lavoro. Non possiamo non indicare l’esistenza di un mercato del lavoro al ribasso».
Qual è l’errore più importante della sua carriera?
«Ho commesso errori necessari”, sulle persone. Un partito popolare ti porta ad accettare fiducia, a circondarti di persone che poi porti con te».
Non considera sbagliata nemmeno la sua esperienza nel governo Lombardo (poi condannato per mafia)?
«Allora ero solo e non dovevo dare conto a nessuno. Feci il tecnico all’agricoltura. Poi c’era Chinnici in giunta, Lumia, il Pd. E io dovevo mantenermi in vita, riacquistare forza».
Il suo progetto è riconquistare il Partito Democratico?
«Io ho un disegno democratico: ho nelle mie liste la sinistra storica, Sicilia Futura (in polemica aperta a Vittoria), i socialisti, gruppi di moderati. Io devo vincere, non vado con i mafiosi, né con i poteri forti, cerco alleanze politiche utili. E ho spaccato il Pd per vincere».
Come sta finanziando la sua campagna elettorale? Qual è l’importo speso?
«Abbiamo fatto una sottoscrizione, con i classici blocchetti».
Al resto provvede lei?
«Come sempre».
A quanto ammonta il suo vitalizio?
«Il mio vitalizio è di 4.160 euro, più 1.150 di pensione da insegnante. L’indennità da sindaco sarà diminuita d’ufficio, ma se potrò fare qualche altro sforzo, lo farò; anche se non mi piace inseguire queste logiche».
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