«Questo posto è una bomba. In circostanze normali, tra personale StMicroelectronics e indotto sono coinvolte circa seimila persone, che vengono da tutta la Sicilia. Se l’immagina cosa succede se qua esplode il virus?». A parlare è un lavoratore del colosso della microelettronica alla zona industriale di Catania. Oltre ai due contagi già noti, è appena stato confermato un terzo caso di positività: un ingegnere di 52 anni, in servizio nell’edificio M5, lo stesso dal quale veniva il primo contagio. L’azienda, come raccontato da MeridioNews nei giorni scorsi, ha ridotto al minimo le presenze fisiche in sede, tra telelavoro, ferie e congedi di vario tipo. Ma la produzione non si è fermata, anche se i numeri delle persone in loco sono ormai drasticamente ridotti.
Così sono tre i dipendenti della multinazionale ad avere contratto il Covid-19. L’ultimo è ricoverato all’ospedale Cannizzaro di Catania, nel reparto di Malattie infettive. Ha la febbre alta ma, stando a quanto risulta ai suoi colleghi, non è in gravi condizioni. È il terzo positivo della sede catanese dell’azienda. Il primo era stato un suo collega del medesimo stabilimento, il secondo un lavoratore dell’edificio Ct6, un altro sito aziendale di più vecchia concezione. Il tema, per chi ogni giorno si reca alla zona industriale del capoluogo etneo, è uno: le misure di sicurezza sono sufficienti? È stato mandato in quarantena fiduciaria tutto il personale che sarebbe stato necessario?
Per uno dei lavoratori di St sentito da MeridioNews, la risposta è negativa. L’1 aprile sono stati convocati i responsabili della sicurezza e i rappresentanti sindacali per dare loro la comunicazione del contagio. Il 52enne soffre di una patologia cronica e l’azienda avrebbe spiegato che l’ultimo giorno che è stato in ufficio era il 18 marzo. Data a partire dalla quale ha cominciato a eseguire i suoi compiti in telelavoro. Il giorno prima, avrebbe sostenuto ancora St, il dipendente non sarebbe sceso nel sito produttivo. «Lo dimostrano attraverso i badge, necessari perché si aprano le porte della produzione – continua il lavoratore – Noi siamo spaventati. Bisogna chiudere e sanificare, qui invece lavoriamo come prima». Cioè con le riduzioni del personale e le misure di prevenzione imposte dai decreti legge contro la diffusione del coronavirus, ma senza lo stop delle attività.
Le domande continuano. Nell’ufficio in cui lavora l’ingegnere contagiato avrebbero accesso almeno una decina di persone. In quarantena ne sarebbero state messe tre, stando a quanto risulta ai sindacati. Cioè quelle che avrebbero avuto i contatti più stretti con il collega positivo. In tutto lo stabilimento, sarebbero una quindicina i dipendenti in quarantena obbligatoria. A cui va aggiunta una lavoratrice rimasta a casa su suggerimento del medico, in attesa che arrivi l’esito del test del tampone su un impiegato con il quale condivide la sede di lavoro. Quest’ultimo, sottoposto all’esame rinofaringeo poiché familiare di un positivo, è in attesa del risultato.
Il 31 marzo, l’Asp di Catania, a seguito di un incontro voluto dalla prefettura, ha inviato a St un elenco di prescrizioni. Norme da rispettare e mettere in atto «con tempestività», precisava l’Azienda sanitaria provinciale etnea. Tra queste, l’individuazione di opportuni dispositivi di protezione individuali e la sanificazione straordinaria degli spazi aziendali. Per quanto riguarda le mascherine ogni commento è demandato alla visione della fotografia di una di quelle che sarebbero state consegnate all’ingresso nei giorni scorsi: una striscia di tessuto, quasi trasparente, da usare per proteggere le vie aeree.
Aggiornamento del 3 aprile 2020
L’articolo è stato modificato precisando che la StMicroelectronics ha ridotto al minimo le presenze fisiche nella sede di Catania, avviando il telelavoro. È stato precisato, altresì, come già fatto in altri articoli di MeridioNews, che l’azienda continua la produzione, pur avendo limitato il personale operante nel sito produttivo catanese e applicando le misure di prevenzione imposte dai decreti legge.
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