«Ho qualche riserva sul concetto di integrazione, che spesso si traduce in omologazione, e invece mi piace l’idea di contaminazione. Vale a dire che ciascuno si confronta con le proprie diversità, che poi è l’idea di questo progetto». Sergio Cipolla, presidente dell’ong Ciss, introduce così alla Casa della Cooperazione (il nuovo circolo Arci in via Ponte del Mare, che sorge in un bene confiscato alla mafia) il progetto Come.in: un programma europeo che parte a Palermo il primo aprile e che vuole mettere in pratica percorsi innovati per l’integrazione di rifugiati in quattro nazioni, mettendo in rete l’esperienza di associazioni e organizzazioni no-profit che operano da tempo in ambito sociale.
Come.in è risultato tra i 12 ammessi da Creative Europe, il programma di cooperazione transnazionale tra organizzazioni culturali e creative all’interno e al di fuori dell’Unione Europea, e ha superato la concorrenza di 234 proposte. Il progetto, dal costo totale di 190mila euro e che prevede due anni di attività per almeno 470 rifugiati, ha visto coinvolte nel capoluogo siciliano varie realtà sociali: Ciss, Arci Porco Rosso, Associazione Tavola Tonda, Associazione Maghweb. L’idea di fondo è quella di favorire l’accoglienza, senza però scadere nel paternalismo e nell’etnocentrismo che troppo spesso vengono usati come unici strumenti verso l’interazione coi migranti che, prima ancora di essere etichettati come tali, sono persone. Per questo motivo, invece, le attività previste (alcune già attive, altre prossime alla partenza) cercheranno di attivare processi di conoscenza delle culture d’origine e dell’identità delle singole individualità.
Un esempio è quello dello sportello Sans-Papiers, organizzato da Arci Porco Rosso di fronte casa Professa, nel cuore di Ballarò. «Il nostro circolo – spiega Fausto Melluso – sta al centro di un quartiere dove c’è una forte presenza di migranti e richiedenti asilo. Noi col nostro sportello li indirizziamo verso servizi di cui possono usufruire, seppur spesso carenti. Con questo progetto vorremmo attivare poi laboratori artistici e culturali, coinvolgendo ad esempio personalità come il fotografo Francesco Bellina o il regista Pierfrancesco Li Donni». Il circolo Tavola Tonda, invece, si è da tempo specializzato nell’ambito musicale. E intende attivare, nelle parole di Marco Tarantino, «laboratori che non saranno laboratori in senso stretto, ma più momenti di incontro. Vogliamo creare un canzoniere migrante, perché spesso le sole parole sono invasive».
Maghweb invece si occuperà della parte grafica e multimediale, realizzando: un filmato che raccolga le storie personali dei rifugiati coinvolti nel progetto, un laboratorio fotografico, uno spazio interattivo e multimediale intitolato Migrant’s routes (Rotte migranti). «Vogliamo scardinare l’approccio etnocentrico – dice Gabriele Tramontana – e siamo partiti dalla creazione del logo del progetto, in cui abbiamo ricreato una casa con linee e simboli che richiamano le nazionalità dei partner coinvolti».
Alla presentazione era presente anche l’assessora alla Cittadinanza Sociale Agnese Ciulla, che ha ricordato come «nel 1996, io ero una ragazzina allora, partecipai a un progetto col Ciss che parlava di integrazione a partire dalla strada. E lo realizzammo a Brancaccio, a due passi da qui. C’è una questione fondamentale da affrontare, ovvero quella dei 25mila minori stranieri non accompagnati che passano da un sistema di tutele che in sostanza funziona ai Centri di Accoglienza Straordinaria, dove invece si fanno cento passi indietro. Progetti del genere invece vanno nella direzione opposta». La conclusione di Sergio Cipolla sembra trovare tutti d’accordo: «Siamo grati per la presenza degli stranieri in una città come Palermo, perché la loro presenza ci arricchisce».
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