Corruzione all’ispettorato, bastavano le stelle di Natale Lo shopping al vivaio per l’annullamento delle sanzioni

Per corrompere la responsabile dell’ufficio legale dell’ispettorato del Lavoro di Catania sarebbe bastato portarla a fare shopping, gratis, al vivaio di un amico. Maria Rosa Trovato, messa lì dall’ormai ex direttore Domenico Amich benché «priva di esperienza del settore», ha una grande passione per le piante. E, appena sente che uno dei business della famiglia Emmanuele di Giarre è proprio il florovivaismo, non lo nasconde. Sebbene in quel momento l’imprenditore giarrese Orazio Emmanuele sia lì in qualità di professionista multato per un paio di dipendenti in nero in due degli stabilimenti balneari che gestisce a Fondachello, frazione di Mascali: il Luna rossa e il Venice beach. In totale, Emmanuele avrebbe dovuto pagare circa 12mila euro. Poca cosa considerando il colosso imprenditoriale familiare alle sue spalle. Eppure quelle sanzioni proprio non gli vanno giù, così come al suo commercialista, Giovanni Patti, pure lui con una multa alle spalle per una segretaria non proprio in regola.

Nell’inchiesta Black job della procura di Catania – quella che ha coinvolto, in un presunto giro di corruzione, anche l’ex deputato regionale Marco Forzese – non ci sono solo posti da infermiere all’ospedale San Marco di Librino o la stabilizzazione di consorti e cognate in un ente di formazione legato alle Acli (associazioni cattoliche lavoratori). Tutte questioni che diventano nobili, quasi, al confronto con le stelle di Natale ricevute, in cambio dell’impegno ad  annullare alcuni provvedimenti, da Maria Rosa Trovato. Le cimici delle fiamme gialle registrano alcune conversazioni a questo proposito a partire dall’11 dicembre 2017. Nell’ufficio di Trovato ci sono Orazio Emmanuele e il consulente Patti. Un incontro necessario a fare chiarezza su alcuni controlli effettuati da carabinieri e guardia di finanza di Giarre nelle estati 2014 e 2015 nei lidi riferibili alla famiglia Emmanuele. Solo due delle diverse attività balneari riferibili ai noti imprenditori giarresi, conosciuti in zona – oltre che per i vivai – anche per gli affari nei settori dei supermercati e delle case vacanze.

Durante i controlli, i militari elevano sanzioni per circa 12mila euro complessivi nei confronti di Orazio Emmanuele. In una circostanza, l’illecito è l’aver trovato a lavoro un altro componente della famiglia – non coinvolto nell’indagine – nonostante l’assenza di un contratto. Alle vicende di Emmanuele, poi, si sommano quelle di Patti, che nel suo studio di commercialista avrebbe commesso qualche irregolarità nell’assunzione di una segretaria. A lui sono stati comminati poco meno di 4mila euro di multa. In tutti questi casi, i verbali emessi dalle forze dell’ordine non vengono pagati nei tempi tecnici corretti, cioè entro 60 giorni dal momento in cui vengono notificati. Così le pratiche erano state inoltrate all’ispettorato del Lavoro. Di quelle pratiche, però, negli uffici di Catania non c’è traccia. Gli unici segnali sono le ordinanze di archiviazione per Luna rossa e studio Patti. Le contestazioni sul Venice beach, invece, proprio non risultano in nessun fascicolo che gli impiegati riescono a rintracciare quando li cercano, a febbraio 2018, con l’inchiesta Black job in corso. 

Sparite, secondo gli inquirenti, per via della connivenza di Trovato. Registrata mentre parla con Emmanuele all’inizio di dicembre, è lei a chiedergli: «Ma lei che ha fatto? Lo ha messo in regola? Perché lo ha messo in regola? Allora c’è l’ammissione di colpa, scusate». La regolarizzazione della posizione del lavoratore in nero, spiega il commercialista Patti, si era resa necessaria per riaprire il lido Venice beach, chiuso a seguito del controllo. «E ora io come faccio?», domanda Trovato. La sanzione, con quel tentativo di mettere una pezza sopra il buco, non si poteva più annullare. L’unica soluzione, dice lei, è «che lei mi dice “Senta, signora, io voglio pagare 200 euro al mese“. Io questo glielo faccio». Cioè rateizza l’importo, secondo le richieste dell’imprenditore irregolare. L’idea per evitare del tutto di dovere pagare arriva da Giovanni Patti: simulare un’assicurazione Inail regolare, precedente alla data del verbale, ma senza produrre i documenti. Un modo per aggirare la regola: se qualcuno avesse chiesto le carte, solo in quel caso si sarebbe pagato.

«Ci stiamo arrampicando», replica Trovato ridendo. «Esatto», risponde Patti. E giù a ridere anche lui. È a questo punto della conversazione conviviale che arriva il riferimento al vivaio gestito da Emmanuele e da suo fratello a Santa Venerina. «Mi deve dare il suo numero, signor Emmanuele – gli dice la donna – Io amo molto le piante, le cose… Probabilmente vengo a prendere quelle cose». Certo, puntualizza l’imprenditore, lui piante fiorite non ne tratta. Ma, interviene di nuovo Patti con la soluzione, la si può sempre mandare nell’attività di un amico. «Le stelle di Natale, i ciclamini, le cose natalizie… Giusto?», domanda Orazio Emmanuele. «Sì – conferma lei – Ora capita che uno fa qualche pensiero». «Signor Emmanuele, stia sereno: tutto quello che posso fare, lo farò», conclude lei.

I pensieri da fare sotto Natale sarebbero stati più di «qualche», per la verità. Il 14 dicembre 2017 la macchina di Trovato sarebbe stata così piena di piante da dovere mettere i vasi tra loro a incastro. Nonostante un’intera vettura carica, il 24 dicembre gli uomini delle fiamme gialle ascoltano una telefonata tra lei ed Emmanuele: «Mi volevo andare a prendere due stelle di Natale – dice lei – Perché ne ho già prese alcune ma è successa una cosa… La faccio ridere: le ho messe in un posto, sono passate le pecorelle e se le sono mangiate». Stessa fine che parrebbe abbiano fatto le sanzioni per il lavoro in nero.

Luisa Santangelo

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