Calcinacci e grosse pietre sono finiti sul marciapiede di fronte alla Banca d'Italia. Per l'ingegnere Antonio Musso il proprietario dell'immobile avrebbe dovuto effettuare dei controlli che accertassero la tenuta della struttura. Guarda le foto
Crollo balcone via Cavour, area transennata Sequestrato palazzo con uffici Giudice di Pace
«La zona è stata transennata. Questa notte è intervenuto il servizio di reperibilità del Comune e della protezione civile, chiamata dalla centrale operativa della polizia municipale. L’area è stata subito messa in sicurezza. Adesso si sta valutando la situazione per capire quale sia l’ufficio competente che dovrà occuparsene». Queste le parole rilasciate a Meridionews dell’ingegnere Antonio Musso, responsabile della protezione civile di Palermo, sul crollo di parte del balcone al secondo piano dell’edificio che ospita gli uffici del Giudice di Pace, in via Cavour. Calcinacci e grosse pietre sono finiti sul marciapiede di fronte alla Banca d’Italia, in un orario in cui transitano numerosi pedoni. Il caso ha voluto che nessuno si trovasse sotto al balcone al momento del cedimento. La zona è stata transennata dalla polizia municipale, le parti pericolanti sono state demolite dai vigili del fuoco. Un’indagine è stata avviata per accertare le cause del cedimento e le responsabilità nella manutenzione. Intanto i vigili urbani del nucleo Tutela Risorse Immobiliari hanno sequestrato il palazzo. Sono in corso indagini sulla ristrutturazione che è stata effettuata recentemente. Solo per un caso fortuito non ci sono stati feriti.
«Quell’immobile è di proprietà privata e dato in affitto alla Corte di appello», dove si trovano, appunto, gli uffici del Giudice di Pace. «Il datore di lavoro e quindi il gestore dell’immobile, – spiega Musso – cioè chi sta lì e lo utilizza, è informato del fatto che non può utilizzare tutti i balconi, non solo quello che ha ceduto, perché a scopo precauzionale devono essere tutti sottoposti a verifica. Qualunque sia l’ufficio di competenza, dunque, che si occuperà da vicino di questo episodio, dovrà contattare il privato e sollecitarlo a controllare l’intero immobile e assicurare, attraverso uno studio puntuale e dettagliato, che tutti gli altri balconi sono in sicurezza».
Da subito, quindi, si procederà per capire le condizioni generiche dello stabile, di tutta la facciata e del cornicione. Musso non si sbilancia: «Chiaramente il marciapiede è inibito al traffico, non solo perché ci sono le macerie, ma soprattutto perché si tratta di una zona potenzialmente pericolosa». L’ingegnere ipotizza anche un possibile intervento da parte della magistratura: «Potrebbero avviare qualche sequestro, di solito succede così. Dovranno comunque svolgersi le indagini. Per fortuna – conclude – non è successo nulla di grave, è avvenuto solamente un danneggiamento dell’immobile ma potenzialmente poteva trattarsi di un evento molto pericoloso».
«C’è un effetto tufo inspiegabile», dice l’architetto del Comune di Palermo Sergio Lunetta, che entra dritto nel cuore della questione. «Il tufo non è altro che tante conchigliette messe insieme, si sono unite l’una con l’altra fino a formare un conglomerato, un’aggregazione di corpi diversi. Può succedere che si crei all’improvviso una linea di taglio, esterna o interna». Secondo l’architetto poco importa che lo stabile sia privato o meno: «è la solita caccia al capro espiatorio».
Il responsabile reale, dunque, sarebbe il tufo: «Prima bisogna capire com’è fatta una cosa, il problema non è certo di chi sia l’immobile», dice provocatorio in risposta a quanto dichiarato dall’ingegnere Musso. «Non credo che un palazzo rifatto possa avere delle lesioni, se ne sarebbero accorti» aggiunge, confermando le voci in circolo da ieri sera su un probabile restauro recente dello stabile. «Saranno intervenuti semplicemente sull’intonaco, nessuno si sarà aggrappato ad ogni mensola, quelle che oggi sono ridotte in briciole, per vedere se reggevano, anche perché non è una procedura che si poteva fare dal momento che non vi erano lesioni esterne visibili».
Se il tufo, quindi, è saldo non si innesca alcuna situazione di allarme. In questo caso specifico potrebbe essersi trattato di una infiltrazione interna che avrebbe fatto dilavare la coesione dei granuli. «Adesso bisognerà analizzare le parti residue rimaste, quelle cadute a terra, e vedere che cavità e che eventuali difetti di incastro ci sono. Servirà capire perché sono crollate adesso, dopo aver resistito cent’anni. Queste sono le indagini serie che dovranno svolgere gli esperti», conclude Lunetta. Sui social, intanto, si scatenano i commenti sull’accaduto. Alcuni utenti restano impressionati dal fatto che episodi simili a Palermo possano succedere tanto in centro quanto nelle zone più periferiche. C’è chi non rinuncia all’ironia per sottolinearne la potenziale pericolosità: «Ma per fortuna questi balconi sono molto discreti… cadono sempre di notte! Quando nessuno passa sotto. E i funzionari tirano un sospiro di sollievo per il mancato controllo».