«C’è bisogno dell’Experia»

Tutte le cariche istituzionali erano state invitate. Non sarebbe dovuto mancare nessuno al partecipatissimo incontro che s’è tenuto in piazza Dante, dalle 18.30, questo martedì, per discutere delle ragioni dello sgombero del Centro Popolare Occupato Experia. Un dibattito aperto al quale si era chiesto di partecipare anche al sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, all’assessore regionale alle politiche scolastiche, al direttore dell’Ersu, al prefetto e al questore del Comune di Catania, all’intera cittadinanza. Unico scopo, parlare del Centro Sociale, delle motivazioni dello sgombero ma soprattutto del suo reinserimento nel tessuto del quartiere Antico Corso.

Le illustri presenze, però, si potevano contare sulla punta di un dito soltanto: il Sovrintendente ai BB. CC. Gesualdo Campo.

«E queste assenze parlano da sole, perché sottrarsi a questo confronto dà un chiaro segnale di come alcuni problemi vengono affrontati, cioè come se fossero esclusivamente questioni di ordine pubblico», ha cominciato Gianni Piazza, professore della Facoltà di Scienze Politiche, moderatore dell’evento.

Contro la chiusura del CPO pare essersi mobilitata gran parte della comunità del quartiere Antico Corso, e non soltanto. Primo firmatario della petizione popolare contro la chiusura del centro è padre Salvatore Resca, della parrocchia San Pietro e Paolo, assente in piazza Dante a causa di altri impegni, il quale, però ha voluto che un suo piccolo commento fosse letto pubblicamente: «La legge – ha scritto – è fatta per l’uomo, non l’uomo per la legge. Se si volesse, basterebbe adeguare la legalità ad esigenze umane».

Come nei giorni scorsi, durante il dibattito è stata ancora una volta sottolineata la probabile matrice politica dello sgombero. «Quella dello sgombero dell’Experia è un’azione politica, che parte da una mancanza di conoscenza del territorio. E questo risulta evidente dalle parole di onorevoli come Salvo Pogliese, che ha cominciato questa campagna denigratoria contro il nostro operato», ha affermato Luigi Marino, uno dei primi occupanti dei locali dell’ex cinema Esperia. «Iniziare una battaglia per la legalità partendo da noi? – ha proseguito Marino – Non pensavamo di essere così importanti, né di essere un avamposto d’illegalità. Siamo liberi, e orgogliosamente comunisti, è per questo che ci chiudono. Berlusconi parla del consenso popolare per giustificare i suoi tentativi di cambiare la Costituzione, noi facciamo lo stesso: abbiamo il quartiere intero dalla nostra parte, ridateci l’Experia».

Il sovrintendente Campo, in un’intervista a Step1, ha ampliato l’analisi parlando di sicurezza e sostenendone la mancanza all’interno dell’ex Casa del Balilla. Un’assurdità, secondo Marino, il quale ha risposto: «Ma s’è mai guardato intorno? Ha mai visto in che condizioni versa il quartiere? In diciassette anni, durante le nostre attività, non si è mai fatto male nessuno. La mattina del 30 ottobre, invece, abbiamo registrato trenta contusi».

Un nuovo punto di vista, prettamente territoriale, è stato espresso da Francesco Mannino, del Comitato Antico Corso: «Basandosi su dati ufficiali del Comune di Catania, si sa che dal 1991 al 2001, nel quartiere vivono ben 270 famiglie in meno. Sono state sfrattate quando s’è cominciato a parlare di spostare una grande mole di studenti in quel rione: è naturale che affittare una casa ad un ragazzo sia più remunerativo, per il padrone di casa, che affittarla ad una famiglia intera».

Durante il suo intervento, spesso interrotto e fischiato, il sovrintendente Gesualdo Campo ha ribadito quanto dichiarato a Step1. Dicendosi ancora una volta estaneo alle cariche delle forze dell’ordine, ha aggiunto che «nessuno ha espresso giudizi di merito sull’operato dei volontari dell’Experia, certamente non io».

Se le autorità cittadine sembrano momentaneamente assenti, quelle di quartiere hanno invece voluto rendere note le loro iniziative. Valentina Riolo del PD e Carmelo Coppolino dell’MPA, rispettivamente consigliere e presidente del consiglio di quartiere della I municipalità, hanno annunciato l’inizio di una campagna comune per restituire all’Antico Corso spazi come l’Experia. «A prescindere dalla coloritura politica, abbiamo bisogno di quei servizi».

E se lo dicono loro, forse bisogna crederci.


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