Comune, il Consiglio approva il Bilancio di previsione Maggioranza coesa, Pd a pezzi: si dimette Filoramo

«Il sindaco aveva chiesto un atto di responsabilità, e la risposta è arrivata puntuale». È una maggioranza compatta quella che si è presentata alla lunga maratona che ha portato all’approvazione del Bilancio previsionale relativo al 2016, che ha visto la luce alle sei del mattino in Sala delle Lapidi. Un risultato importante, soprattutto in chiave politica, che vede il primo cittadino Leoluca Orlando uscire vincitore da una prova di forza, quella di anticipare il voto per il previsionale, che gli consentirà di affrontare con più serenità la sempre spinosa questione Ztl. Questo grazie alla collaborazione dei suoi uomini in Consiglio, che nella nottata di votazione hanno fatto gruppo compatto e alla deflagrazione del Pd, culminata con le dimissioni, durante la seduta, del capogruppo Rosario Filoramo

«Era importante portare a casa quanto prima il risultato – dice Francesco Bertolino, presidente della commissione Bilancio – Quello approvato è un documento che conferma la via verso il risanamento dei conti intrapresa negli ultimi anni. L’unico punto di sofferenza è quello relativo all’Amat, ma la situazione è comunque sotto controllo». E proprio l’azienda municipalizzata dei trasporti sarebbe quella a beneficiare di più dalla discussione sulla zona a traffico limitato, che terrà banco ad oltranza dopo la pausa di ferragosto. Ztl sulle quali si è già accesa la polemica, le entrate previste dal provvedimento, infatti, non sono presenti nel documento votato dal consiglio. «L’assessore – dice Nadia Spallitta, consigliera del Partito democratico – spiega che si tratta di un falso problema, perché sono cifre che verranno inserite nel bilancio dell’Amat, ma non la trovo una cosa sensata visto che invece nel Previsionale troviamo i finanziamenti regionali che il Comune riceve per la partecipata dei trasporti. Questo non ci permette di avere un quadro completo della situazione». Un tema sottolineato anche dalla mancanza, in allegato, dei bilanci delle partecipate. «Questo non ci permette di effettuare il controllo analogico sulle aziende, che continuano a non trasmettere budget, relazioni e rendiconti».

Ha avuto esito positivo, invece, il lavoro degli uffici per riuscire in breve tempo a incorporare nel documento le novità portate dal piano triennale delle opere pubbliche, approvato in settimana, aggiornato con gli emendamenti della giunta e soprattutto con la linfa portata dallo sblocco da parte del Cipe dei fondi del Patto per Palermo, che influiranno non poco sulla realizzazione di molti progetti. «Questa integrazione – prosegue Bertolino – ci ha permesso di votare questo bilancio in tempi così brevi». Se da un lato, tuttavia, il capitolo delle infrastrutture è molto nutrito, critiche arrivano sul fronte sociale. «Quello che si legge nella relazione programmatica strategica che accompagna il Bilancio – dice ancora Spallitta – è un quadro sconcertante: parla di una città in cui c’è una situazione di povertà diffusa, in cui il reddito medio si aggira attorno ai novemila euro all’anno e con un tasso di occupazione tra i più bassi d’Italia e del Meridione. A fronte di ciò, però, non si leggono investimenti sulle politiche giovanili, su quelle di genere, sulla famiglia, non si sono fatte scelte in grado di influire sulla politica economica».

Il colpo di scena della lunga discussione, andata avanti per oltre 12 ore, sono state senza dubbio le dimissioni del capogruppo dei democratici. Dopo il no ricevuto in merito a una sua proposta di votazione del Bilancio, infatti, Rosario Filoramo ha deciso di farsi da parte. «Io stessa non ero d’accordo con la formula di votazione proposta dal consigliere – continua la vicepresidente del Consiglio – Siamo in minoranza in Aula, ma questo non ci deve impedire di fare opposizione in maniera critica, se avessimo votato subito il documento senza potere fare analisi e discussioni non avremmo fatto il nostro dovere». Ma gli attriti in casa Pd erano iniziati già il giorno prima, durante la redazione del piano per le alienazioni e valorizzazioni, propedeutico al Bilancio di previsione. «Nel piano – racconta Spallitta – sono state fatte rientrare tutte le strutture sportive. È previsto che queste possano essere date in concessione – fino a 50 anni – a privati, in cambio di un canone annuale. Ho presentato allora un emendamento relativo allo Stadio delle Palme, perché qualora venisse dato in gestione, è lecito pensare che il gestore possa imporre il pagamento dell’ingresso. L’atletica è già abbastanza mortificata, mi sembra assurdo che la gente debba pagare per correre». Emendamento non condiviso dall’ormai ex capogruppo. «Filoramo non solo non ha sottoscritto la mia proposta, ma ha anche presentato un subemendamento per stralciarla. Cosa che non è avvenuta, infatti il mio emendamento è stato approvato e lo Stadio delle Palme non rientrerà tra quelli che possono essere concessi a privati».

