Giallo mattone, grigio, biancastro, sono solo alcune delle colorazioni che presenta l’acqua che finisce nel fiume Nocella. Quello che per gli attivisti della Baia di San Cataldo, luogo dove il fiume si riversa in mare e dove continuano ad arrivare periodicamente ondate di acqua nera a seminare morie di pesci e altri animali, è una bomba ecologica è stato oggetto di un report accurato da parte dell’Arpa, che ha esaminato molti degli scarichi e tracciato un profilo tutto sommato non troppo allarmante, pur riconoscendo le tantissime criticità del corso d’acqua.
Scarichi industriali, molti, ma non tutte le aziende che scaricano le proprie acque nel Nocella e nei suoi affluenti sarebbero imputabili dell’inquinamento selvaggio perpetrato in maniera indisturbata negli ultimi anni. È il caso ad esempio di un buon numero di cantine e aziende vinicole nel Partinicese, le loro acque, secondo Arpa, risultano incolore e inodore e anche dalle analisi non si riscontrano particolari cariche batteriche o agenti inquinanti. Secondo l’agenzia regionale di protezione ambientale, la minaccia principale verrebbe dall’esterno: «Oltre alla presenza di molteplici abbandoni di rifiuti – si legge nel rapporto – alcuni scarichi industriali, diversi collettamenti di acque reflue domestiche e acque reflue urbane, si segnala la presenza stagionale di immissioni per lo più abusive di rifiuti liquidi autotrasportati». In sintesi, quella che emerge è una totale noncuranza del territorio da parte di chi lo vive.
Secondo Arpa, tuttavia, il livello di inquinamento delle acque che arrivano al mare non è poi così preoccupante, soprattutto grazie a sedimentazione e diluizione delle sostanze dannose. «Negli ultimi tempi si è acuita la presenza di fanghi liquidi e secchi nell’alveo dei due rami del Nocella. In molti casi tali fanghi risultano depositati insieme al limo sul letto del fiume. Nelle parti più ripide del cammino, tali fanghi scivolano verso la foce e si depositano nelle anse. Con l’aumento della portata e la conseguente turbolenza delle acque, dovuta ai temporali, si ha una movimentazione di questa fase solida con un ulteriore aumento della torbidità e del colore delle acque. In molti casi può dare l’impressione di una marea nera. Comunque tutti i materiali trascinati dalla forza dell’acqua si depositano alla foce prima della conseguente immissione in mare». E ancora: «Si rileva che l’acqua che fluisce in mare è quasi sempre trasparente, ma porta con sé un notevole carico biologico più o meno accentuato dalla diluizione con le acque meteoriche».
Una spiegazione che non vede d’accordo gli attivisti che proprio lo scorso agosto avevano ripreso in diretta le acque del fiume che all’improvviso, dopo poche gocce di pioggia, si tingevano di nero, con numerosi pesci che salivano a galla per boccheggiare e in fine morire. «Si guarda agli abusi commessi dai privati cittadini – dicono – ma si continua a sottovalutare il danno che producono gli scarichi industriali, come se fosse un problema marginale». E in effetti nel rapporto di Arpa, tolte le fosse delle abitazioni stagionali che spesso hanno scarichi direttamente nel terreno vicino, se non addirittura all’interno del letto del fiume, spesso saltano all’occhio presenze di filamenti di plastica e aree dove gli odori e il colore dell’acqua non lasciano presagire niente di buono. La minaccia più seria arriva però dal torrente Puddastri, affluente del Nocella che attraversa il territorio di Partinico. Una tesi, questa, che i tecnici definiscono «inconfutabile». Nel torrente scaricano diverse aziende, tutte regolarmente autorizzate. Due casi su tutti, per citare alcuni esempi, hanno portato la polizia municipale di Partinico, di concerto con l’Arpa, a fare ulteriori campionamenti: l’inconfondibile odore di attività vinicole che invadeva il piazzale di fronte un bar di Partinico, «dove verosimilmente passa la canalizzazione delle acque provenienti dagli scarichi finali di due cantine» e gli scarichi anomali campionati in località San Carlo.
Dalla relazione del sopralluogo in quest’ultima località si legge: «Si è potuti giungere nella sponda del torrente Puddastri, interessato dallo scarico finale delle acque trattate da una nota distilleria e delle acque dell’impianto di depurazione di Partinico. Dal corrugato, identificato quale scarico della distilleria, fuoriusciva un refluo avente una colorazione giallo mattone. Si rappresenta che il punto è stato più volte campionato e dagli atti in possesso dall’Arpa Palermo è stata riscontrata la presenza di scarichi anomali, regolarmente segnalati all’autorità competente». Da qui la replica del Comune di Partinico, che concede le autorizzazioni agli scarichi e che ha il compito di monitorare gli stessi tramite attività di polizia municipale: «La colorazione anormale – fanno sapere dagli uffici – non è necessariamente sintomo di inquinamento. È un fenomeno che accade anche con acque depurate. Il nostro controllo e il monitoraggio, tuttavia, resta costante».
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