L'approvazione di oggi segue l'accordo chiuso a giugno tra governo regionale e nazionale. «Ha un valore storico - commenta Crocetta - poiché rivede un sistema vigente dal 1970, che ha determinato un mancato riconoscimento di entrate previste dalle norme statutarie, mai attuate dallo Stato»
Dal 2017 alla Sicilia 1,7 miliardi di imposte in più Da Roma ok alle norme di attuazione dello Statuto
Il Consiglio dei ministri ha approvato le norme di attuazione dello Statuto siciliano in materia di entrate. A partire dal 2017 resteranno in Sicilia circa 1,5 miliardi di euro di tasse in più. Soldi che, per il prossimo anno, dovrebbero venire da imposte Irpef e dall’Iva, mentre dal 2018 le risorse saranno assegnate tutte come maggiore imposte Irpef. L’approvazione di oggi segue all’accordo chiuso a giugno tra governo regionale e nazionale e al via libera di inizio ottobre da parte della commissione paritetica per l’attuazione dello Statuto Siciliano.
«L’accordo ha un valore storico – commenta il governatore Rosario Crocetta – poiché rivede un sistema vigente dal 1970, che ha determinato un mancato riconoscimento di entrate previste dalle norme statutarie, mai attuate dallo Stato. Abbiamo lavorato in questi anni perché fossero riconosciuti diritti sanciti dalla Costituzione e mai rispettati dai precedenti governi. Con Renzi viene finalmente applicata la Costituzione e si rende giustizia al popolo siciliano».
Adesso il decreto dovrà essere promulgato dal presidente della Repubblica per diventare pienamente operativo. «Inizia così una nuova fase per la Regione siciliana, laddove si riconosce una certezza del sistema delle entrate – aggiunge Crocetta – che potrà permettere di effettuare una programmazione pluriennale delle risorse, la realizzazione di bilanci basati su entrate certe e non virtuali, nella logica del pareggio di bilancio, che dovrà essere alla base della nuova finanziaria. Si spende quello che si ha e si chiude con la logica delle entrate gonfiate per giustificare sprechi e privilegi». Crocetta ha quindi ringraziato «Renzi e tutto il Consiglio dei ministri, i miei assessori, in particolare quello all’Economia e il vicepresidente che hanno seguito con me tutta la vicenda in prima persona e tutti coloro che, con la loro azione virtuosa, ci hanno resi credibili di fronte allo Stato».
Voce fuori dal coro è rappresentata da Gaetano Armao, ex assessore della giunta Lombardo e attuale coordinatore del movimento Sicilia Nazione. «L’approvazione – denuncia – rappresenta l’ultimo atto dello smantellamento dell’Autonomia siciliana e determina un danno gravissimo alla nostra Regione e alle sue finanze. L’intesa elimina di fatto gli articoli 36 e 37 dello statuto e il diritto di mantenere in Sicilia tutte le tasse dei cittadini siciliani». Per Armao è «illegittimo che un semplice accordo possa trasformare una norma di rango costituzionale».