Contro i capelli lunghi

“…io vorrei soltanto vivere…pur essendo poeta…perché la vita si esprime anche solo con se stessa. Vorrei…esprimermi con gli esempi…Gettare il mio corpo nella lotta”
 
La mattina del 2 novembre 1975, sul litorale romano di Ostia, in un campo incolto in via dell’idroscalo, una donna, Maria Teresa Lollobrigida, scopre il cadavere di un uomo. Sarà Ninetto Davoli a riconoscere il corpo di Pier Paolo Pasolini.

Nella notte i carabinieri fermano un giovane, Giuseppe Pelosi, detto “Pino la rana” alla guida di una Giulietta 2000 che risulterà di proprietà proprio di Pasolini. Il ragazzo, interrogato dai carabinieri, e di fronte all’evidenza dei fatti, confessa l’omicidio. Racconta di aver incontrato lo scrittore presso la Stazione Termini, e dopo una cena in un ristorante, di aver raggiunto il luogo del ritrovamento del cadavere; lì, secondo la versione di Pelosi, il poeta avrebbe tentato un approccio sessuale, e vistosi respinto, avrebbe reagito violentemente: da qui, la reazione del ragazzo.

Il processo che ne segue porta alla luce retroscena inquietanti. Si sospetta il concorso di altri nell’omicidio, ma purtroppo non vi sarà arriverà mai ad accertare con chiarezza la dinamica dell’omicidio. Piero Pelosi viene condannato, unico colpevole.
Se ne è andato così un regista, poeta, romanziere, saggista tra i più importanti del secondo Novecento; troppo contemporaneo per essere “classico”, e della cui “vocazione alla società” a trent’anni dalla scomparsa si sente ancora il bisogno.

Troppo lungo sarebbe tentare una rassegna delle iniziative in corso per ricordarlo. Ma poiché Pasolini fu anche, a modo suo, “giornalista”, vi lasciamo alla lettura di un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” del 7 gennaio 1973.

Contro i capelli lunghi di Pier Paolo Pasolini


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