«Siamo stati delle mosche bianche, ma finalmente la nostra strada smette di essere in salita». I lavoratori della Cesame possono tirare un sospiro di sollievo. Per Natale la Regione Sicilia dovrebbe firmare un decreto di finanziamento a fondo perduto: cinque milioni di euro che serviranno per ristrutturare l’azienda e ridare un lavoro a 80 persone. Dopo più di dieci anni di sacrifici. Lo stabilimento catanese dal 1956 al 2007 ha prodotto sanitari d’eccellenza, esportati in tutto il mondo. Ma una crisi economica esplosa nel 2004 ha portato alla chiusura dell’attività produttiva, tre anni dopo. Un fatto che ha portato i dipendenti a decidere di prendere in mano la struttura. Era marzo 2010 quando in 80 hanno deciso di investire i propri soldi in una cooperativa. «Ci siamo letteralmente ricostruiti il posto di lavoro. E adesso ci stiamo riappropriando della nostra dignità professionale», racconta Sergio Magnanti, presidente della coop ed ex amministratore delegato di Cesame nei tempi d’oro.
Entro i primi giorni di gennaio dovrebbe essere firmato l’accordo di programma tra la nuova Cesame e Palazzo d’Orleans. E in quella sede dovrebbero arrivare le date delle prime erogazioni di denaro. I soldi serviranno a rimettere a nuovo i 46mila metri quadrati di capannone alla zona industriale di Catania. Che sono stati acquistati dai dipendenti grazie a un mutuo decennale. «Queste 80 persone hanno usato la loro mobilità, il trattamento di fine rapporto, i soldi che avrebbero dovuto ricevere per la cassa integrazione», spiega Peppe D’Aquila, segretario di Filctem Cgil. «Tutto questo, per un totale di un milione e mezzo di euro, è servito a dare una speranza a un progetto imprenditoriale e sociale di grande valore – continua il sindacalista – Questi uomini e queste donne hanno abbattuto un muro». E adesso vedono più vicino il loro obiettivo.
«Sono entrato per la prima volta in uno stabilimento Cesame quando avevo ancora i calzoncini corti», ricorda Magnanti. Suo padre era uno dei tecnici che hanno avviato l’azienda, negli anni Cinquanta. Lui prima è entrato come dipendente, poi ha salito – uno dopo l’altro – i gradini dell’amministrazione aziendale. Fino a diventare prima direttore generale e poi amministratore delegato. «Io il sogno di quest’azienda l’ho vissuto tutto – dice – Ho visto i due grandi stabilimenti crescere. Uno è quello in cui adesso ha sede l’Ikea. L’altro era grande 96mila metri quadrati. Noi ne abbiamo rilevata metà. Ma negli anni di inattività è stato distrutto e vandalizzato. Adesso va ricostruito». Lo faranno con i soldi messi a disposizione dalla Regione, con l’appoggio del ministero dello Sviluppo economico, che già a giugno 2010 aveva approvato il progetto di rilancio. «Abbiamo incontrato e superato diversi ostacoli burocratici, speravamo di iniziare a produrre molto prima», continua il presidente della cooperativa.
A un’azienda laziale specializzata sarà affidata la ricostruzione dello stabilimento e la rimessa in attività. «Ce lo ridaranno chiavi in mano», prosegue Magnanti. I lavori dovrebbero finire in 12 mesi, ma già dopo la prossima estate i forni di cottura dovrebbero essere riaccesi. «Eravamo all’avanguardia nell’uso delle nuove soluzioni tecnologiche, lo saremo ancora – sostiene – Produciamo sanitari in ceramica, ma abbiamo lavorato con un industrial designer e un architetto per creare rubinetterie e arredi per il bagno. Cose che in passato Cesame si limitava a commercializzare e che in futuro produrrà». Un sogno supportato dalle richieste commerciali che continuano ad arrivare, nonostante gli anni di stop: «Un albergo di Roma ci ha chiesto i bagni per 100 stanze. Abbiamo domandato se possono aspettare otto mesi». Il futuro, però, potrebbe passare anche per l’estero: «Abbiamo parecchi contatti con Turchia e Medioriente». E sebbene la strada sia lunga un numero che si ripete fa ben sperare per il domani: «Nel 1956 i dipendenti all’apertura di Cesame erano 80. Tanti quanti i soci della cooperativa oggi».
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