Per l'accusa sarebbero stati promessi posti di lavoro e cariche in giunta per rafforzare la maggioranza di centrodestra. Tra i ruoli chiave quello dell'ex assessora Luana Mandrà che, dopo le dimissioni, ha iniziato a parlare con i magistrati di Caltagirone. Tra i coinvolti anche Paolo Ragusa ex vertice di Sol Calatino
Corruzione, campagna acquisti al Comune di Mineo Rinvii a giudizio per cinque, c’è anche sindaca Aloisi
Corruzione in atti d’ufficio e induzione alla corruzione. Sono le accuse dalle quali si dovranno difendere l’ex presidente del consorzio Sol Calatino, Paolo Ragusa, la sindaca di Mineo Anna Aloisi, l’ex primo cittadino Giuseppe Mario Mirata e gli ex assessori comunali Maurizio Gulizia e Luana Mandrà. A disporre il rinvio a giudizio è il giudice per l’udienza preliminare Salvatore Ettore Cavallaro, che ha fissato la prima udienza del processo per il 27 settembre al tribunale di Caltagirone. L’inchiesta è quella legata alla presunta campagna acquisti per sostenere la maggioranza di centrodestra in consiglio comunale. Secondo l’accusa sarebbero stati promessi dei posti di lavoro, all’interno del Centro d’accoglienza richiedenti asilo di Mineo, ma anche un ruolo da assessore nella giunta guidata dall’esponente dell’allora Nuovo centro destra.
Dopo i cinque avvisi di garanzia, emessi a luglio 2015 dal procuratore capo Giuseppe Verzera, lo scorso febbraio era arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, che oggi è stata accolta. A dare l’input iniziale per l’apertura del fascicolo un esposto di alcuni consiglieri comunali menenini. Segnalazioni dettagliate su presunti passaggi dall’opposizione alla maggioranza. I fatti, nello specifico, riguardano un posto di lavoro al Cara offerto, ma rifiutato, alla fidanzata di Mario Agrippino Noto, esponente del senato cittadino, e quello di assessora, poi accettato, all’ex consigliera Luana Mandrà. A quest’ultima sarebbero stati offerti anche un posto da dirigente nel centro per migranti e uno in una azienda che facevano capo a Paolo Ragusa, entrambi rifiutati.
La posizione di Mandrà è una di quelle ritenute chiave dalla procura di Caltagirone. La donna si pente a marzo 2015 dimettendosi dalla carica ricevuta, iniziando a parlare con gli investigatori e svelando le avances che le sarebbero state fatte. Questo è soltanto uno dei filoni d’inchiesta legati al Cara calatino, che annovera sulle sue spalle numerosi fascicoli: da quello di Mafia capitale a quello che ha portato alla proroga degli accertamenti su alcuni amministratori. Nove sindaci (alcuni hanno terminato il loro mandato, ndr) indagati per abuso d’ufficio, turbativa d’asta e turbata libertà nella scelta del contraente. Tutte ipotesi legate alla mega gara d’appalto per il centro, risalente al 2014. Un procedimento diverso rispetto a quello della procura di Catania, che annovera tra gli iscritti nel registro degli indagati il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione.
L’ultima inchiesta in ordine di tempo è quella della cosiddetta truffa dei badge. Un meccanismo che avrebbe dato la possibilità di gonfiare il numero di ospiti all’interno del Cara per ottenere rimborsi maggiori. Una presunta truffa che in quattro anni avrebbe raggiunto la cifra di un milione di euro. I sei avvisi di garanzia sono stati notificati tra gli altri all’attuale direttore Sebastiano Maccarrone, al vertice della cooperativa Sisifo Salvo Calì.