Clochard bruciato vivo, il quartiere sotto shock Padre Spatola: «Si ostinava a volere dormire lì»

I visi sono tirati, c’è poca voglia di parlare, qualcuno in lontananza asciuga le lacrime. Nella notte appena trascorsa Marcello Cimino, un senzatetto di 45 anni, è morto tra le fiamme all’interno della Missione san Francesco dei Frati Cappuccini. A ridosso dell’omonima piazza, lungo la via Cipressi che conduce nel cuore della Zisa.

Padre Domenico Spatola, che si occupa dell’accoglienza dei senzatetto nella struttura, tenta di dare una parola di conforto ai presenti. «Il male si combatte con il bene» continua a ripetere, come fosse un mantra. I video delle telecamere hanno tolto ogni dubbio, ma la portata dell’incendio ha subito lasciato presupporre, come confermato da subito dagli stessi inquirenti e dai vigili del fuoco, che la natura del rogo fosse dolosa. A denti stretti il sospetto è stato anche confermato da tutti coloro che lavorano e vivono alla Missione. Che per Marcello hanno parole di riguardo. «Quando lo trovavamo qui, a dormire sotto l’androne – dice un uomo – ci dava una mano nelle faccende. Sembrava un brav’uomo».

Mentre un ragazzo, anche lui si chiama Marcello, dice qualcosa in più: «Io qui vengo a mangiare da cinque anni, conoscevo lui così come conosco tutti. Gli volevo bene, tutti ne gliene volevano. Capitava qui ogni tanto, di solito andava a dormire alla stazione, dentro i treni che partono la mattina. Non so chi possa essere stato, di sicuro qualcuno da fuori». Un’ipotesi confermata dagli inquirenti, che stanno indagando su una famiglia di fruttivendoli che staziona a piazza Cappuccini, di fronte le catacombe. Da dove, però, al momento chi lavora preferisce non rilasciare dichiarazioni. 

Le telecamere di videosorveglianza, in totale quattro e disposte non solo all’esterno della struttura ma anche all’interno, hanno immortalato gli attimi – intorno alla mezzanotte – nei quali si vede un uomo, totalmente incappucciato, che getta una tanica di benzina sul senzatetto che stava dormendo. Una quantità di liquido infiammabile talmente spropositata che lo stesso attentatore ha rischiato di prendere fuoco. Mentre questa mattina l’androne risulta annerito in più parti, e anche gli affreschi sono gravemente danneggiati. Sulla vicenda indaga la polizia, coordinata dalla pm Maria Forti che ha disposto l’autopsia. Gli investigatori stanno interrogando anche alcune persone con le quali ieri pomeriggio il clochard avrebbe avuto un diverbio, che potrebbe essere stato all’origine dell’omicidio. I poliziotti hanno setacciato la zona per cercare una tanica abbandonata in qualche cassonetto o in alcune aree della zona attorno al convento.


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