Dopo le tante eruzioni i sindaci hanno tonnellate di sabbia da eliminare dalle aree di stoccaggio. A maggio la speranza era arrivata da un punto inserito nel Pnrr. Ma da allora si procede lentamente. «Situazione bloccata», dice il primo cittadino di Trecastagni
Cenere Etna, ancora incertezze su modalità smaltimento Da rifiuto a risorsa? «Aspettiamo soluzioni dal ministero»
La cenere vulcanica da rifiuto speciale a risorsa. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la burocrazia. I Comuni pedemontani da alcune settimane rifiatano, dopo un 2021 fatto di continue eruzioni e cadute di cenere. Tuttavia sono ancora tanti i sindaci che si ritrovano con enormi cumuli di sabbia nera da smaltire. Le zone con maggiori criticità sono quelle che guardano al mare Ionio: da Giarre a Santa Venerina, passando per Milo, Riposto e Zafferana Etnea. A Trecastagni, per esempio, il parcheggio La Carlina a settembre dello scorso anno era stato trasformato in un punto di stoccaggio per la cenere. Il Comune però dopo alcune settimane era stato però costretto a interdire l’area perché alcuni cittadini, insieme ai sacchetti di sabbia, avevano iniziato ad accumulare rifiuti di ogni tipo.
«A oggi non è consentito smaltire la cenere in maniera autonoma», spiega a MeridioNews il sindaco di Trecastagni Giuseppe Messina. «La situazione è bloccata per questioni legali, perché ancora non possiamo smaltire la cenere come se fosse un normale rifiuto, ma anche di natura burocratica – continua – Attendiamo delle risposte definitive entro questo mese». Gli ultimi fondi stanziati dalla Regione risalgono a cinque giorni fa, con l’annuncio di sei milioni di euro, da sommarsi a quelli già erogati, per la rimozione della cenere nei Comuni colpiti. I soldi in questione andranno a 28 amministrazioni per fare fronte agli impegni di spesa dei mesi scorsi. Le amministrazioni si sono rivolte ai privati incaricandoli con procedure di somma urgenza, in modo da avere bobcat, camion e spazzoloni per lo spazzamento delle strade immediatamente in funzione.
«Come sindaci non possiamo rimanere nelle sabbie mobili ancora per molto tempo – conclude il sindaco di Trecastagni – Servono risposte messe nero su bianco che facciano capire come muoversi». Una delle ipotesi al vaglio è proprio quella che fornisce la possibilità di usare la cenere come risorsa in campo edile e agricolo. Negli ultimi due anni l’università di Catania è stata molto impegnata su questo fronte e ha condotto numerosi studi ed esperimenti che dimostrano come la sabbia sia utilizzabile anche nell’ambito dell’ingegneria civile e ambientale. A fine maggio il punto è stato inserito all’interno del piano di ripresa e resilienza del governo nell’attesa dei regolamenti tecnici per capire in che modo verrà stoccata la sabbia. Passati diversi mesi però tutto sembra fermo.
«Su questo abbiamo presentato un’interrogazione al ministero della Transizione ecologica il 12 ottobre. Nel testo chiediamo quali misure intenda adottare relativamente alle modalità di rimozione, raccolta, stoccaggio e conferimento della cenere vulcanica con l’obiettivo di favorire soluzioni univoche e certe da parte dei Comuni», spiega a MeridioNews il senatore giarrese del Movimento 5 stelle Cristiano Anastasi. La soluzione non sembra proprio dietro l’angolo. Così come resta ancora aperta la strada alternativa scelta dal governo regionale di Nello Musumeci. A luglio il presidente aveva annunciato una mappatura delle cave dismesse in Sicilia. Passaggio propedeutico all’eventuale utilizzo come siti per lo smaltimento della cenere. I sindaci intanto attendono risposte.