Prima il Tar e poi il Cga hanno dato ragione ai concorrenti che nel 2021 erano stati esclusi per avere avuto in passato collaborazioni professionali con il presidente della commissione giudicatrice. «Riformulare graduatoria», si legge in una determina
Centro direzionale, privati vincono ricorso contro Regione Nuovo colpo di scena nella progettazione della maxi-opera
La trasformazione del magazzino McDonald’s e Villa Dall’Ava, a Parigi, il concorso per la piastrella Halles, la copertura della stazione Montpellier-Sud-de-France. In che modo queste opere, fino a pochi giorni fa, hanno avuto a che fare con la Sicilia? La risposta sta sullo sfondo di una storia che nell’ultimo anno è rimasta inabissata tra le aule della giustizia amministrativa, lontana dalle luci dei riflettori. Non perché poco importante ma per la fecondità dell’isola nel fornire temi su cui dibattere e, spesso, indignarsi. In questo caso, la vicenda è collegata al centro direzionale che la Regione punta a realizzare a Palermo. Un’opera da oltre quattrocento milioni di euro, definita dal presidente Nello Musumeci «il più importante investimento di edilizia pubblica realizzato in Italia negli ultimi decenni». Il centro dovrebbe concentrare gli uffici della pubblica amministrazione garantendo un risparmio di 25 milioni alla voce affitti.
L’anno scorso sembrava potesse compiersi il primo passo del percorso che dovrà portare all’avvio dei lavori. Non era ancora primavera, infatti, quando la commissione giudicatrice del concorso di progettazione stilò la graduatoria, individuando le migliori cinque proposte alle quali sarebbero andati i premi in denaro previsto dal bando: mezzo milione al primo, oltre alla possibilità di occuparsi del progetto di fattibilità tecnica, 200mila euro al secondo, terzo, quarto e quinto. A presiedere la commissione c’era Marc Mimram, architetto francese dal ricco curriculum professionale. A spuntarla sui concorrenti era stato il raggruppamento di professionisti guidato dalla società milanese Tekne. I giochi sembravano fatti, al punto che la Regione, il 12 marzo 2021, diramò un comunicato rendendo noto il verdetto, ma fu un abbaglio: da lì a pochi mesi, la Regione avviò il procedimento per l’esclusione dalla gara nei confronti non solo di Tekne e degli altri soggetti a essa associata, ma anche per i raggruppamenti arrivati secondi e quarti in graduatoria. All’origine delle decisioni ci fu sempre la stessa contestazione: avere dichiarato il falso nella fase di compilazione dei documenti di gara, e nello specifico di avere omesso di avere avuto collaborazioni professionali con Mimram. In parole più semplici, non era possibile escludere che i giudizi fossero stati condizionati da conoscenze pregresse.
Il colpo di scena, che trovò spazio anche nella trasmissione televisiva Striscia la notizia, portò a una sfilza di ricorsi alla giustizia amministrativa. Giudizi al termine dei quali, tenendo conto di Tar e Cga, hanno portato gli studi professionali a imporsi sei a zero nei confronti della Regione. Sia in primo che in secondo grado, infatti, sono state smontati i rilievi degli uffici. Questi ultimi avevano motivato le esclusioni con l’omissione di dichiarazioni da parte dei concorrenti al momento di presentare i progetti; tuttavia, per i giudici le cose non sarebbero andate così. Nel disciplinare di gara – il documento chiamato a esplicitare le regole del gioco, sgomberando il campo da ambiguità – era infatti previsto che nel caso di partecipanti che fossero «partner abituali di affari e di progetto» dei componenti della commissione giudicatrici o di chiunque altro fosse stato chiamato a gestire il concorso sarebbe sorto un conflitto di interessi. Ipotesi questa che per i giudici non rientrerebbe nei casi individuati dalla Regione: infatti, nonostante le società di professionisti abbiano collaborato a vario titolo con Mimram nei lavori realizzati in Francia, ciò non sarebbe stato sufficiente a definire il profilo di partner abituale. «Non assumono alcun rilievo rapporti di lavoro o collaborazioni meramente occasionali e non connotati da una forma di affectio professionale o economica», si legge in una delle sentenze. I giudici, inoltre, hanno definito «ambiguo ed equivoco» il tenore letterale della dichiarazione sostitutiva precompilata che i partecipanti erano tenuti a presentare.
Naturale chiedersi cosa accadrà adesso. Con una determina firmata martedì dal responsabile unico del procedimento, l’ingegnere capo del Genio civile di Trapani, Salvatore Caruso, è stata disposta la riammissione di tutti i concorrenti esclusi e la riformulazione della graduatoria. Che, a questo punto, dovrebbe tornare a rendere attuale il comunicato stampa dell’anno scorso del presidente Nello Musumeci.