Caso Niceta, la Procura chiede il cambio di status «È lei che valuta se sono una vittima o un colpevole»

«È la Procura che valuta se sono una vittima o un colpevole che si deve pentire di qualcosa. Se ha deciso, nella persona del procuratore capo Francesco Lo Voi e in quella del procuratore generale Roberto Scarpinato, di reiterare la richiesta del cambio di status, evidentemente mi ha riconosciuto come vittima». Lo ha saputo questa mattina Angelo Niceta, l’ex imprenditore palermitano che ha denunciato ai magistrati le collusioni tra la mafia e la Palermo bene. A comunicarglielo è stato il suo avvocato, Rosalba Vitale. Una richiesta, quella della Procura, che si va ad aggiungere a quella già avanzata in precedenza dai sostituti procuratori Nino Di Matteo e Pierangelo Padova, e rimasta inascoltata da parte del Ministero dell’Interno. Silenzio, ad oggi, anche dalla prefetta Antonella De Miro che due settimane fa, attraverso il capo di gabinetto, si era impegnata per un intervento rapido. Soprattutto a fronte del digiuno totale a oltranza condotto da Niceta, che ormai prosegue da oltre un mese e che minaccia seriamente le sue condizioni di salute.

«Oggi siamo di fronte alla Prefettura per avere certezze, non solo parole, riguardo la non applicazione fino ad oggi della protezione adeguata secondo il mio stato di rischio», spiega Niceta, che aspetta davanti ai cancelli di via Cavour insieme a familiari e sostenitori. «Da quando sono rientrato dalla località segreta il 15 marzo 2016, rinunciando al programma speciale per via di uno status che non mi compete di collaboratore di giustizia mentre il mio reale status è quello di testimone di giustizia, la Prefettura non si è mai attivata per le protezioni sul posto, nonostante le richieste del Ministero e le reiterate richieste mie, a cui non ho mai ricevuto risposta». Il motivo del cambio di status infatti ad oggi rimane ancora un mistero. Il Ministero dell’Interno ha secretato carte e documenti.

Tuttavia, la nuova richiesta inoltrata oggi dalla Procura di Palermo fa ben sperare: «Chiedono di cambiare il mio status e di darmi quello che realmente mi spetta. Io non ho nessun precedente, le mie dichiarazioni sono state sempre fatte come persona informata sui fatti, non ho avuto indagini di mafia – insiste Niceta – Io sono vittima della mafia, perché oggi mi hanno tolto tutto. Dopo questa nuova richiesta, dovrà rispondere di nuovo il Ministero degli Interni e immediatamente applicare quella che è la legge, cioè quello che chiede un tribunale, non può arrogarsi un diritto che non gli compete. Perché giudicare spetta a i giudici, a loro compete prenderne atto e decidere quali siano le misure di protezione adeguate al mio caso».

Si legge sollievo anche nel volto dei cittadini accorsi questa mattina al fianco dell’ex imprenditore davanti alla Prefettura. Sono loro che, costituendo il Comitato per Angelo Niceta, hanno lanciato una petizione online per raccogliere le firme necessarie per chiedere che siano rispettate le regole. Sono già circa 25 mila le sottoscrizioni ottenute. A loro, si è unita la solidarietà e l’impegno di alcuni personaggi politici: dal deputato nazionale Erasmo Palazzotto a Ugo Forello del M5s, e ancora nove senatori e, ultimo in ordine di tempo, il deputato Pd Davide Mattiello, che in Commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia: «L’incertezza sul caso Niceta è un favore alla mafia», ha dichiarato infatti nei giorni scorsi. Si schiera dalla parte dell’ex imprenditore anche l’Associazione antimafie Rita Atria, che seguirà da vicino la vicenda. 


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