È bufera all’ordine dei medici di Catania. Il caso che ha coinvolto il presidente Massimo Buscema, denunciato per aggressione come rivelato da MeridioNews, ha fatto rumore nell’ambiente sanitario catanese e c’è chi tra i professionisti si aspetta una presa di posizione. Che potrebbe arrivare in un clima già poco sereno. Mercoledì il consiglio direttivo dell’ordine è naufragato nell‘assenza del numero legale. Un modo per prendere tempo, che ha però aperto alla forma dell’autoconvocazione – fissata per giovedì 28, tra due giorni – che dà all’assemblea la possibilità di fissare una seduta anche se a richiederlo sia una minoranza di quattro membri. In questo caso, sono sei i medici ad averlo richiesto. L’ordine del giorno è ancora coperto, ma è superfluo aggiungere che l’unico dossier sul tavolo porta il nome di Buscema.
Denunciato per aggressione da un professionista di 35 anni che ha riportato la frattura del naso e alcuni traumi, oltre che una prognosi di 30 giorni, al termine di una lite che si è scatenata per motivi risibili il 6 giugno in largo Sarajevo, dalle parti di via Asiago. Dal canto suo, Buscema ha replicato con una contro denuncia, per altro asserendo di essere lui l’aggredito. I due sarebbero venuti alle mani dopo una distrazione al volante del noto medico, che stava forse utilizzando il cellulare. Il ragazzo, che lavora in una palazzina poco distante, si sarebbe lamentato di quel comportamento e i due sarebbero passati alle vie di fatto. Un caso che ha destabilizzato, ma forse sarebbe il caso di dire peggiorato, la posizione di Buscema all’interno del Consiglio, nelle sue funzioni di guida.
Tra i 17 membri dell’organismo di auto controllo dei medici catanesi serpeggia incertezza. Il ventaglio delle posizioni è piuttosto ampio. C’è chi ritiene che il consiglio dovrebbe limitarsi a inviare il fascicolo Buscema all’ordine nazionale e attendere una sua decisione (nulla di fatto, sospensione, revoca o addirittura scioglimento), e chi ritiene invece che il presidente farebbe bene a dimettersi motu proprio, sollevando gli organismi dirigenti da una specie di onta prodotta da quel battibecco in largo Sarajevo. E ancora c’è chi ricorda – per segnalare una presunta politicizzazione dell’ordine, tra le principali ruggini preesistenti alla denuncia – che Buscema è sposato con l’ormai ex consigliera comunale del Pd Ersilia Saverino, e chi fa riferimenti più o meno casuali all’articolo del decreto Lorenzin che dispone la sfiducia del presidente. Un meccanismo che era presente nella convocazione della seduta di mercoledì, che avrebbe in qualche modo favorito la caduta del numero legale. E che invece non ci sarebbe nell’ordine del giorno autoconvocato di giovedì 28.
Alcuni consiglieri si sarebbero recati da Buscema nella sera del 6 giugno, con le due denunce ancora calde, per chiedergli di fare immediatamente un passo indietro, anziché infilarsi in un imbuto di polemiche mediatiche e meccanismi burocratici interni. Per l’appunto, «Vattene tu, prima che ti caccino» sarebbe stato il tono. L’endocrinologo però non si sarebbe persuaso.
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