Dsm Giarre, ieri familiari dei pazienti in corteo «Aperture e infermieri, tutto torni come prima»

I familiari dei pazienti in cura al Dipartimento di salute mentale di Giarre non si fidano. Nemmeno dell’ipotesi, comunicata ieri dall’Asp, di ripristinare l’apertura del centro per un terzo  pomeriggio. Si spiega anche così la protesta organizzata dall’associazione Oltre l’orizzonte, che riunisce proprio i congiunti dei malati. Il nodo è sempre lo stesso: il l’indebolimento progressivo del Dsm. Meno infermieri, meno cure, meno psichiatri. Nemmeno l’assunzione di due specialisti, in organico da un paio di giorni, ha rasserenato gli animi. 

Ieri un corteo ha sfilato dalla struttura di via Sturzo fino alla sala Romeo del Comune, dove si è tenuto un dibattito a cui ha preso parte il primo cittadino Angelo D’Anna, in veste di rappresentante dei sindaci del comprensorio. Sindaci che starebbero limando un documento rivolto alla dirigenza sanitaria. «Si è determinato – racconta Enzo Leotta, di Oltre l’orizzonte – di insistere sulla richiesta di avere un Dipartimento perfettamente funzionante, com’era prima, con l’apertura di tutti i pomeriggi, non soltanto alcuni». Al momento la fruizione pomeridiana si ferma a due giornate, il martedì e il giovedì. 

Nel pomeriggio di ieri l’Azienda sanitaria provinciale ha diffuso una nota, definendo «piena» la funzionalità dell’ambulatorio di psichiatria e del centro diurno, in virtù dell’arrivo di due medici psichiatri. Secondo il direttore sanitario Franco Luca il servizio è attivo ed esiste «l’intenzione di potenziarlo». «Per far ciò – prosegue il comunicato – si devono attendere ulteriori atti di programmazione regionale». 

«Si aggiungerà presto un terzo pomeriggio – ha aggiunto Giuseppe Fichera, direttore dei Dsm dell’Asp – I servizi domiciliari saranno regolarmente effettuati». Queste ultime prestazioni, secondo le famiglie, sarebbe in calo. «Sono delle promesse – commenta Enzo Leotta – promesse che giungono a seguito della manifestazione e della nostra presa di posizione». «Tutto deve ritornare come prima, sia in termini di infermieri in organico – conclude Leotta – che in termini di aperture pomeridiane». 


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