Castello di Maredolce, demolite altre costruzioni abusive A Brancaccio «scoprono di vivere vicino al monumento»

«Per anni la gente di Brancaccio ha vissuto accanto o dentro il Castello di Maredolce e non lo sapeva», queste le parole di Giovanni Castellana, membro dell’associazione Castello di Maredolce dopo le demolizioni delle sei costruzioni realizzate attorno al monumento di Palermo. «Si tratta di strutture fatiscenti che hanno deturpato l’area. Adesso con queste ultime due demolizioni si completa l’intervento di bonifica», spiegano i vigili urbani che oggi hanno scortato le ruspe insieme alla polizia. Gli immobili sono stati sgomberati tempo prima e adesso demoliti: «Molte di queste persone – aggiunge Castellana –  sono vittime di un sistema che le ha  portate ad abitare là. Una volta, ad esempio, abbiamo scoperto che una signora aveva realizzato un water nella stanza della preghiera islamica».  Si tratta di un luogo in cui cristiani e musulmani per molto tempo si sono incrociati per momenti di preghiera del tutto pacifici: «La stanza per la preghiera islamica – racconta Castellana –  sorgeva a pochi passi dalla Cappella di San Filippo». 

Le demolizioni sono per la Soprintendente ai Beni culturali e ambientali di Palermo, Maria Elena Volpes,  un’opera fondamentale di riqualificazione di un monumento soffocato dal cemento abusivo: «Si avvia dunque una nuova fase del recupero dell’importante monumento, che attende di essere inserito nell’Itinerario Arabo-Normanno riconosciuto dall’Unesco quale patrimonio dell’umanità».

Oltre a tornare a essere patrimonio di tutti, il Castello di Maredolce adesso sta prendendo nuova vita agli occhi degli abitanti del quartiere alla periferia di Palermo. «Questo è un grande passaggio per la gente del posto, che ha visto concretizzarsi le parole e le intenzioni decantate per anni dalla Soprintendenza e dai politici di turno. Adesso, incuriositi, i cittadini si avvicinano alle pareti messe a nudo dai lavori quasi increduli, «come se non le avessero mai notate prima», racconta il membro dell’associazione. «La prima volta che sono stato lì  – aggiunge – mi ha avvicinato una signora che mi ha chiesto “giovanotto, ma dove costruiranno questo castello nuovo?”. Io le ho risposto che ci abitava dentro».

Un gioiello restituito alla comunità dopo moltissimi anni. «Sarebbe più appropriato – precisa ancora Castellana –  chiamare il castello sollazzo islamico perché non è mai servito né da difesa né per la guerra ma era invece un’oasi di pace per rifugiarsi dalla calura estiva». Dopo i lavori di bonifica ci sono nuovi tesori da scoprire: «Dopo l’abbattimento delle costruzioni abusive, cominceranno degli scavi per vedere cosa c’è sotto. – aggiunge Castellana – la struttura è quadrangolare e all’interno del chiostro c’erano dei giochi d’acqua, forse troveranno proprio quelli».

Stefania Brusca

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