«A chiamare i carabinieri e a spingerlo a confessare è stata la madre». Paolo Cartelli, 36enne di Calatabiano, ieri pomeriggio era rientrato a casa con i jeans e le scarpe da ginnastica sporche di sangue. Alla mamma – che vive nella stessa abitazione – non è stato difficile collegare quegli indizi alle sirene dei carabinieri e al rumore dell’elisoccorso. Arrivati nel paesino del Catanese su chiamata dei vicini di casa di Amalia Ruccella, la donna 75enne aggredita nella propria abitazione e successivamente morta a causa di una ferita riportata alla gola. Quando i militari hanno bussato all’abitazione dove si trovava Cartelli ad aprire la porta è stata la madre. Poi è avvenuta la confessione, replicata anche davanti al magistrato che conduce le indagini. L’uomo – che avrebbe un lieve ritardo mentale e un precedente per tentato furto d’auto – si trova adesso nel carcere di piazza Lanza. Nei suoi confronti l’accusa è di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla minorata difesa della vittima.
«È allarmante che un 36enne si spinga a uccidere una donna anziana, che conosceva, per riscuotere un credito di dieci euro», dice il procuratore della Repubblica Michelangelo Patanè. Alla base della lite che ha portato all’omicidio di Amalia Ruccella ci sarebbe «il compenso per il taglio e il trasporto della legna in casa della vittima». Lavoro affidato dalla donna a Paolo Cartelli, che da taglialegna si è trasformato in omicida. «La povera anziana – aggiunge Patané – è stata ammazzata in modo brutale». Sul muro alle spalle del procuratore appaiono le immagini della scena del delitto. Una porta in legno è aperta al pianterreno di un viottolo, nello stretto corridoio si intravedono un divanetto a sinistra e a destra il mobile sul quale sta una vecchia televisione. Intorno ci sono i cartellini gialli con cui gli inquirenti evidenziano le prove.
Non si è trattato di un tentato furto, come ipotizzato in un primo momento. L’uomo non è entrato in casa sfondando l’ingresso e la donna non l’ha sorpreso mentre era intento a rubare. «Amalia Ruccella conosceva il suo assassino, gli ha aperto la porta». Quando i due si sono trovati faccia a faccia i toni della conversazione sono subito stati accesi, come rivelato dalle testimonianza dei vicini. «Cartelli ha spinto la donna che è caduta all’indietro seduta sul divano – a ricostruire la dinamica del delitto è il funzionare del Ros di Catania Antonio Parillo – Presa la bottiglia di vetro che stava sul mobile gliel’ha rotta in testa». Alle urla di aiuto dell’anziata l’aggressione si è trasformata in omicidio «l’ha sgozzata utilizzando come lama il collo della bottiglia rotta». La fuga sarebbe avvenuta «da una porta secondaria della casa».
Ragioni che hanno spinto gli inquirenti a formulare per l’uomo l’accusa di omicidio volontario aggravato. Sulla confessione i carabinieri dei Ris di Messina hanno trovato riscontri scientifici. L’impronta digitale rinvenuta sulla bottiglia, usata come arma del delitto, combacia con quella dell’uomo. E sui vestiti sequestrati il sangue è proprio quello della 75enne. L’autopsia sul corpo della donna avverrà oggi al Cannizzaro. L’interrogatorio di garanzia dell’uomo – in questo momento in carcere a piazza Lanza – si terrà nei prossimi giorni. La sola incognita che pende sul caso è la condizione clinica dell’accusato, e quindi sulla sua confessione: «Ha un lieve e documentato ritardo mentale – precisa il sostituto procuratore Pasquale Pacifico – Ma questo non gli ha impedito di rendere una confessione precisa e ricca di particolari».
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