Volo per vivere la dimensione della libertà

Angelo D’Arrigo, 44 anni, è un recordman che ha compiuto imprese straordinarie nel campo del volo, stabilendo prime mondiali impareggiabili. Solo per citare alcune, l’anno scorso ha sorvolato Everest in volo libero, a 9000 metri di altitudine, nel 2002 ha compiuto la traversata della Siberia e nel 2001 quella del Mediterraneo in solitario, entrambe in volo libero.

Dal 2000, insieme a un gruppo di studiosi di varie discipline, D’Arrigo è impegnato nel Global project Metamorphosis, di cui le precedenti tappe compiute con successo sono state Sahara, Siberia ed Everest.  In questo progetto mette a disposizione della scienza la sua preparazione atletica, le sue doti fisiche e la sua conoscenza in questa disciplina per reintrodurre le specie di rapaci in via di estinzione nel loro habitat naturale.

Portando avanti la tecnica dell’imprinting, scoperta dall’etologo Konrad Lorenz, D’Arrigo insegna ai piccoli rapaci che in seguito verranno reintrodotti in natura, a volare sotto l’ala del suo deltaplano.
Noi lo abbiamo incontrato al Santa Tecla Palace Hotel, in occasione del conferimento del premio “Paladino di Sicilia” da parte del Kiwanis Giarre – Risposto. Durante l’intervista D’Arrigo ci ha anticipato quale sarà la sua prossima impresa.

Il volo è la tua passione, ne hai fatto una carriera professionale e anche lo scopo della tua esistenza. Come è nata? 
«E’ nata come in tutti i ragazzi, prima di tutto sono stato attratto dall’attività sportiva, mi appassionava l’idea di poter stare appeso sotto un grande aquilone. Così all’età di 16 anni ho iniziato, in Francia, sulle Alpi, a fare attività di volo. A mano a mano mi sono addentrato nel mondo dell’agonismo: tre anni dopo il mio inizio ho vinto il mio primo campionato del mondo del volo sportivo, accorgendomi delle doti nascoste. Da là in poi è iniziata la mia carriera nel mondo dell’agonismo: ho fatto 10 anni di squadra nazionale, ho vinto 2 volte il titolo mondiale, ho battuto diversi record e questo è stato l’esordio del mio progetto. E’ iniziato dallo sport ma poi si è trasferito nella scienza, nella ricerca.
Ho studiato l’etologia, la mia è stata una ricerca, quella di cercare di volare come aveva fatto Icaro, come volano gli uccelli, e ci sto riuscendo
».

Il progetto Metamorphosis, iniziato nel 2000, tu diventi “ genitore” dei rapaci, ai quali insegni a volare e li riconduci nel loro habitat naturale. C’è qualche rapace al quale sei particolarmente legato
«Beh, io credo che nel mondo dei rapaci, quello più simboleggiato nella storia dell’uomo sia l’aquila. Poi, dall’altra parte del mondo, in Sud America, il simbolo principale diventa il condor. Nike è stata la prima aquila con la quale ho scoperto la possibilità di entrare in simbiosi con i rapaci, attuando una strategia scoperta a suo tempo dall’etologo Konrad Lorenz. Con Nike, che non è Nike, la marca delle scarpe, bensì la dea alata, ho codificato una strategia che oggi è entrata nel mondo della scienza: si tratta di una simbiosi tra essere umano e animale, in questo caso tra me e le aquile». 

Ci puoi parlare della tua esperienza in Libia ? Sei stato arrestata e condotto in una cella 3 metri per 3 perché secondo i militari libici tu, anche se avevi presentato regolare permesso di traversata del loro territorio alle autorità, eri considerato una spia. Quanto tempo è durata la detenzione ?  
«È stata una parentesi difficile da superare: la prigionia, qualunque essa sia, sia essa in Europa, negli Stati Uniti o in Libia, è sempre una mancanza di libertà. E per un essere che come me di libertà ci sguazza, capisci che quando mi hanno tappato in quella cella.
Non è la cosa che posso dire di ricordare con grande felicità. Il periodo in cui sono stato trattenuto dalle autorità libiche è stato lungo, ma che mi ha permesso di vedere le cose anche da un punto di vista positivo. Ogni cosa fa crescere l’essere umano, e anche questo mi ha permesso di maturare. Sono stato detenuto trentacinque giorni nelle carceri libiche, ma mi avevano già condannato a 10 anni di lavori forzati per il reato di spionaggio, ma grazie all’intervento della diplomazia italiana e a Rino Nicolosi, allora presidente della Regione Sicilia, mi ha tirato fuori da quella trappola mortale che era la prigionia libica grazie alla sua amicizia personale con il colonnello Gheddafi
».

