Il giudice Fernando Sèstito nei mesi scorsi aveva respinto la richiesta di archiviazione avanzata dai legali Caliandro e Orsino e dal pm Maurizio Bonaccorso, imponendo l’imputazione coatta per l’ex capitano rosanero, accusato di concorso esterno in estorsione aggravata
Caso Miccoli, fissato a febbraio l’inizio del processo Il legale: «Andiamo avanti, la vicenda non lo riguarda»
Sarà febbraio il mese di inizio del processo contro Fabrizio Miccoli, accusato di concorso esterno in estorsione aggravata ai danni dell’agente dei vip Andrea Graffagnini, al quale sarebbero stati estorti 12mila euro a fronte dei 20mila che avrebbe dovuto restituire a Giorgio Gasparini, ex fisioterapista del Palermo Calcio e amico di Miccoli, che avrebbe dovuto intascare la somma in seguito alla cessione della propria quota della discoteca I Paparazzi di Isola delle Femmine.
«Noi siamo sempre stati tranquilli riguardo i fatti che riguardano Fabrizio», commenta subito Gianpiero Orsino, legale dell’ex capitano rosanero insieme a Francesco Caliandro. «Andremo avanti e confidiamo nel fatto che possa presto uscir fuori da questa vicenda che non lo riguarda», conclude il legale, che a fine settembre aveva chiesto al giudice Ferdinando Sèstito l’archiviazione. Richiesta avanzata anche dal pm Maurizio Bonaccorso, secondo il quale non c’erano più gli elementi per procedere. Per il magistrato, infatti, l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni – cioè il reato ipotizzato inizialmente – sarebbe degenerato in estorsione aggravata senza che Miccoli ne potesse avere alcuna consapevolezza, in conseguenza di fatti imprevedibili ed eccezionali.
Secondo la ricostruzione di entrambe le parti, infatti, il calciatore leccese si sarebbe semplicemente offerto di fare da tramite per conto di Gasparini. Ma che sia stato poi il suo amico Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino u scintilluni, a decidere in autonomia modi e mezzi con cui recuperare il credito perduto. Fatti per cui, in un altro processo concluso a luglio, Lauricella è stato prosciolto e il reato di estorsione riqualificato in quello più blando di violenza privata. Malgrado l’inversione di rotta da parte dell’accusa e le prove raccolta dalla difesa, il giudice Sèstito ha comunque deciso per il rinvio a giudizio, disponendo l’imputazione coatta per l’ex capitano del Palermo.