Lou Reed: ‘I Love Sicily’

“I Love Sicily, fatemi diventare cittadino onorario” esclama tra il serio e il faceto. Gli abbiamo appena chiesto dove comprerebbe una casa in Italia, in quale regione. E aggiunge: “Tutti vorrebbero avere una casa in Italia”. Lou Reed è proprio come te lo aspetti: sguardo duro e immobile, viso statuario, corpo asciutto e atteggiamento distaccato. In una delle sale conferenze dell’Hotel Excelsior di Catania il Nostro arriva con un po’ di ritardo, ma questo gli si perdona anche. Un solo minuto per foto e riprese e mette su pure gli occhiali. Porta una maglietta  a maniche corte nera e un paio di blu jeans. All’inizio sembra un po’ spaventato, poi avanza, si siede e fa un cenno con la mano come a dire “sbrighiamoci”. C’è un assessore che parla e che ringrazia ma sembra aver fretta Lou Reed, non digerisce tanto i giornalisti e come non capirlo, qualcuno gli chiede che rapporto ha con il sonno: sbalordito non risponde. Qualcun altro lo invita (insistendo) ad autodefinirsi e lui “I’m a men-artist, ma non mi piacciono le etichette, fuggo dalle etichette”. Noi ci riproviamo: “Lou, conosci qualche gruppo rock italiano?” Però lui, nonostante le apparenze, è proprio in vena: “Esiste la musica rock in Italia?”. Risate.

La conferenza va avanti così, tra una risposta seria e molte ironiche e quando un improbabile traduttore fatica a tradurre lui l’invita a lasciar perdere dicendogli “sto solo scherzando, non ho scattato 11mila foto, era uno scherzo, saranno state una trentina, ed è un lavoro sulla luce”. La risposta era relativa ad una domanda su una sua recente mostra fotografica dedicata alla sua amata New York. All’evitabile domanda su San Remo risponde che ne ha “sentito parlare, ma non si esprime perché non conosce bene l’argomento”. C’è chi gli chiede di Bush, diventa serio ed esclama: “Very dangerous time, sono tempi brutti questi”, poi lancia una domanda: “Come uscirne dall’Iraq?”. Ancor più serio quando gli chiedono cosa ne pensa della sua Perfect Day usata per uno spot di verdure surgelate in Italia: “Non sono io che canto”. E sull’idea di mettere in scena Berlin? “Per ora sono solo idee, non c’è nulla di concreto”. “Ma come sarà il concerto di Catania?” chiede la giornalista della Rai. “Sarà simile agli altri di questa tournèe?”. “Il concerto nasce dall’incontro di più musicisti e quindi non sono mai uguali, ogni tappa è diversa”. Dall’aria che tira si capisce che mancheranno i brani storici che hanno creato nell’immaginario collettivo l’icona Lou Reed. Speriamo di sbagliarci.


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