Accade a Trabia, nel palermitano, dove gli oltre 200 soci di "Fare per migliorare" a fine mese si troveranno senza una sede. Lo scorso gennaio erano stati assegnati loro per sei anni dei locali in corso La Masa, ma il primo luglio al fondatore e rappresentante legale Francesco Mancuso è stata notificata la revoca della concessione. Così a rischio ci sono tutte le attività a favore di anziani, bambini e soggetti a rischio in cantiere per l'autunno
Dal Papa a Telethon, associazione sfrattata dal Comune Presidente: «Portiamo legalità e cultura in giro per la Sicilia»
Un doposcuola gratuito per i bambini con difficoltà di apprendimento, uno sportello di ascolto per ragazzi con dipendenze da droga, alcol e gioco d’azzardo, un punto di ritrovo per la terza età. Sono i progetti che l’associazione culturale senza scopo di lucro e a base volontaria “Fare per migliorare“ aveva messo in cantiere per il prossimo autunno e che adesso rischiano di non decollare. Colpa dell’assenza di una sede o, per meglio dire, della revoca di quella concessa nei mesi scorsi dal Comune di Trabia. «L’associazione ha come obiettivo quello di valorizzare, promuovere e diffondere la cultura e la legalità oltre i confini cittadini – spiega Francesco Mancuso, fondatore, presidente e rappresentante legale di Fare per migliorare -. Grazie agli oltre 200 soci abbiamo realizzato diversi progetti formativi ed educativi in giro per la Sicilia, ma adesso molte iniziative rischiano di naufragare».
L’associazione, nata il 21 marzo del 2013, lo scorso 28 gennaio, ha ottenuto dal comune di Trabia una sede sociale in corso La Masa. Locali occupati gratuitamente e che in base alla concessione erano nella disponibilità dei soci per sei anni. Lo scorso 1 luglio, però, a Mancuso è stata notificata la revoca per motivi di pubblico interesse. Un’opzione prevista nella vecchia concessione. Negli ampi locali in pieno centro dovrebbero essere trasferiti alcuni uffici della Polizia municipale, così per l’associazione è stato disposto lo “sfratto”: entro il 29 settembre dovranno essere consegnate le chiavi. Oltre il danno la beffa. Perché per sistemare la sede, concessa per 6 anni, i soci hanno speso circa 3mila euro. «Quando ne siamo entrati in possesso – racconta Mancuso – i locali erano in pessime condizioni. Abbiamo sistemato le telecamere, messo le luci di emergenza e ristrutturato gli spazi utilizzando i soldi del fondo cassa dell’associazione».
In due anni e mezzo di attività sono decine i progetti realizzati. A Trabia, ma non solo. L’11 settembre del 2013 una delegazione di Fare per migliorare è stata ricevuta dal Papa. «Una grande emozione – ricorda Mancuso -, abbiamo accompagnato in udienza quattro disabili. Da sempre l’associazione ha grande attenzione nei confronti dei diversamente abili: per 12 disabili psichici, ad esempio, abbiamo organizzato il “battesimo della sella” in un maneggio attrezzato di Trabia». Portatori di handicap e non solo. «Il 27 dicembre dello scorso anno – racconta ancora il fondatore dell’associazione – abbiamo offerto un pranzo a una trentina di famiglie indigenti. Insieme a Telethon abbiamo realizzato un evento di beneficienza per sostenere la ricerca nella lotta contro la distrofia muscolare e le altre malattie genetiche e in poche ore siamo riusciti a raccogliere 500 euro. Inoltre, siamo stati accreditati dal ministero di Giustizia per accedere all’ex manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto, dove il violinista Francesco Nicolosi, tra i finalisti di Italia’s got talent, nostro socio onorario, si è esibito in uno spettacolo di musica classica tra i detenuti».
Ma il fiore all’occhiello dell’associazione resta il concorso di poesia, “La Verde Isola Trinacria”, giunto quest’anno alla sua terza edizione. «Ad ospitarlo a dicembre, per la prima volta, sarà il comune di Altavilla Milicia, che ha già approvato una serie di iniziative dell’associazione, come la raccolta di indumenti usati destinati ai bisognosi». Perché a dicembre Fare per migliorare non avrà più una sede. A meno che non le vengano assegnati nuovi locali. «Abbiamo inoltrato la richiesta agli uffici comunali – dice ancora Mancuso – per avere affidato uno dei beni confiscati alla mafia. Non abbiamo ancor ricevuto risposta, ma restiamo fiduciosi». Una cosa è comunque certa. Le attività dell’associazione proseguiranno. «Se non potremo continuare la nostra attività a Trabia andremo altrove. Chiediamo solo che la cultura possa avere una casa, un luogo in cui far nascere le idee. Perché la Sicilia vera è questa, non quella della mafia e dei boss al 41 bis». Grazie agli oltre 200 soci non solo nella provincia di Palermo, ma anche a Caltanissetta, San Cataldo e persino Lampedusa, i valori della cultura, della legalità e della solidarietà raggiungono ogni angolo della Sicilia. «Siamo una famiglia allargata, in cui ognuno fa la sua parte» conclude Mancuso.