Canile, lo Zooprofilattico ospiterà le sterilizzazioni Ma è tutti contro tutti tra Comune, Asp e animalisti

L’istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia aiuterà il Comune di Palermo con le sterilizzazioni dei cani. L’annuncio è arrivato durante un convegno sul randagismo cui hanno partecipato anche dirigenti regionali e docenti universitari. Una disponibilità che, almeno nelle intenzioni, servirà a «favorire lo sgombero del canile municipale, che deve essere ristrutturato. Faremo anche controlli igienico-sanitari», spiegano il commissario straordinario dell’Izs Salvatore Seminara e il direttore sanitario Santo Caracappa. È questo il punto nodale di un’emergenza che si trascina da anni. 

Oggi la legge impone di controllare le nascite attraverso le sterilizzazioni. Al Comune spetta il compito di catturare i cani e all’Asp di operarli prima di rimetterli su strada. In questo modo si potrebbe svuotare la struttura comunale e trasformarla in una clinica veterinaria, costruendo nel frattempo altri rifugi. Anche nel capoluogo siciliano si doveva fare così. Ma da più di due anni i lavori per la ristrutturazione dell’impianto di via Tiro a Segno – per 1,4 milioni di euro («Troppi» per gli animalisti) – sono bloccati. E in tutto questo tempo sulla sua gestione si è scatenato un tutti contro tutti tra Palazzo delle Aquile, associazioni animaliste e Asp.

L’ultima lite risale a due settimane fa, quando l’amministrazione comunale non è riuscita ad affidare la gestione alla Reset prima che scadesse la convenzione con i volontari. E anche all’iniziativa di stamattina il clima non era dei più sereni. Il capo area all’Ambiente Gabriele Marchese si è scagliato contro Asp e associazioni, il veterinario dell’azienda sanitaria Francesco Francaviglia ha replicato parlando di «un intero sistema che non funziona, le istituzioni non riescono a dialogare» e l’assessore Francesco Maria Raimondo ha ammesso di «essersi trovato a volte ad operare anche con una certa distanza dalla mia stessa amministrazione» e che «in alcuni casi siamo stati incauti ad affidare gli animali fuori Palermo».

Secondo le ultime stime del ministero della Salute, in Sicilia circolerebbero circa 60mila randagi, 5mila soltanto nel capoluogo. Al netto dei numeri, però, gli abbandoni dei cuccioli nei cassonetti e le aggressioni dei branchi (l’ultima al Foro Italico) restano all’ordine del giorno. I pericoli maggiori si trovano alla Favorita, al campus di viale delle Scienze e al Policlinico. «Il furgone comunale è pronto a intervenire 24 ore su 24 – precisa Marchese – ma il problema vero rimane il mancato svuotamento del canile». Che attualmente «ospita 140 cani su 400 posti disponibili, negli ultimi due mesi ne sono stati trasferiti circa 200. Ma il sistema funziona se ognuno fa il proprio dovere», attacca il dirigente. Richiamando i veterinari alla «responsabilità di certificare la condizione dei cani bloccati nella struttura, verificando se siano pericolosi o meno. Altrimenti, anche se la gara per la ristrutturazione è stata assegnata, i lavori non possono essere consegnati perché, invece di essere svuotato, il canile viene continuamente riempito».

Il capo area ne ha anche per i volontari: «Un canile operativo è anche una fonte di guadagno, l’interesse a svuotarlo così è attenuato. Finora abbiamo versato per le associazioni 173mila euro. Non si può chiedere l’assunzione attraverso il ricatto, minacciando di abbandonare gli animali». Un’accusa cui Laura Girgenti dell’Ufficio garante diritti degli animali replica immediatamente: «I volontari hanno ricevuto un rimborso spese e hanno un contratto di quattro ore anche se ne lavorano otto, nove al giorno. La cifra inoltre è servita anche per l’acquisto di beni essenziali come detersivi, lettiere per gatti, scope, sacchi e così via. Mentre le adozioni, i viaggi in tutta Italia e i controlli pre-affido – conclude Girgenti – sono stati interamente a carico nostro. Per non parlare delle tante segnalazioni inascoltate da parte dei cittadini di branchi di cani non sterilizzati».

E il dialogo tra Asp e piazza Pretoria non sembra granché neanche sul fronte dell’anagrafe canina: oggi la trasmissione di informazioni su microchip e tracciabilità viaggia su carta, Marchese ha proposto invece «di collegare lo strumento informatico del Comune con l’anagrafe dell’Asp per velocizzare i tempi». «Non posso dire che quella del canile non sia un’emergenza – ha sottolineato Raimondo – I tempi, però, saranno lunghi. Occorre progettare un rifugio temporaneo per accogliere i cani in modo ottimale in attesa dell’adozione. Il canile non deve diventare una prigione». Sul tema è intervenuto anche il veterinario dell’Enpa Meir Levy: «In Sicilia ci sono rifugi non dichiarati, non convenzionati. Da parte dei Comuni, poi, c’è indifferenza, o addirittura ostruzionismo». 


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