Il processo, se si farà, resterà uno. Così ha deciso la giudice Gabriella Natale, che all’udienza di questa mattina ha rigettato tutte le eccezioni formulate dalla difesa relative alla richiesta di separazione dei procedimenti, avanzata dagli avvocati di Pino Maniaci, Bartolo Parrino e Antonio Ingroia. «Non ho il potere di separarli», spiega la giudice in aula. «Ha parlato di questioni formali, ma fondamentalmente sembra che si sia contraddetta da sola – commenta l’avvocato Parrino – Lei stessa ha spiegato che il giudice può intervenire se ritiene opportuno separare. Bisognerebbe chiederle, a questo punto, se le sembri opportuno tenere insieme Maniaci e alcuni detenuti di cui spesso ha scritto e che ha denunciato, che in aula gli mandano provocatoriamente bacetti e sorrisi». Speranze disattese, dunque, malgrado – atteggiamenti a parte – le accuse mosse dalla Procura al giornalista di Telejato e quelle nei confronti dei dodici accusati di essere presunti esponenti delle famiglie mafiose di Borgetto e Partinico siano di natura diversa.
Salta, oggi, anche la discussione delle parti civili, che avrebbero dovuto articolare l’intero corso dell’udienza, che resta blindata malgrado l’esplicita richiesta della difesa di Maniaci ad aprire a pubblico e media. Slitta tutto a fine marzo. Tranne che per Parrino e Ingroia, che esporranno la loro tesi difensiva in un’udienza ad hoc fissata a inizio aprile. Il procedimento, dunque, continua a essere lo stesso, ma le udienze per ascoltare le discussioni dei legali adesso si diversificano. «Fare terra bruciata attorno a Pino Maniaci e ai suoi difensori: è questo quello che sembra stia accadendo», commenta fuori dall’aula il cronista, che continua: «La notizia dell’indagine per peculato nei confronti dell’avvocato Ingroia, ad esempio, salta fuori a una settimana da questa udienza: non ci sarà nessun nesso magari, ma il tempismo lascia quantomeno pensare».
«Che ci sarebbe stato uno stillicidio nelle varie udienze è normale – dice ancora Maniaci – Penso che questo processo durerà anni. Vedo la veemenza con cui i pm ma anche la giudice continuano a tenermi dentro questo contenitore con i mafiosi e mi fa riflettere». Veemenza con cui, alla stessa maniera, le querele adesso arrivano quasi giornalmente per i servizi apparsi su Telejato: l’ultima, in ordine di tempo, è arrivata stamattina per l’articolo Che fine hanno fatto i mafiosi di Borgetto arrestati con Maniaci? del maggio scorso, a firma di Salvo Vitale. Sarebbero già sette le querele mosse da alcuni magistrati palermitani alla testata. «Vogliono sapere chi gestisce il sito e chi ne è responsabile, perché hanno capito che se non fermano Salvo Vitale Telejato non si ferma. Adesso l’obiettivo è distruggere lui, oltre me. E quindi querele una dietro l’altra».
Maniaci, poi, si lascia andare a una considerazione: «Il danno che voleva provocare la Procura di Palermo nei miei confronti e in quelli dell’emittente Telejato è già stato fatto, ai media non gliene fotte più niente. Ai giornali non interessa la verità, ma solo il gossip. I dodici presunti mafiosi alla sbarra con me non interessano a nessuno, quasi quasi penso che questi sono in galera per colpa mia. Loro sono solo un contorno in questa storia – ormai ne è sempre più convinto – Noi non ci fermeremo, aspetto il rinvio a giudizio, poi rideremo».
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