Da tre settimane nella cittadina normanna l'erogazione idrica va a singhiozzo e il liquido che esce dai rubinetti non è potabile. Dopo la decisione di Sorgenti di Presidiana di sospendere il servizio, il primo cittadino ha chiesto all'Assemblea Territoriale Idrica di essere autorizzato a riscuotere le bollette
Cefalù, sull’acqua sindaco Lapunzina contro tutti Cinque: «In questa fase tocca al Comune pagare»
Da tre settimane a Cefalù l’acqua che esce dai rubinetti non è potabile: un paradosso per una città che, secondo i dati diffusi dalla Regione, questa estate ha registrato un lusinghiero più undici per cento di presenze turistiche. E, soprattutto, cominciano i disagi per i residenti che lamentano una minore pressione in uscita del prezioso liquido. Alla periferia della città poi la situazione è ancora peggiore, coi rubinetti che negli ultimi giorni sono rimasti completamente a secco. Il motivo è la guerra interna, e che va avanti da tempo, tra il Comune e la società Sorgenti di Presidiana, che gestisce gli impianti di potabilizzazione. La Sorgenti vanta un credito di 1,75 milioni di euro, e dopo parecchi avvisi ha deciso di sospendere il servizio di erogazione idrica. Da parte propria il sindaco PD Rosario Lapunzina, che continua a sostenere come non tocchi al Comune versare quelle cifre ma il 12 agosto ha disposto l’immissione in rete di acqua grezza di cui però è vietato l’uso alimentare.
Una situazione provvisoria che non può durare a lungo, considerando anche che a settembre si prevede un ulteriore incremento turistico e che la città, proprio nei periodi clou della stagione, arriva a triplicare le presenze. La conferma arriva dalle testimonianze dei numerosi villeggianti, provenienti da Palermo, che hanno una seconda casa a Cefalù e che si trasferiscono in città per mesi. «Noi abbiamo il pozzo – racconta una signora – ma non usiamo l’acqua né per cucinare né per lavare frutta e verdura. Prima andavamo a prenderla alla fonte che si trova vicino al bar Santa Lucia, all’ingresso della città, ma poi chi vive qui ci ha detto che l’acqua ora è mista, cioè potabile e non potabile insieme».
Intanto il Comune di Cefalù ha ingaggiato un altro braccio di ferro, questa volta con l’Assemblea Territoriale Idrica che nella giornata di ieri ha eletto il proprio direttivo confermando alla presidenza il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Lapunzina chiedeva di essere autorizzato a riscuotere le bollette in attesa che venga individuato il gestore del servizio, ma l’Ati ha deliberato di non avere competenze in questa fase di transizione. Una decisione che ha fatto sobbalzare il primo cittadino: «Siamo di fronte – ha detto – al teatro dell’assurdo: l’organismo composto dai sindaci della provincia di Palermo da una parte elegge i propri vertici e dall’altra sancisce la propria inutilità». Non solo. L’esponente del Pd ha inoltre affermato che «procederà, a tutela dei propri cittadini, in danno di Ati».
Si profila dunque un’altra puntata del contenzioso tra l’ambito territoriale e il Comune, in merito al quale il vicepresidente dell’Ati – e sindaco di Bagheria – risponde a tono. «Ne prendiamo atto – dice a Meridionews – ed eventualmente risponderemo adducendo quelle che sono le motivazioni che ci hanno portato a deliberare in questo modo. È evidente che sino alla definizione del periodo transitorio, il Comune di Cefalù, come gli altri comuni dall’Ati, proprietari delle reti e gestori del servizio, dovranno farsi carico degli oneri conseguenti, che peraltro, nel caso di Cefalù, risultano fortemente maggiorati per l’esistenza di un contratto di potabilizzazione particolarmente oneroso che non sembra sia stato rescisso».