Se non è la rivoluzione poco ci manca. Oggi giornata di protesta dei forestali a Palermo ed in Sicilia. I soldi della delibera Cipe che doveva liberare le risorse alla fine non sono utilizzabili. Eppure non ci sono molti trucchi da uscire dal cilindro. Alessandro Baccei, assessore regionale all’Economia ha parlato negli ultimi tempi una lingua ostica e difficile, ma al tempo stesso ha rivelato per i conti ed il bilancio della Sicilia una ricetta semplice che passa da scelte dolorose. Rinegoziare da regione a statuto speciale con lo Stato, provando in sintesi a perdere, ma non a straperdere e chiudendo la partita per una cifra che oscilla da 800 milioni al miliardo di euro.
Le entrate non possono essere comparate a quelle delle regioni a statuto ordinario. Non privilegio quindi, ma diritto. Un ragionamento politico che necessita di accreditamento, credibilità ed autorevolezza tra le parti. Discorso analogo hanno fatto le altre regioni arrivando a mettere i conti a regime. Oltre a questo, cosa che Baccei ufficialmente non dice, per non apparire eccessivamente impopolare, la via da percorrere rimane quella di razionalizzare, a partire ad esempio proprio da forestali e precari. Un taglio del 20 per cento delle risorse destinate ai forestali, ad esempio, salvandoli tutti, un numero che ammonta ad oltre 24mila persone, che produrrebbe una significativa razionalizzazione e determinerebbe un ridimensionamento, ma al tempo stesso darebbe certezza a chi decide di rimanere guadagnando meno.
E poi portare a 18 ore la settimana tutti i lavoratori socialmente utili creando un tetto alla spesa, ma garantendo al tempo stesso un criterio compiuto e sostenibile. Da una prima sommaria stesura dei conti si arriverebbe ad un risparmio complessivo tra prima e seconda ipotesi di 310 milioni di euro all’anno. Accanto a questo riportare in Sicilia la realizzazione delle buste paga dei dipendenti siciliani statali che al momento avviene a Latina. In atto gli introiti delle tasse dei dipendenti dell’esercito, dei magistrati e delle altre categorie, le cui buste paga vengono fatte al di là dello Stretto, sono versati allo Stato e non alla Regione siciliana. Si otterrebbero così all’incirca incassi per 200 milioni di euro all’anno.
In Sicilia poi tutto il settore che riguarda l’estrazione di gas ed idrocarburi ha l’obbligo di mantenere la sede societaria in Sicilia. Altri 200 milioni di euro potrebbero venire dal gettito fiscale in questione, ma andrebbe negoziato con lo Stato e inquadrato in un accordo reso specifico e operativo. L’incontro romano di Crocetta ieri è stato improntato ad auspici e premesse di belle storie da realizzare. Un approccio concreto che passa da scelte dolorose e indifferibili a cui la politica non può che rivolgersi con un profilo di credibilità alto e fuori dai discorsi di bottega e di rimpasto eterno.
Due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia dell'ospedale Papardo di Messina sono state sequestrate dai carabinieri del…
Sanzioni per un totale di 132mila euro sono state applicate a Catania dalla polizia ai titolari di…
Fogli di via, ammonimenti, avvisi orali e daspo urbano. La questora di Caltanissetta, Pinuccia Albertina…
Giudizio immediato nei confronti di Daniele Alba, meccanico di 35 anni di Cianciana, nell'Agrigentino, che…
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Nicola Catania confermando definitivamente l’elezione…
Lo scorso 18 ottobre sono arrivate da Roma, dagli uffici del ministero dell'Interno, in concerto…