Cimitero Paternò, tombe dei bimbi nel degrado La protesta: «Piantiamo una bandiera bianca»

Una bandiera bianca piantata dentro all’area di viale San Luca, all’interno del cimitero monumentale nella collina storica di Paternò. Si tratta di una iniziativa dello scultore Nino Milici, il quale recatosi al campo santo ha avuto modo di constatare lo stato di degrado in cui versa la zona dei loculi dei bambini defunti. Strutture che cadono a pezzi, lapidi distrutte e anche spazzatura. Ma ciò che più salta all’occhio è la presenza di erbacce secche tra le tombe dei piccoli. «Alzo bandiera bianca dinanzi alla crescente inciviltà – precisa Nino MIlici a MeridioNews -. Non si possono lasciare i luoghi della nostra memoria, dove riposano i nostri morti, in questo stato così indegno». 

La problematica non è nuova ma affonda le radici nei mesi passati. Nel novembre del 2015, la nostra testata si era già occupata della questione ma, da allora, non è cambiato nulla.  «Mi sono arreso – racconta Milici – le erbe hanno coperto le tombe, senza che il Comune riesca a far nulla per sistemare». Gli arbusti che crescono in modo spontaneo nella zona obbligano di fatto i visitatori a spostare con le proprie mani la sterpaglia per farsi spazio. Ma non solo. 

Ignoti hanno lasciato vicino alle tombe materiale di risulta, proveniente da lavori effettuati da privati all’interno del camposanto e lasciati sul posto. A tal proposito l’assessore ai servizi cimiteriali Agostino Borzì spiega a MeridioNews: «Complessivamente il cimitero monumentale è più pulito rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli utenti sono più attenti lasciano i fiori secchi o altro materiale dentro i cassonetti». 

«Avevo dato disposizioni che venisse fatto un accurato lavoro di bonifica delle sterpaglie – conclude Borzì – In quella zona bisogna intervenire coi decespugliatori. Lavoro che effettueremo a partire da domani». Sulla presenza dei materiali di scarto, l’assessore rassicura: «Purtroppo qualcuno ha approfittato di queste settimane per lasciare tutto in stato di abbandono. Stiamo lavorando per identificare gli autori e prendere i giusti provvedimenti».

Salvatore Caruso

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