«Ho rassegnato le mie dimissioni da capogruppo del Pd in Consiglio Comunale dopo essere riuscito a sparigliare una situazione d’Aula bloccata dagli appetiti di chi è abituato in occasione dell’approvazione del Bilancio di previsione a effettuare l’assalto alla diligenza a suon di emendamenti di dubbia utilità» Commenta così Filoramo, il cui posto a capo del gruppo del Pd sarà momentaneamente ricoperto dal suo vice: Sandro Leonardi.  «Le condizioni che abbiamo affrontato nelle ultime due sedute di Consiglio – aggiunge – sono state del tutto eccezionali, il bilancio di previsione da approvare a cavallo del ferragosto, con la fretta e gli infradito ai piedi a farla da padrone. Ho scelto nell’interesse della città. Ho scelto di privilegiare il riavvio della spesa pubblica comunale, consentendo la rapida approvazione del bilancio e lo sblocco della spesa . Ho chiesto esplicitamente al Sindaco, ottenendone il pubblico assenso, di assumersi la piena responsabilità di tale ritardo e l’impegno di rinviare l’approfondimento dei tantissimi nodi irrisolti con la prossima manovra di assestamento da effettuare entro settembre». Infine l’attacco nei confronti degli avversari politici estermi, ma anche e forse soprattutto interni al suo partito: «Nelle prime ore del mattino il Bilancio è stato approvato senza ricorso ad alcuno emendamento. Un miracolo della politica troppe volte accusata di creare immobilismo. Ciò non è stato gradito da quei consiglieri di destra e della maggioranza abituati a gozzovigliare nelle lungaggini delle trattative. Ciò non è stato gradito anche da qualche esponente del mio gruppo e del mio partito, attratto dal dito dello scontro interno piuttosto che dalla luna dell’interesse pubblico. I conflitti e la mancanza di strategia unitaria all’interno del Pd, purtroppo, vengono utilizzati per delegittimare e favorire il trasformismo col centrodestra palermitano – conclude l’esponente democratico – Il Pd torni ad essere il Pd, forza trainante e accogliente del centro sinistra».

Anche Serena Bonvissuto, consigliera del gruppo Misto, interviene sulla modalità di votazione del documento contabile: «Sono stata l’unica a votare no al prelievo del bilancio di previsione perché disapprovo il metodo e la tempistica con il quale questo Consiglio Comunale, in piena conformità con le logiche della vecchia politica, ha trattato un atto così importante: in seguito ad una settimana di lavori d’Aula, in cui sono stati approvati altri atti importanti, in prossimità di ferragosto, a tarda notte, ma, soprattutto, non affrontando nella dovuta maniera la mancata approvazione dei budget 2016 delle società partecipate, e senza aver potuto analizzare i bilanci 2015 delle stesse, perché le società partecipate si sono avvalse della proroga per l’approvazione». Bonvissuto attacca il governo della città: «L’amministrazione Orlando non ha creato i presupposti per una gestione virtuosa delle società partecipate – critica – e dimentica di dire che se alcune di esse chiudono in attivo e non in perdita, come avveniva in passato, è perché il Comune gli trasferisce sempre più risorse fra sprechi e inefficienze. Insomma – conclude l’inquilina di Sala delle Lapidi – le premesse c’erano tutte per ridurre al minimo la discussione nel merito in aula e arrivare più o meno velocemente all’approvazione della proposta di bilancio, previa, naturalmente, la farsa delle finte opposizioni».


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