Protagonista della storia Gabriele, un bimbo di tre anni che a luglio si è fratturato il femore. «Ci hanno detto che era l'unico modo per farlo viaggiare», racconta il padre. Alla fine però la soluzione è stata trovato con un'altra società
Da Alitalia chiesti duemila euro per volare in barella «Altra compagnia ha accettato mio figlio ingessato»
«Quando mi hanno comunicato la cifra che avrei dovuto pagare per portare mio figlio a bordo, all’inizio pensavo di non avere sentito bene». In realtà sulla linea telefonica non c’era stata alcuna interferenza e l’addetta della compagnia aerea Alitalia non aveva commesso alcun errore: oltre 1900 euro più Iva per fare viaggiare un bambino di tre anni da Catania a Verona.
Protagonista della storia Gabriele. Il piccolo, il mese scorso, ha riportato la frattura del femore a causa di una caduta e i medici hanno ritenuto di doverlo ingessare, dal bacino fino al piede. I problemi si sono presentati quando i genitori hanno contattato la compagnia, da cui avevano già acquistato i biglietti per un volo con destinazione lo scalo veneto, per chiedere come comportarsi. Quali procedure seguire e capire quali fossero le condizioni per permettere al figlio di salire sull’aereo. «Ho telefonato all’assistenza e mi è stato detto di fare compilare al pediatra un modulo in cui il bambino è in condizioni di poter viaggiare in aereo», racconta Michele, il padre del bimbo.
Dopo avere inviato il modulo, da Alitalia sono state però chieste ulteriori delucidazioni: «Hanno voluto sapere se l’ingessatura riguardava l’intera gamba o soltanto metà – continua il genitore – e quando ho spiegato che arrivava fino al bacino mi hanno detto chiaramente che l’unico viaggio possibile sarebbe stato in barella». Sul momento l’ipotesi non è stata accolta con entusiasmo, le possibilità infatti che il bimbo potesse non accettare di rimanere fermo da solo per l’intera durata del volo erano concrete. Tuttavia, essendo l’unica possibilità prospettata dalla compagnia, si era deciso comunque di tentare.
Questo fino al momento in cui dall’assistenza fanno sapere che la famiglia avrebbe dovuto pagare un costo supplementare di 1950 euro più Iva. «Una cifra spropositata che chiaramente non ci saremmo mai potuti permettere – commenta il padre di Gabriele -. Se queste condizioni ci fossero state presentate prima avremmo evitato di portare avanti la pratica».
Alla fine tuttavia l’impedimento è stato aggirato. Ma non con Alitalia. «Abbiamo deciso di volare con un’altra compagnia, acquistando nuovi biglietti. Nessuno ci ha fatto problemi per il fatto che Gabriele avesse un’ingessatura e alla fine è riuscito a volare seduto su un sedile come tutti gli altri passeggeri. La vacanza è andata bene e il bimbo si è divertito nonostante la situazione particolare in cui si trova in queste settimane», spiega il genitore. Da Alitalia, invece, è stato promesso un rimborso dei biglietti. «Così ci hanno assicurato», conclude l’uomo.