Qual è il tuo sogno più ricorrente ?
«Quello di fare il pesce. Perché volare lo so fare, nuotare lo so fare oppure, ma il pesce …  no, no, scherzo. Il mio sogno più ricorrente è sempre quello di andare avanti. La cosa che desidero e che fa parte dei miei sogni è quello di continuare ad imparare. Io credo che l’essere umano debba continuare a imparare per continuare a crescere e io come un piccolo uomo amo l’idea di continuare a crescere e quindi di imparare».

Hai qualche paura ?
«La paura è un sentimento che ognuno di noi  esseri umani possiede.
Senza dubbio grazie alla paura possiamo dire di continuare ad esistere nel pianeta, perché è stata la paura quella che ci ha impedito di fare le cose più pericolose, cioè di saltare dalle rupi, di farsi delle auto lesioni, senz’altro la paura è una protezione. La cosa di cui tempo di più in realtà è il panico, perché quando l’essere umano entra nella sfera del panico non ha più autocontrollo, ed è il famoso annegato che quando sta per annegare porta giù anche il soccorritore perché non si è più razionali. Il lavoro che cerco di fare è proprio quello di contenere la paura nel contenibile e mai entrare nell’ambito del panico
».

A cosa pensi quando voli ? 
«Penso a volare – risponde sorridendo – Penso a non sbagliare, perché la storia ci insegna che la gravità è sempre stata una grande trappola, nessuno rimbalza quando cade da una certa altezza e quindi quando volo applico bene le regole relative al volo. Il volo ha dei codici particolari, i famosi codici del volo di Leonardo da Vinci, che già a suo tempo aveva  iniziato a studiare. Quella del volo è una scienza e chi come per me vola cerca di fare bene le cose e di evitare a volare evitando di cadere nelle trappole aerologiche e di tecniche di volo. Altro pensiero quando volo è il sentimento, cioè lo spazio che ti dà il volo. Penso che l’uomo ha sempre cercato di volare, non solo per imitare i suoi cugini uccelli, ma anche per vivere la dimensione della libertà. Se volessi dare un simbolo alla libertà direi che il volo è quello che la rappresenta di più. Si ha libertà di movimento, libertà tridimensionale, puoi andare in orizzontale, in verticale e riesci ad essere svincolato dai vincoli che noi terrestri ci portiamo».

Qualcuno ha mai pensato che fossi pazzo ?
«Sì, mia mamma. – ci dice Angelo sorridendo –  Lei mi ha sempre accusato di essere un pazzo temerario. Poi finalmente ha capito che la mia follia era una follia contenuta, da persona consapevole e da allora  non mi considera e non mi tratta più da pazzo. Da quando l’ ha interpretato così si è tranquillizzata un po’.  Credo che i grandi personaggi, in generale, siano delle anomalie della società. Quindi se come anomalie della società possiamo considerare i grandi come pazzi, ho il piacere di far parte di questo gruppo di persone»

Quale sarà il prossimo progetto nel quale ti vedremo impegnato ?« In inverno andrò in Sud America per tentare di traversare la Cordigliera delle Ande, la seconda catena montuosa più alta del mondo, dopo l’Himalaya. Precisamente tenterò il sorvolo della cima dell’Aconcagua, senza l’ausilio di ossigeno e per far questo mi preparerò a Pratica di mare, nel centro di Medicina aerospaziale dell’aeronautica militare
di Roma. Vorrei superare i 9000 metri, volare nella Stratosfera, e battere il mio precedente record di sorvolo sull’Everest. La parte naturalistica dell’evento prevede di reintrodurre una coppia di condor sulle Ande, rapaci in via di estinzione, grazie a un grande progetto mondiale che mira a introdurli in natura. Stiamo cercando di studiare una strategia, con Danilo Mainardi e Anna Giordano, consulenti di questo evento scientifico, che è un progetto Made in Italy».
 

Consigliamo la lettura del libro di Angelo D’Arrigo “In volo sopra il mondo”, prefazione di Piero Angela. Mondadori.

Link:
Sito di Angelo D’Arrigo www.angelodarrigo.com

Si ringrazia Angelo D’Arrigo per aver concesso a Step 1 l’utilizzo delle sue foto.


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