Derby Messina-Catania 0-0 «Pareggio scritto nel cielo»

Lo stadio di Messina si chiama San Filippo, lo si vorrebbe intitolare alla memoria di Tonino Currò, ma arrivati sugli spalti prende un terzo nome. «Allo stadio “Speriamo che non piova”», lo chiamano gli spettatori. Manca la copertura su tutti i 40mila e più posti a sedere, il cielo è pieno di nuvole e lo sguardo dei presenti – a ogni interruzione di gioco – si distrae passando dalla partita in campo a quella che si gioca – tra nuvole e raggi di sole – sopra le loro teste. Più forte del timore per la pioggia è stato però il richiamo del derby col Catania. Mancava da otto anni e ha ricordato le atmosfere del comune passato in serie A. Lo spettacolo in campo viene superato da quello del tifo sulle tribune, dove mancano i tifosi rossazzurri. Assenza forzata – per ragioni di ordine pubblico – di cui anche i sostenitori giallorossi si dispiacciono: «Non c’è derby senza rivali», scrivono e cantano durante i 99 minuti della partita.

Il calcio d’inizio è preceduto dal ricordo di Tonino Currò – tifoso messinese morto in circostanze tragiche nel corso del derby col Catania giocato al vecchio stadio Celeste, nel 2001 – e dal minuto di raccoglimento – anticipato dall’inno francese e dallo striscione #PrayForParis – rivolto alle vittime degli attentati terroristici a Parigi. Ma prima che la parola passi al campo, la prende il presidente del Messina Natale Stracuzzi – ex giocatore giallorosso, adesso pastore evangelico – «Che Dio ci benedica, e forza Messina!», dice in filodiffusione. La prima occasione però capita al quarto minuto sul piede del rossazzurro Russotto, subito compensata dall’opportunità per Cocuzza – conclusione rasoterra, da posizione laterale – che Bastianoni respinge più grazie alla propria figura che non al proprio istinto. Uscito per infortunio Russotto – guaio alla spalla, al suo posto entra Plasmati – è Calderini a impensierire il portiere Berardi. Al 14esimo Plasmati stoppa di petto un traversone, ma scivola indietro. La palla resta senza padrone prima di essere colpita di prima intenzione da Calderini – traiettoria bassa, forte e angolata – ma viene respinta a lato dall’estremo difensore giallorosso. La replica del Messina arriva nel finale. Al 39esimo ci prova Parisi, con un sinistro teso e potente, dalla distanza. Al primo dei quattro minuti di recupero – tiro in diagonale, basso – Fornito guadagna solo un angolo.

Tra un’azione e l’altra c’è il tifo incessante del San Filippo. Gli spettatori sono diciottomila per lo speaker giallorosso – più quelli che si affacciano sul campo dalla sommità della collina che domina una delle due curve -, ma a colpo d’occhio – forse perché metà stadio resta vuoto – paiono qualche migliaio di meno. Ne mancano un po’ anche per la decisione della prefettura di Messina, che ha vietato lo stadio ai tifosi rossazzurri residenti nella provincia etnea. Alcuni di loro hanno scelto di seguire comunque la partita tutti insieme, come in trasferta, attraverso il maxischermo allestito a Catania. Senza tuttavia potere partecipare agli sfottò, che in mancanza di colori rossazzurri sugli spalti la curva giallorossa sceglie di indirizzare verso le maglie della squadra etnea. Di catanesi però, tra gli uomini di Pancaro, ce ne sono giusto tre nell’elenco dei convocati e nessuno tra i titolari. La truppa più folta arrivata da Catania – circa 30 unità – è quella dei giornalisti.

La ripresa offre più agonismo ma meno occasioni del primo tempo. «Possono giocare altri tre giorni, ma ‘sta partita finisce zero a zero», sentenzia un esperto giornalista catanese, che abbandona anzitempo la propria postazione. «Lo zero a zero è scritto in cielo», dice un tifoso giallorosso guardando in su, mentre il gioco è fermo. L’equilibrio che regna in campo corrisponde a quello raccontato dalla classifica del girone C di Lega Pro. Il Messina inizia la sfida al secondo posto della graduatoria. Il Catania sul campo avrebbe conquistato un solo punto in meno ma – a causa degli undici punti di penalizzazione comminati dalla giustizia sportiva – è in cerca di un risultato che lo porti fuori dalla zona retrocessione. Il pareggio – che arriva al 99esimo minuto, per zero a zero – non basterà. Ma la squadra di Pancaro, migliore attacco del torneo, non si avvicina più del Messina, migliore difesa del campionato, a ottenere la vittoria. I giallorossi sono più presenti, e mettono sotto pressione la difesa etnea. Ma sono gli attaccanti rossazzurri a trovarsi – con Calil in avvio e Calderini sul finale – più volte in area di rigore. Il fischio che dà termine alla partita arriva su punizione dalla distanza calciata – sulla barriera – da Parisi.

«Conosco il suo sinistro e un po’ ci ho creduto, che potesse segnare all’ultima occasione», dice l’allenatore del Messina, Arturo Di Napoli. «E’ stata una partita equilibrata. Il Catania è una squadra forte – continua l’allenatore, ex attaccante dei giallorossi – ma siamo riusciti a non fare funzionare il loro centrocampo, è stata la chiave della partita». Il pareggio, ottenuto dopo tre sconfitte consecutive in trasferta, «lo accolgo come tutti i risultati che arrivano dal campo – dice l’allenatore del Catania, Giuseppe Pancaro – ma avremmo potuto vincere se fossimo riusciti a ripartire meglio ed essere più precisi nell’ultimo passaggio».

Marco Di Mauro

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