In snowboard lungo le vie innevate della città: «Non ci provate nemmeno se non siete esperti». A Bronte è la notte del 18 gennaio, una delle più fredde ricordate sui termometri negli ultimi mesi. Le strade sono coperte da un manto bianco neanche tanto sottile. Un tracciato fin troppo invitante per Salvo, trentenne amante della tavola da neve che riprende la sua avventura con un video in soggettiva e poi la racconta a MeridioNews.
Non è la prima volta che, insieme ai suoi amici del gruppo Etna snow, va in snowboard lungo le strade delle cittadine siciliane che d’inverno sono ricoperte di neve. Ma a Salvo non era mai capitata la possibilità di fare lo stesso a Bronte, che resta la sua città nonostante lui si definisca catanese: «Sono sempre mancate le condizioni necessarie, ovvero almeno 20 centimetri di neve». Che si sono materializzati la stessa notte in cui tornava a casa dopo la discesa, tavola ai piedi, lungo le strade innevate di Cesarò. La stanchezza non ha avuto il sopravvento: «Era un’occasione unica, non potevo farmela sfuggire». Anche a costo di dovere poi risalire, da solo, tavola in spalla, con faticosa lentezza, le strade percorse – come racconta il video – in veloce e divertita discesa.
Tra le rare impronte di scarpe o di pneumatici, quella notte, sul manto di neve che copre le vie di Bronte compare anche la scia tracciata dallo snowboard di Salvo. Messo nell’album dei ricordi «questo sogno, che – dice – sembrava impossibile», il prossimo, tavola da neve di nuovo ai piedi, vuole realizzarlo a Catania: «Partire da via Etnea e arrivare fino a sotto il Liotru». Ma in attesa della nevicata che, un giorno, spera ricoprirà la città, tiene a precisare come la sicurezza e la prudenza, anche in questo tipo di esperienze, siano fondamentali: «Bisogna sempre usare casco e protezioni. Valutare con cautela la consistenza e lo spessore della neve. Conoscere bene le strade che si percorrono. Scegliere orari notturni in cui si è certi che non ci siano persone o macchine in giro». Per quanto suggestive siano le immagini realizzate, «è un’attività pericolosa – conclude Salvo – in cui basta poco per farsi davvero tanto male».
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