Dat e testamento biologico, Mina Welby a Palermo «Qui molta efficienza ma serve maggiore pubblicità»

È una fiduciaria d’eccezione quella che Donatella Corleo del circolo Uaar di Palermo – Unione degli atei e agnostici razionalisti – ha avuto accanto questa mattina in occasione del deposito del suo testamento biologico all’Ufficio anagrafe di piazza Giulio Cesare. «Sono finalmente riuscita a consegnare il mio testamento biologico, e sono felice ed onorata di aver potuto nominare Mina Welby e Giannandrea Dagnino miei fiduciari». Di fianco a lei al momento della firma, infatti, ci sono proprio Mina Welby, co-presidente dell’associazione Luca Coscioni e moglie di Piergiorgio Welby, un simbolo in fatto di lotta per il diritto all’eutanasia e il riconoscimento legale del diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico. E Dagnino, della cellula palermitana dell’associazione Coscioni. A portare Welby qui è stata l’iniziativa del circolo Uaar per verificare di persona la fruibilità per la cittadinanza della circolare ministeriale in materia di DAT, vale a dire le disposizioni anticipate di trattamento con le quali si possono dare indicazioni precise riguardo le pratiche sanitarie da ricevere o meno in caso di incoscienza.

«Sono stata piacevolmente sorpresa dall’efficienza del servizio di ricezione delle DAT presso l’ufficio di Stato Civile del Comune di Palermo – è il commento di Mina Welby a MeridioNews -. Spero che gli altri Comuni, a partire da Roma Capitale, ne seguano l’esempio». E proprio le DAT sono una delle conseguenze della nuova legge sul testamento biologico approvata a dicembre 2017 ed entrata in vigore lo scorso 31 gennaio. L’associazione Luca Coscioni è una delle realtà che più di tutte si è spesa per il raggiungimento di questo risultato. A Palermo intanto il testamento biologico è una realtà già dal registro del 2015: «Complimenti all’assessore Gaspare Nicotri: il Comune, presso cui il sevizio era peraltro attivo ante-legem dal 2015, evidentemente fa bene la sua parte, anche se forse una maggiore pubblicità, specie sul portale comunale, sarebbe utile», commenta Giorgio Maone, coordinatore di Uaar Palermo. Secondo i dati dell’Ufficio anagrafe sono stati in tre a firmare il documento dall’istituzione del registro locale, in cinque invece dall’entrata in vigore della nuova legge appena tre mesi fa.

«Significa che sta funzionando – continua Maone -, e che il fatto che ci sia stata una legge nazionale ha contribuito a un’impennata e ha sollecitato più persone, considerando che questo numero, seppur piccolo ancora, si è registrato in pochi mesi mentre il primissimo dato copriva un lasso di tempo di due anni». Uno degli obiettivi principali, quindi, resta oggi quello di fare sapere che gli strumenti ci sono tutti. «L’unico modo che avevamo per verificare se effettivamente tutto funzionasse come doveva e testarne la fruibilità era cimentarci in prima persona con firma e deposito, da qui questa iniziativa di Uaar e la partecipazione straordinaria di Mina Welby, che solo a Palermo finora ha ricoperto il ruolo di fiduciaria e testimone», dice ancora Giorgio Maone. «Stiamo proprio facendo questo: stiamo consegnando un testamento biologico per vedere come si fa e come funziona. Purtroppo però il meccanismo si inceppa a livello regionale: in Sicilia infatti il Fascicolo Sanitario Elettronico, indispensabile per una completa fruibilità delle DAT, non è ancora disponibile. Vogliamo quindi sollecitare con forza l’assessorato regionale competente chiedendo tempi certi per la sua implementazione».

Una volta compilato e depositato, infatti, il testamento biologico dovrebbe essere inserito nel fascicolo di cui parla Maone, in modo che ovunque ci si trovi in un momento in cui i medici devono sapere come comportarsi basta inserire il codice fiscale del paziente per capire come procedere. «Noi, insieme ad altre tre regioni in Italia, siamo gli unici che non abbiamo ancora nemmeno iniziato a realizzarne uno», spiega il coordinatore di Uaar Palermo. Significa quindi che questo testamento biologico rimane qui, in forma cartacea, negli uffici del Comune. Il medico dovrebbe, in caso fosse necessario conoscerne il contenuto, mettersi in contatto con il fiduciario del paziente, cosa anche questa che sarebbe fattibile solo qualora il paziente stesso abbia con sé tutti i riferimenti del fiduciario per poterlo rintracciare. Mentre con il fascicolo elettronico queste informazioni sarebbero facilmente alla portata del medico perché già inserite nella cartella virtuale del paziente. I passi da compiere in avanti, insomma, non sono mai troppi e ancora molto resta da fare rispetto a temi di questa portata.

Silvia Buffa

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