L'uomo, ricoverato per un malore nel dicembre del 2012 è deceduto pochi giorni dopo. La vicenda giudiziaria si trascina da anni, dopo un'iniziale richiesta di archiviazione da parte della Procura. Le accuse sono di omicidio colposo e concorso in omicidio per due dottoresse
Clinica Macchiarella, a processo primario Rinvio a giudizio dopo morte di un paziente
Rinvio a giudizio per il primario della clinica Macchiarella, il dottor Marcello Caruana, e le dottoresse Liboria Barreca e Angela Terranova. Così ha deciso il giudice Vittorio Alcamo dopo l’udienza preliminare di questa mattina. I tre medici sono accusati di omicidio colposo e di concorso in omicidio. Il paziente è Rosario Bonanno, morto il 18 dicembre del 2012. La vicenda, infatti, si trascina da quattro anni e mezzo, a causa dello scontro fra i diversi periti ed esperti che si sono pronunciati sul caso e un’iniziale richiesta di archiviazione mossa dalla Procura.
L’uomo viene ricoverato lunedì 17 dicembre, dopo essere stato male anche nei quattro giorni precedenti: venerdì 14 il figlio telefona alla clinica Macchiarella e prende un appuntamento per il giorno successivo col dottor Caruana, che dopo la visita consiglia il ricovero per il lunedì successivo. Appena entrato in clinica, Bonanno viene sottoposto a tutti gli esami di routine. Dalle analisi del sangue risultano subito alcuni valori sballati, in particolare quelli relativi all’azotemia e alla creatinina. Il ricovero avviene alle 12.41 dello stesso giorno, dopo quattro ore somministreranno l’alimentazione parenterale per endovena. Mentre alle 22.30 sarà la volta del sondino nasogastrico e alle 23.20 del catetere vescicale. Tutti elementi confermati dalle cartelle cliniche. Così come le continue lamentele mosse dal paziente per un dolore costante all’addome.
Bonanno, come sottolineato sia dall’accusa che dalla difesa, era affetto da un’insufficienza renale cronica. Quello che emerge dalle perizie dei consulenti del pm è che, dati i valori sballati registrati al momento del ricovero, il paziente avrebbe dovuto essere sottoposto immediatamente a dialisi per ridurre i valori e per essere in seguito sottoposto a un intervento chirurgico. Il vomito dei giorni precedenti era la dimostrazione chiara che l’uomo aveva un’ernia inguinale che aveva incarcerato una porzione di intestino, motivo per cui non passava alcun liquido e i valori erano fuori norma. Il giorno dopo il figlio, in visita alla clinica, trova il padre cianotico. I medici riferiscono che la situazione si è aggravata all’improvviso.
È solo in questo momento che optano per una dialisi, che però deve essere eseguita all’ospedale Civico. Neppure il tempo di salire in ambulanza, però, che Bonanno muore. I familiari si convincono che il padre si sia aggravato improvvisamente quel giorno stesso e che in clinica avevano deciso già il giorno prima di operarlo e che per via del peggioramento non avevano potuto procedere. «Cosa vuole la fortuna? Che insieme ad alcuni documenti da restituire, ai familiari vengono per sbaglio dati anche gli esami clinici del padre fatti giorno 17. Dopo due settimane, quando hanno sistemato tutto, si sono accorti di quello che era successo», spiega l’avvocato Lorenzo Marchese, legale di parte civile che rappresenta i tre figli e la moglie di Bonanno.
La famiglia si consulta immediatamente con altri medici, che confermano le preoccupazioni riguardo ai valori relativi al giorno di ricovero. Da quel momento inizia l’iter giudiziario della vicenda. A difendere Barreca e Terranova è l’avvocata Simona Risocaro, che oggi aveva concluso le sue considerazioni con la richiesta di esclusione delle due imputate dall’accusa. Per la legale le due dottoresse sarebbero estranee a qualsiasi eventuale torto della clinica perché non specializzate in chirurgia ma in medicina interna, quindi non avrebbero avuto alcuna competenza nel caso specifico. A difendere il primario, invece, è Debora Guarnotta, che oggi in aula ha sostenuto la tesi che Caruana abbia seguito il protocollo in base all’aggravarsi del quadro clinico di Bonanno. Pm e parte civile, invece, avevano chiesto proprio il rinvio a giudizio per i tre medici, accolto dal giudice Alcamo. Il processo inizierà a maggio.