Apprendiamo dai quotidiani della riunione di un tavolo tecnico, svoltasi ieri presso Palazzo DOrleans, sede della presidenza della Regione siciliana, rivolta a studiare un piano per salvare gli enti culturali meritevoli frammischiati alla opaca moltitudine dei beneficiari dei contributi dellex Tabella H.
La Fondazione Whitaker, la Fondazione Piccolo, la Fondazione Mandralisca, il Museo Internazionale delle Marionette, lIstituto Gramsci, la Società Siciliana di Storia Patria e tutte le altre realtà detentrici di preziosi patrimoni offerti alla pubblica fruizione grazie al sostegno della Regione siciliana rischiano, infatti, la definitiva chiusura (in taluni casi già determinata dalla, a tuttoggi, mancata erogazione del contributo 2012).
Una disfatta per la cultura siciliana. Un enorme danno di immagine per la nostra Isola con rilevanti ricadute di carattere socio-economico. Pensiamo agli studiosi, alle scolaresche, agli amatori, ai turisti che non potranno più accedere alla preziosa biblioteca della Storia Patria, agli scavi e al museo di Mothia, al Ritratto duomo di Antonello e ai crateri attici del Mandralisca, ecc. ecc.; pensiamo al tracollo delle tante micro-economie che ruotano intorno a queste realtà.
Pensiamo e ci chiediamo come sia possibile che gli assessori competenti, Michela Stancheris (Turismo) e Mariarita Sgarlata (Beni culturali), non abbiano ritenuto di esprimersi con forza e chiarezza sulla questione, delegando il Presidente a segnalare il problema e a ipotizzare soluzioni. Forse non si ritengono allaltezza di esprimere opinioni su tali argomenti?
Il Presidente dichiara di voler procedere: allabrogazione delle singole leggi che stanziano finanziamenti annuali a favore dei suddetti enti; allemanazione di un bando aperto a tutti; al controllo dei conti dei beneficiari, ecc. ecc. Si tratta degli ennesimi proclami, motivati certo dalle migliori intenzioni, ma totalmente ignari della realtà delle cose e dei numerosi correlati problemi pratici e giuridici.
Dovrebbero gli assessori e i dirigenti, considerata la loro scelta di tacere per cortesia o per reverenziale timore, preoccuparsi di informare e consigliare adeguatamente il Presidente della Regione, che forse non conosce come stanno le cose.
Dovrebbero prefigurargli le difficoltà insite nellabrogazione delle singole leggi, talora istitutive, di queste Fondazioni; dovrebbero segnalargli che egli è componente di alcuni dei consigli di amministrazione di queste Fondazioni e che la Regione ha contribuito con il proprio patrimonio alla loro istituzione; dovrebbero illustrargli le conseguenze derivanti dai tempi lunghi che si prospettano in relazione al percorso da lui ipotizzato; dovrebbero spiegargli che, allemanazione di un bando così delicato, potrebbe seguire una miriade di ricorsi amministrativi; dovrebbero fargli capire che è lAssemblea regionale siciliana che può abrogare e le leggi e non il Governo. O, orse, il presidente dlela Regione pensa di sostituirsi al Parlamento dell’Isola?
Qualcuno, insomma, dovrebbe spiegare queste e tante altre cose al presidente della Regione che, sulla materia, sembra più confuso che persuaso. Non ultimo, dovrebbero rappresentargli il fatto che non è poi così difficile farsi un quadro preciso di come vengano utilizzati i contributi regionali da parte delle Fondazioni e degli Istituti culturali.
I bilanci consuntivi (con annessa puntuale documentazione e traccia dei pagamenti bancari) e gli stati patrimoniali, oltre che dettagliate relazioni sulle attività svolte, sono depositati ogni anno presso gli Uffici competenti della Regione. Da essi si può chiaramente evincere come siano stati spesi i denari pubblici: valutare la congruenza delle spese con le attività svolte; appurare lesistenza di emolumenti ai componenti dei consigli di amministrazione e leventuale improprietà (nel merito e/o nellentità) di consulenze e di incarichi, di spese per attività, ecc.; verificare la presenza di costi incongruenti per forniture e servizi, etc. etc..
Il Presidente, gli assessori, i dirigenti generali e tutti gli organi di vigilanza della Regione avrebbero potuto e possono facilmente individuare opacità gestionali e spese improprie; così come avrebbero potuto e possono sospendere le erogazioni e/o denunziare i fatti alle autorità competenti.
Tutto questo non si sapeva? Ma come! Ci consta personalmente che un dossier sul profilo degli enti a carico dellassessorato Beni culturali e relativa suddivisione per fasce di merito sia stato fornito tanto al Presidente della Regione che alla V Commissione legislativa dellArs. Una graduatoria indegnamente sovvertita dallAula, con il voto favorevole dei deputati del Megafono e con lacquiescenza del Governo. Come mai?
Forse perché si voleva far passare una ripartizione che – con il provvidenziale ausilio di qualche autorevole dichiarazione di condanna, di dissociazione, di sdegnata rinunzia al contributo – sarebbe stata certamente impugnata dal Commissario dello Stato, Prefetto Carmelo Aronica? Chissà.
Certo è che limpugnativa ha consentito al Governo di proporsi a un tempo come vittima degli interessi della politica e come salvatore della cultura e del patrimonio; ha permesso al Presidente della Regione lattuazione di un disegno, già concepito al momento dellinsediamento (un atto che già il suo predecessore, Raffaele Lombardo, aveva cercato, invano, di porre in essere): ricondurre alla Presidenza della Regione il compito di distribuire i contributi, bypassando Sala d’Ercole.
Finiamola con questa penosa manfrina, con questo gioco degli interessi di parte! I meriti sono a tutti noti e i demeriti anche. Basta introdurre norme chiare e criteri oggettivi di valutazione, per rispondere ai rilievi del Commissario dello Stato. Basta riferirsi cioè a quanto contenuto nel disegno di legge n. 337 Modalità di erogazione dei contributi regionali alle istituzioni culturali presentato dal PD, primo firmatario on. Mariella Maggio. Il Presidente della Regione lasci, dunque, perdere tensioni monocratiche e cattivi consiglieri e spenda la sua indubbia autorevolezza a favore della sua rapida approvazione.
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